Dalila Di Lazzaro

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Dalila Di Lazzaro nel 1975

Dalila Di Lazzaro (1953 – vivente), modella, attrice e scrittrice italiana.

Citazioni di Dalila Di Lazzaro[modifica]

  • Quasi tutti vivono per una casa, un amore, un viaggio. Io ho dissolto tutto. Mi sono abituata a non desiderare, come se fossi diventata un monaco del Tibet.[1]

Da Intervista a Dalila Di Lazzarro, di Giovanni Todaro

Cinemaeturismo.it, 18 febbraio 2015

  • [Su Andy Warhol] Ah, un mistero. Impenetrabile, parlava poco, aveva delle simpatie, ti parlava ogni tanto, con una voce strana, un po' nasale. Era sempre accompagnato da una schiera di sette-otto ragazzi che lavoravano per lui, non so per cosa.
  • [Su Il mostro è in tavola... barone Frankenstein] Era come la famiglia Addams. Già il film era macabro, poi tutti erano particolari, anzi, strani strani. Tutto era strano. Poi non avevano coscienza. Nel film per creare la creatura perfetta si prendevano le gambe di una, le braccia dell'altra e così via, insomma, un assemblaggio. Mi dovevo alzare alle 4 del mattino e per truccarmi con cicatrici e altro ci volevano cinque ore! Ma ti trattavano come un oggetto. A un certo punto avevano sbagliato a farmi un bisto e facevo fatica a respirare. Io stavo zitta perché per me era un'occasione importante, però svenivo spesso e allora volevano sostituirmi.
  • [Su Klaus Kinski e Kinski Paganini] Quello era fuori di testa, fece persino fallire il produttore, non so come gli è venuta l'idea di prendere uno così. Un film orrendo! In effetti ho lavorato in molti film inutili, anche perché a volte sapendo chi erano gli altri attori supponevo che sarebbero stati dei successi.
  • Kinski era la follia fatta persona. Volle il Teatro Regio di Parma, che fu una delle location, tutto illuminato con candele! Non so quanti pompieri c'erano lì, fissi in sala. E nessuno si doveva truccare, tanto che ogni mattina veniva con un fazzoletto bianco, ce lo passava in faccia e se scopriva che qualcuno si era truccato lo mandava immediatamente a lavarsi. Come si comportava con la troupe? Quando uno è pazzo, è pazzo! C'era una ragazzina, un'attrice con due tette pazzesche, che quando non girava la teneva chiusa a chiave, era molto possessivo... e per pudore non dico altro. Ha voluto girare anche su una montagna, dove non c'erano strade, e per arrivarci ci volevano ore e ore a cavallo o in calesse. Per cosa poi? Spese un'enormità e poi il film andò malissimo.

Il mio cielo[modifica]

Incipit[modifica]

  • Apro gli occhi. Lo sguardo si perde nella stanza coperta dal buio di una fresca notte d'estate. C'è la brezza e la luna riflette una luce naturale che rompe, a tratti, l'oscurità. Non riesco a dormire. Sento forte il profumo delle vacanze. Mentre io sto male, in questi giorni di Ferragosto tutti pensano a divertirsi e sono in partenza: l'angoscia mi sommerge ancora di più e mi sento inerme davanti alla vita che continua.

Citazioni[modifica]

  • A volte ringrazio Dio di avermi tolto la compagnia di tanta gente povera d'animo.
  • La mia anima non ha pace.
  • Non ha senso vivere solo per il dolore, e credo che davanti a tanta sofferenza Dio ti perdoni.
  • Questo libro è per ognuno di voi, per cercare di trasmettervi con cuore aperto la pace, la serenità e la gioia di vivere che ho riscoperto e che si possono ritrovare al fondo e oltre ogni esperienza di dolore
  • Scrivo volendo forse ancora una volta recitare, ma questa volta il regista è Dio, e la trama è vera: è la vita – la mia vita – che spesso ci mette di fronte a delle grandi difficoltà.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Valerio Cappelli, Dalila Di Lazzaro: «Desideri? Ho dissolto tutto, sono un monaco», corriere.it, 24 marzo 2017.

Bibliografia[modifica]

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]