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Bruno Giacomelli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Bruno Giacomelli (1982)

Bruno Giacomelli (1952 – vivente), ex pilota automobilistico italiano.

Citazioni di Bruno Giacomelli

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Citazioni in ordine temporale.

  • Ai miei tempi era tutto più difficile, finché non avevi la patente non potevi iniziare e c'era tutta la trafila da fare, dalle formule minori alla F3 poi F2 e infine la F1, con molti sacrifici. Oggi cominciano da adolescenti coi kart, a quindici anni sono in F4 e può capitare come Verstappen che sei in F1 prima ancora di essere maggiorenne. Macchine più sicure e facili da guidare, dove tutto è sotto controllo dell'elettronica, mica ti capita adesso di sbagliare una marcia, e le partenze? Poi non devono nemmeno preoccuparsi si scegliere i rapporti del cambio, pista per pista... Verstappen ai miei tempi sarebbe già morto quattro volte...[1]
  • [«Una volta la F.1 era molto più pesante, più fisica da guidare, quasi pesante...»] Non mi pare, era più difficile secondo me perché il pilota si doveva organizzare in tutto e per tutto. Oggi è un campionato mondiale costruttori. Sono i costruttori a fare le differenze in pista, non i piloti. Le auto allora erano più difficili da guidare, avevamo il cambio manuale, nessun controllo di trazione. Un dato di fatto questo. Cambiare le marce era un'arte, non dovevi sbagliare, dovevi essere preciso al limite del fuori giri e per questo potevano esserci grandi differenze fra un pilota e l'altro. Era una F.1 completamente diversa: quella di oggi è caotica, incomprensibile per il grosso pubblico e faccio fatico a guardarla.[2]
  • [Sull'Alfa Romeo in Formula 1] Se escludiamo gli anni 83, 84 e 85, in realtà la presenza vera Alfa Romeo era dal 1980 all'82. In quei tre anni i regolamenti sono cambiati totalmente dalla A alla Z. Tutti mi dicono che valeva per tutti, vero: ma Alfa Romeo mancava dalla F.1 da 30 anni e i cambi di regolamento ci hanno devastato. A fine stagione eravamo riusciti a risalire la china, poi cambiava tutto. Un programma di tre anni in cui ogni anno dovevi ricominciare da capo: assurdo. Purtroppo l'Alfa Romeo era una azienda statale e si è purtroppo visto. [...] Prima di Watkins Glen avevo provato l'arma totale per la stagione 1981. A Balocco, in pochi giri, avevo già demolito il record della pista. Ma quella vettura non l'abbiamo mai usata. A fine 1980 la Goodyear si ritirò dalle corse, le minigonne vennero abolite. Ricominciammo tutto da capo nel 1981. Macchina e gomme nuove. Gli inglesi trovarono il modo di aggirare il divieto coi sollevatori, noi come Alfa Romeo, che avevamo uno stile e una reputazione da rispettare, ci siamo adeguati a metà stagione quando gli altri ormai erano in vantaggio. Tornammo davanti, a fine anno cambiarono ancora le regole e nell'82 ricomincia la storia con adeguamenti vari. Un programma di tre anni fatto in quel modo poteva solo fallire, eppure il potenziale era enorme.[2]
  • La verità è che già ai tempi miei ovviamente la macchina contava più del pilota. Figurati oggi! Non manco di rispetto ai campioni del presente se faccio notare che la tecnologia attuale permetterebbe già di far correre le monoposto senza un uomo nell'abitacolo. Del resto accade anche per cose tragicamente più serie, in guerra si bombarda coi droni pilotati da migliaia di chilometri di distanza, non so se mi spiego...[3]

bresciaoggi.it, 8 dicembre 2017.

