Dagli Appennini alle Ande (film 1943)

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Dagli Appennini alle Ande

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Cesare Barbetti e Leda Gloria in una sequenza del film

Titolo originale

Dagli Appennini alle Ande

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1943
Genere drammatico, avventura
Regia Flavio Calzavara
Soggetto Edmondo De Amicis
Sceneggiatura Gian Paolo Callegari, Flavio Calzavara, Italo Cremona
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Dagli Appennini alle Ande, film italiano del 1943 con Cesare Barbetti e Leda Gloria, regia di Flavio Calzavara.

Dialoghi[modifica]

  • Comandante: E come farai a ritrovare tua madre?
    Marco: Eh, c'è mio cugino che ha un negozio a Buenos Aires. Mia madre lavora con lui, si chiama Francesco Merelli.
    Comandante: Ah, Merelli!
    Marco: Lo conoscete?
    Comandante: Se avessi uno scudo per ogni Merelli che vive nell'America del Sud, mi sarei già comprato questa barca, questo transatlantico. Ma lo sai ragazzino che cos'è l'America?
    Marco: Quella di Cristoforo Colombo.
    Comandante: Sì va ben, dicevo: figurati che un chilometro laggiù è quattro volte più lungo che da noialtri. [...] [mostra l'Argentina sulla cartina] Sono migliaia e migliaia di chilometri. E questo, davanti a Buenos Aires, è il Río de la Plata, un fiume.
    Marco: Come il Bisagno a Genova.
    Comandante: Sì, ma è largo 37 chilometri.
    Marco: Lungo.
    Comandante: Largo.
    Marco: Lungo!
    Comandante: Largo!!

Citazioni su Dagli Appennini alle Ande[modifica]

  • Melodramma edificante tratto da Cuore di De Amicis, che sfrutta poco gli spunti potenzialmente cinematografici del racconto (le avventurose peripezie del protagonista) per dare la precedenza alla sfera dei nobili e patetici sentimenti filiali. (Il Mereghetti)
  • Non dico affatto che si tratti di un film privo di pregi. Nonostante la scenografia un po' troppo rimarcata e leziosa, nonostante l'abbondanza dello zucchero di cui è cosparso, nonostante che abbia, qua e là, una certa lentezza, questo film di pregi ne ha parecchi. Tra essi lo splendore della fotografia, il senso del mare, lo stupore della natura, la squisitezza di alcune sequenze e la buona recitazione. Il piccolo Cesare Barbetti si distacca per molte lunghezze dagli altri fanciulli che il cinema ha sperimentato. Che sia spuntato un nuovo Jackie Coogan? [...] Ma mi è piaciuta più di tutti Leda Gloria, commovente mammina, attrice tra le più mutevoli, ora parossistica e ora tanto plausibile. Questa è stata una delle sue migliori prove. (Diego Calcagno)
  • Rimasto fermo lo schema deamicisiano, conservato il tono patetico del racconto, lasciato il personaggio del ragazzo tra i lacci di una "commozione", di un "terrore", di una "gioia" esteriori, le trovate di fantasia dei riduttori sono da contare sulla punta delle dita. I tre ladroni che si affezionano al ragazzo, la piccola "india" che si innamora di Marco sono [...] le sequenze che, unitamente a quella dell'inizio, allontanandosi maggiormente dal racconto, risultano le più accettabili. (Giuseppe De Santis)

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