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Angkor

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Angkor Wat

Citazioni su Angkor.

  • Ci sono alcuni posti al mondo in cui uno si sente orgoglioso di essere membro della razza umana. Uno di questi è certo Angkor. Dietro la sofisticata e intellettuale bellezza di Angkor c'è qualcosa di profondamente semplice, di archetipico, di naturale che arriva al petto senza dover passar per la testa. In ogni pietra c'è un'intrinseca grandezza di cui uno finisce per portarsi dietro la misura.
    Non occorre sapere che ogni particolare aveva per i costruttori un suo significato, che ogni pietra, ogni scultura, ogni cortile, ogni pinnacolo erano tasselli nell'immenso mosaico che doveva raffigurare i vari mondi, compreso quello superiore, con al centro il mitico monte Mehru. Non occorre essere buddhisti o hindu per capire. Basta lasciarsi andare per sentire che ad Angkor, in qualche modo, ci si è già stati. (Tiziano Terzani)
  • Il mattino allarga la visione. Tutta la mole del tempio esce dall'ombra, coi suoi terrazzi, i suoi edifizi, le sue scalinate, le gallerie interne gremite di statue, le muraglie che sono un solo bassorilievo, i torrioni, le pagode,le piscine, quattro chilometri quadrati d'area edificata, ottomila metri di sasso scolpito, tutto d'Angkor-Vat. E che cosa è l'Angkor-Vat? Nulla! L'alba che conquista velocemente lo spazio scopre altre ricchezze, altre rovine monumentali, tutta una pianura di ruderi e mausolei, l'Angkor-Tom, i resti d'una grandiosa capitale che si è sbriciolata nel volgere dei secoli. E più lontano ancora altre città morte, più antiche, più vaste, altre rovine colossali, altri monumenti favolosi, altre mitre di granito, altre tiare di sasso, altri fantastici triregni di macigno, parte in piedi, parte messi da secoli a giacere in mezzo alle foglie della foresta. Scomparsi gli uomini, la selva ha invaso le città ed i cimiteri, non un bosco addomesticato d'Europa, ma la foresta vergine del Tropico Asiatico, cioè una marea irresistibile di rami e di tronchi che secondo la legge dell'universo ha incominciato a seppellire nella sua immensità i capolavori della potenza umana.
    Tutta la pianura d'Angkor è un campo di battaglia nel quale da otto secoli il marmo lotta contro gli alberi, il granito contro le foglie, il porfido contro i virgulti, il sasso contro i funghi; le colonne cercano di divincolarsi dall'amplesso micidiale delle liane, i basamenti duellano con le radici, gli archi trionfali con la lebbra vegetale che li soffoca e li stritola, le muraglie coi filamenti che pian piano le trapanano, le rosicano e le abbattono: battaglia titanica e paradossale nella quale ogni minuto segna miliardi di sforzi impercettibili e formidabili.
    Ed il granito è vinto dai bocciuoli! I mausolei sono scalzati dal polline dei fiori! Ora l'umanità è accorsa con la tecnica dei grattacieli in aiuto della pietra sconfitta...
    L'alito sublime de l'aurora patina di rosa il campo di battaglia. Il lago, il fiume, le risaie, i canali, gli stagni, la foresta inondata, le vasche monumentali riflettono nelle loro mille specchiere il sorriso del mattino. Migliaia d'uccelli s'alzano a turbinare intorno alle mitre. I cornicioni dei templi si popolano di corvi. Scimmiette giocherellone danno la scalata ai Buddha ed ai Brahma. Stormi di cicogne manovrano nell'aria luminosa.
    Un enorme sopracciglio scarlatto s'alza sulla linea dell'orizzonte. Il primo sole occhieggia, ed il barbaglio della sua palpebra empie d'un brivido d'oro la mirabile visione d'Angkor. (Mario Appelius)

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