  • [...] il ricordo più bello è la pole ottenuta all'ultima gara del 1980. Era il Gran Premio degli Stati Uniti-Est corso sul difficilissimo circuito di Watkins Glen, vicino alle cascate del Niagara. La F1 correva per l'ultima volta su quel circuito. Fu per me un weekend fantastico: pole position il venerdì replicata al sabato nelle qualifiche. In gara rimasi 32 giri in testa con 12 secondi di vantaggio sul secondo ma fui beffato da un guasto elettrico.
  • Non potrò mai dimenticare l'1 agosto del 1980 quando, durante le prove private a Hockenheim in preparazione al Gran Premio di Germania, morì il mio amico e compagno di squadra Patrick Depailler. Quel giorno eravamo soli sul circuito, l'atmosfera era ideale. Poco prima dell'incidente, su espressa richiesta di Patrick, avevo testato per 2 giri la sua vettura. Lui mi aspettava ai box fumando la sua immancabile Gauloise senza filtro. La spense, salì in macchina e fece un primo giro sfrecciandomi davanti. Non vedendolo più transitare ma osservando la concitazione ai box capì che qualcosa era accaduto. [...] In Germania decisi di correre per onorare la memoria di Depailler, arrivai 5º. Non nascondo che al ritorno in Italia, dopo il test ad Hockenheim, avevo pensato anche di smettere.
  • Allora non esistevano i computer. Le vetture nascevano su un piano di riscontro: la macchina ti veniva cucita addosso come un vestito.
  • Non esistono piloti migliori ma grandi tecnici in grado di costruire macchine migliori. Nel nostro sport è il mezzo meccanico [che] può fare la differenza.
  • La velocità non mi manca. Mi manca avere trent'anni per rivivere le sfide e guidare la vettura come intendo io. Non mi sono mai divertito a correre però mi piaceva da morire.

Intervista di Umberto Zapelloni, ilgiornale.it, 5 agosto 2023.

  • Il nostro è uno sport dove il mezzo meccanico fa la differenza e anche un pilota non eccelso può fare risultato con una macchina eccezionale. Il sogno è avere tutti i piloti sulla stessa macchina. Io non ho mai preteso la macchina migliore, mi bastava averla uguale, poi la differenza la facevo io.
  • Fare una prestazione assoluta è sempre difficile, ma è certamente più facile guidare le monoposto di oggi. Il problema della cambiata non esiste, il problema della scelta dei rapporti non c'è, hanno il servosterzo, hanno il controllo della trazione regolato dai computer. E poi ti dicono dai box che cosa fare. [«Sono anche molto più sicure»] Purtroppo ho visto morire tanti amici e ho corso in anni in cui macchine e circuiti erano pericolosissimi senza vie di fuga. Però a costo di esser preso per pazzo vi dirò che il pericolo è stato quello che ha reso grande e affascinante l'automobilismo.
  • [«Una volta a Zeltweg nel 1986 l'hanno data anche per morto»] Stavo correndo nei prototipi con la Lancia. Mi scoppiò una gomma. Mi ribaltai. Pensavano fossi morto. Solo Stuck insistette per venire a soccorrermi e si ustionò le mani per girare l'auto che era finita a testa in giù. Ero pieno di sangue perché mi ero morso la lingua e avevo perso conoscenza. Mi sono risvegliato in ospedale.
  • Il pilota non è una persona normale, una certa dose di incoscienza deve averla. Ma non ci vuole coraggio. Io non mi reputo particolarmente coraggioso. Fino a 20 anni avevo paura anche dei barboncini dopo che il mio cane mi aveva morsicato da piccolo. Da fuori lo chiamano coraggio, ma è solo predisposizione. [«Basta?»] Devi avere anche passione. Non grande, non grandissima. Smisurata.

Note

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  1. Citato in Vittorio Bentivoglio, Giacomelli: "Ai miei tempi Verstappen sarebbe già morto", formulapassion.it, 5 maggio 2017.
  2. a b Dall'intervista di Paolo Ciccarone, Bruno Giacomelli: "La Formula 1 di oggi? Scandalosa", automoto.it, 23 giugno 2021.
  3. Citato in Leo Turrini, La F1, i droni e Giacomelli, quotidiano.net, 17 maggio 2022.

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