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Aleksandr Fëdorovič Kerenskij

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Aleksandr Kerenskij

Aleksandr Fëdorovič Kerenskij (1881 – 1970), politico russo.

Citazioni di Aleksandr Fëdorovič Kerenskij

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Citazioni su Aleksandr Fëdorovič Kerenskij

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  • Kerenski, che pure sembrava un dittatore, essendo presidente dei ministri, ministro della guerra e talora comandante supremo dell'esercito, non aveva in concreto nessuna autorità.
    Kerenski non era che un debole, un uomo indeciso, che non osava né darsi in braccio ai socialisti né darsi tutto alla borghesia. (Waldemar Gurian)
  • Ricordo Kerenski. Viveva [a Parigi, ai tempi della Conferenza di pace del 1919] in una modestissima camera che egli faceva echeggiare della sua terribile voce di basso profondo. Si capisce come la sua fortuna sia stata oratoria e, forse, esclusivamente oratoria. Alto, tarchiato, con una testa piccola in confronto del torso e delle spalle enormi, i capelli corti tagliati alla Brutus, parlava con grande amarezza di tutto e di tutti. L'aveva specialmente con Clemenceau...[2] (Mario Borsa)
  • Subito dopo essersi messo d'accordo con Alekseev, entrava nella sala del palazzo d'inverno dove si ricevevano i giornalisti, e chiese loro di ritirare da tutti i giornali il proclama in cui si dichiarava Kornilov traditore. Quando, dalle risposte dei giornalisti, apparve chiaro che non era possibile farlo per ragioni tecniche, Kerensky esclamò: «Mi dispiace molto!». Questo piccolo episodio, riferito sui giornali del giorno dopo, mette in luce con vivezza incomparabile il personaggio del superarbitro della nazione definitivamente impigliato nella sua stessa rete. Kerensky era l'incarnazione così perfetta sia della democrazia sia della borghesia da essere contemporaneamente il più alto rappresentante dell'autorità statale e un cospiratore criminale di fronte alla stessa autorità. (Lev Trockij)

Note

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  1. Citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 1977, p. 58.
  2. Georges Clemenceau (1841–1929), all'epoca primo ministro francese e uno degli artefici del trattato di Versailles.

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