Al-Khidr
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al-Khidr personaggio del Corano.
Citazioni su al-Khidr
[modifica]- Le difficoltà che insorgono quando si entra in contatto con la propria ombra, sono efficacemente descritte nel 18° capitolo del Corano. In esso si dice dell'incontro nel deserto fra Mosè e Khidr (l'« essere verde », o « il primo angelo di Dio »). Essi procedono insieme, e Khidr esprime il proprio timore che Mosè non riesca ad assistere senza indignarsi alle sue imprese. Se Mosè non riuscirà a tollerarlo, e ad aver fiducia in lui, Khidr lo dovrà abbandonare.
Per prima cosa, Khidr sfonda la barca di certi poveri pescatori. Quindi, davanti agli occhi di Mosè, uccide un bel ragazzo, e infine restaura le mura rovinate di una città di infedeli. Prima di lasciare Mosè, comunque, gli spiega le ragioni dei suoi atti: sfondando la barca dei pescatori, egli in realtà l'ha salvata, perché i pirati erano in attesa al largo per assalirla. Così come è ora, i pescatori potranno ripararla. Il bel ragazzo stava andando a commettere un delitto, e, uccidendolo, Khidr ha preservato dall'infamia i suoi pii genitori. Il restauro delle mura, infine, è valso a salvare dalla rovina economica due giovani, il cui tesoro era rimasto sepolto sotto di esse. Mosè, che era rimasto indignato davanti alle azioni di Khidr, comprese (quando era troppo tardi) che il suo giudizio era stato affrettato. Le azioni di Khidr gli erano sembrate totalmente malvage, ma, in effetti, non lo erano.
Esaminando con una certa ingenuità questo racconto, si potrebbe supporre che Khidr sia l'ombra, irrazionale e capricciosa, del pio Mosè, osservante della legge. Ma non è così, Khidr è piuttosto la personificazione di arcane azioni... (Marie-Louise von Franz) - Partirono entrambi e, dopo essere saliti su una nave, quello vi produsse una falla. Chiese [Mosè]: «Hai prodotto la falla per far annegare tutti quanti? Hai certo commesso qualcosa di atroce!».
Rispose: «Non ti avevo detto che non avresti avuto pazienza insieme con me?».
Disse: «Non essere in collera per la mia dimenticanza e non impormi una prova troppo difficile».
Continuarono insieme e incontrarono un giovanetto che [quello] uccise. Insorse: «Hai ucciso un incolpevole, senza ragione di giustizia? Hai certo commesso un’azione orribile».
Rispose: «Non ti avevo detto che non avresti avuto pazienza insieme con me?».
Disse: «Se dopo di ciò ancora ti interrogherò, non mi tenere più insieme con te. Ti prego di scusarmi».
Continuarono insieme e giunsero nei pressi di un abitato. Chiesero da mangiare agli abitanti, ma costoro rifiutarono l’ospitalità. S’imbatterono poi in un muro che minacciava di crollare e [quello] lo raddrizzò. Disse: «Potresti ben chiedere un salario per quello che hai fatto».
Disse: «Questa è la separazione. Ti spiegherò il significato di ciò che non hai potuto sopportare con pazienza.
Per quel che riguarda la nave, apparteneva a povera gente che lavorava sul mare. L’ho danneggiata perché li inseguiva un tiranno che l’avrebbe presa con la forza.
Il giovane aveva padre e madre credenti, abbiamo voluto impedire che imponesse loro ribellione e miscredenza e abbiamo voluto che il loro Signore desse loro in cambio [un figlio] più puro e più degno di affetto.
Il muro apparteneva a due orfani della città e alla sua base c’era un tesoro che apparteneva loro. Il loro padre era uomo virtuoso e il tuo Signore volle che raggiungessero la loro età adulta e disseppellissero il loro tesoro; segno questo della misericordia del tuo Signore. Io non l’ho fatto di mia iniziativa. Ecco quello che non hai potuto sopportare con pazienza». (Corano)