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Cecco d'Ascoli

Al 2024 le opere di un autore italiano morto prima del 1954 sono di pubblico dominio in Italia. PD
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Statua di Cecco d'Ascoli, opera di Giuseppe Inghilleri.

Francesco Stabili di Simeone, meglio noto come Cecco d'Ascoli (1269 – 1327), poeta, medico, insegnante, filosofo e astrologo italiano.

L'Acerba

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  • En gentilezza[1] non per accidente.
    Quel' è gentil che per sé sa valere,
    E non per sangue de l'antica gente.
    (libro II, cap. XII, p. 70)
  • Amor non nasce prima de bellezza:[2]
    Consimel stella move le persone
    E d'un volere ferma la vaghezza.
    [3] (libro III, cap. I, p. 82)
  • Qui non se canta al modo de le rane;
    Qui non se canta al modo del poeta,
    Che finge, imaginando cose vane.
    Ma qui resplende e luce onne natura,
    Che a chi intende fa la mente leta.
    Qui non se gira per la selva obscura;
    Qui non veggio Paulo né Francesca;
    De li Manfredi non veggio Alberigo,
    Che diè l'amari fructi ne la dolce esca;
    Del Mastin vecchio e novo da Verucchio,
    Che fece de Montagna, qui non dico,
    Né de' Franceschi lo sanguigno mucchio.
    Non veggio el Conte che, per ira et asto,
    Ten forte l'arcevescovo Rugero,
    Prendendo del so ceffo el fero pasto.
    Non veggio qui squadrar a Dio le fiche,
    Lasso le ciance e torno su nel vero,
    Le fabule me furon sempre nimiche.
    El nostro fine è de vedere Osanna.
    Per nostra sancta fede a Lui se sale,
    E senza fede l'opera se danna.
    Al sancto regno de l'eterna pace
    Convence de salire per le tre scale,
    Ove l'umana salute non tace,
    A ciò ch'io veggia con l'alme divine,
    El sommo Bene de l'eterna fine.
    (libro IV, cap. XIII, pp. 146-147)

Note

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  1. Qui "gentilezza" ha il significato di nobiltà.
  2. Cfr. Dante, Vita Nova, XX.
  3. «Il che vuol dire che senza l'influenza della stella, o del pianeta, come anche oggi dicono i cantastorie e gl'indovini di piazza, la sola bellezza non vale a generare l'amore. Ma la vaghezza non si forma senza che all'influsso de' cieli concorra la bellezza vera o immaginata, e sopratutto la simpatia.» Cfr. Carlo Lozzi, Cecco d'Ascoli e la musa popolare, G. Cesari, 1904, p. 40.

Bibliografia

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  • Cecco d'Ascoli, L'Acerba, R. Carabba, Lanciano, 1916.

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Opere

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