Clemente Bondi

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Clemente Bondi

Clemente Luigi Donnino Bondi (1742 – 1821), poeta e traduttore italiano.

Citazioni di Clemente Bondi[modifica]

  • Corri, ma presto riedi, al caro viso, | disse l'anima un giorno a un mio pensiero; | ed ei con volo rapido e leggiero | m'uscì per gli occhi, e corsevi improvviso. || Ma poi che in lui quas'in suo trono assiso | un bel decoro amabilmente altero | vide, e la rosea guancia, e l'occhio nero, | dove qual lampo in ciel balena il riso, || fermossi a contemplarlo; e del ritorno | già dimentico omai, stupido e muto | da quel dì sempre gli si aggira intorno. || D'avergli aperto il varco invan si pente | l'anima, e il chiama invan: sordo e perduto | nel dolce incanto ei non si scuote, o sente. (Il pensiero, in Poesie, p. 157)
  • Freme l'aspro e crudele | nembo, che sotto l'implacabil onda | il vinto legno affonda, | su cui pien di coraggio | fidai con dubbie vele | nel mar di questa vita il mio viaggio. | Era l'onda tranquilla, e senza velo | ridea sereno il cielo; | sol da lungi negletta | piccola nuvoletta | sorgea, nunzia funesta, | ahi! non temuta, di maggior tempesta. (da Nell'abolizione dei Gesuiti, in Poeti minori del Settecento, a cura di Alessandro Donati, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1913, p. 228)
  • [Sulla polenta] Giacque lunga stagion ésca abborrita | sol tra' villaggi inonorata e vile; | e, dalle mense nobili sbandita, | cibo fu sol di rozza gente umile; | ma poi nelle città, meglio condita, | ammessa fu tra 'l popolo civile, | e giunse alfin le delicate brame | a stuzzicar di cavalieri e dame. || Giunse il gran piatto adunque, e fece in fretta | aprir la bocca ed inarcar le ciglia; | né solo giunse già, che seco eletta | venne d'augei moltiplice famiglia, | altri selvaggi ed altri da civetta, | ma buoni e cucinati a maraviglia: | chi gli assaggiò vi dica il lor sapore; | tocca il fumo a' poeti e il solo odore. (da Giornata villereccia, canto secondo)
  • O d'Anglia nata su l'estreme rive, | macchinetta gentile, onde l'eterna | virtù motrice misurando alterna | l'ore diurne, e della luce prive. || Su le tue ruote assiso il tempo vive, | ed i tuoi giri equabili governa, | che poi distinti su la faccia esterna | volubil freccia in numeri descrive. || Escon divise intanto ad una ad una | l'ore fugaci, e mentre fuor sen vola | col suono accusa il suo partir ciascuna. || Deh! fra tante, che t'escono dal seno, | machinetta gentile, un'ora sola | segna, un'ora per me felice almeno. (L'orologio, in Poesie, p. 152)
  • O tu memoria, che i passati eventi | rapisci al tempo, e dall'obblìo difendi, | e al cupido pensier rinnovi e rendi | quante un tempo provò gioje, o tormenti. || Deh tu negli anni miei primi e recenti | con sollecito vol ritorna e scendi, | e quei, che incontrerai, trascegli e prendi | di più puro piacer pochi momenti. || Poi tutt'insieme il mio pensier li aduna; | e di questo ristora estremo ajuto | l'alma d'ogni altro ben fatta digiuna. || Onde al misero cor, che il ben perduto | non ha di più goder speranza alcuna, | resti il conforto almen d'aver goduto. (La memoria, in Poesie, p. 177)

Incipit di Lamento pastorale[modifica]

Ecco deserto è il lido, e l'aer fosco,
e al duol secreto e al flebile lamento
parmi opportuno il solitario bosco.
Tra questi orror non suona umano accento;
sol delle piante le pieghevol cime
agita mormorando un picciol vento.
Qui lice almeno alle dolenti rime,
e al trattenuto duol sciogliere il freno,
che largo pianto da questi occhi esprime.
L'occulta doglia, ch'io nascondo in seno,
non è chi scopra: se silenzio e fede
serban le piante e i muti sassi almeno.

[Clemente Bondi, Lamento pastorale, in Poesie, Nuova tipografia, Pisa, 1799.]

Bibliografia[modifica]

  • Clemente Bondi, Poesie, vol. I, Tipografia remondiana, Bassano, 1811.

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