Atene

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Atene

Citazioni su Atene e sugli ateniesi.

  • È una strana tristezza quella che si diffonde la sera sulle rovine di Atene. Una tristezza così lontana dalla disperazione esistenziale delle nostre città, che guarisce chiunque l'avvicini. Per scoprirlo dobbiamo lasciarci condurre per mano unicamente dai poeti. (Isabella Vincentini)
  • [In risposta ad un tale che lodava Atene] Ma com'è possibile apprezzare questa città, che non ha mai reso migliore nessuno fra quanti l'hanno amata? (Eudamida I)
  • Noi [ateniesi] che siamo il popolo più antico, il popolo che non ha mai mutato sede, e di cui l'epico Omero ha detto che mandò a Troia l'uomo più bravo nel disporre e disciplinare un esercito. (Erodoto)
  • Perché Atene tra i muscoli dei Ciclopi? I Ciclopi appartengono a un tempo situato prima della storia, quel tempo assoluto del mito che era il regno della forza. Quando l'arte non esisteva e non poteva perciò essere applicata alla forza affinché nascessero gli atleti. Prim'ancora dell'unione di forza e coraggio da cui sorsero gli eroi omerici. Prima del passaggio dalla forza alla virtù (l'areté) e per questo prima dei miti di Sparta e di Atene. Quando forza ed intelligenza non si erano ancora incontrate e pertanto prima degli dèi e della nascita di Atena, la dea della ragione. Quando c'erano soltanto la Terra e il Cielo uniti in un eterno amplesso: la realtà fisica da cui spuntarono le montagne incantate dell'Attica. Ancora oggi Atene è circondata dalle stesse scacchiere di montagne, gole profonde e pendii, piccole pianure e vallate, greppi, uliveti selvatici e limoni, il luccichio del mare, le rupi e le scogliere. (Isabella Vincentini)
  • ...se la città degli Spartani restasse deserta e rimanessero i templi e le fondamenta degli edifici, penso che dopo molto tempo sorgerebbe nei posteri un'incredulità forte che la potenza spartana fosse adeguata alla sua fama; (eppure occupano i due quinti del Peloponneso, detengono l'egemonia su di esso e su numerosi alleati esterni: tuttavia raccogliendosi la città intorno ad un unico nucleo privo di templi e costruzioni sontuose, con la sua caratteristica struttura in villaggi sparsi, secondo l'antico costume greco, parrebbe una mediocre potenza). Se gli Ateniesi invece subissero la stessa sorte, la loro importanza, a dedurla dai resti visibili della città, si supporrebbe, credo, doppia di quella reale. (Tucidide)

Jean Cocteau[modifica]

  • Il Pireo (alle dieci del mattino). La nebbia ci nasconde l'Acropoli. I Greci a bordo sono desolati: non succede mai. Dentro di me me ne rallegro. È la prospettiva di una sorpresa e la mia classica rottura con i contatti ufficiali. [...] Questa Acropoli che si nasconde ci permette di pensare soltanto al nostro sbarco, che ha luogo su una banchina piena di negozi, di bancarelle sporche, di insegne che si accavallano e di venditori che ti chiamano tirandoti per la manica.
  • Improvvisamente i miei occhi si spalancano. Che cosa vedo? Incorniciata da quel corpo femmineo vedo una piccola gabbia rotta molto lunga e bassa, come quelle che intrecciano i bambini con erbe per imprigionare le cavallette. Riposa per aria circondata dal vuoto. Cos'è mai? Il cuore mi batte. Quella piccola gabbia sventrata... è forse...? Ma sì, è lui, è il Partenone!
  • Roma, città pesante. Atene, città leggera. Roma affonda. Atene prende il volo. A Roma ogni cosa è attirata verso il basso. Ad Atene tutto è attirato verso l'alto, palpita alato e occorre tagliare le ali alle statue, come i Greci lo fecero alla Vittoria, per impedire che prendano il volo.

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