Dharma
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Citazioni sul Dharma, o Dhamma.
Citazioni
[modifica]- Come un lago profondo, calmo e trasparente, così sereni divengono i saggi, che hanno ascoltato la verità del Dharma. (Gautama Buddha)
- La Gita non sostiene certo la guerra, ciò che sostiene è la difesa attiva e disinteressata del Dharma. Se sinceramente seguito, il suo insegnamento avrebbe potuto cambiare il corso dell'umanità. Può ancora cambiare il corso della storia indiana. (Sri Aurobindo)
- Quello enunciato nel Veda è il Dharma supremo; in secondo luogo viene quello della tradizione sacra; segue poi quello praticato dagli uomini dabbene. Ecco i tre dharma eterni. (Mahābhārata)
- Se l'ignoranza penetrò nella nostra vita «col muoversi di un solo pensiero», è il destarsi di un altro pensiero che deve arrestare l'ignoranza e produrre l'illuminazione. E qui non si tratta di un pensiero tale da essere oggetto della coscienza logica o del ragionamento empirico, perché nell'illuminazione il pensatore, il pensare e l'oggetto del pensiero si fondono in un unico atto, che è la visione della vera essenza dell'Io. Non essendo possibile nessuna ulteriore spiegazione del Dharma, non resta che appellarsi alla «via negativa». (Daisetsu Teitarō Suzuki)
- Tutte le volte che l'ordine (dharma) vacilla, Krishna stesso si manifesta e rivela, in maniera adeguata al determinato 'momento storico', questa saggezza atemporale (questa è la dottrina dell'avatār). (Mircea Eliade)
- Tutti gli uomini sanno come soddisfare la loro fame con il cibo ma pochi hanno la saggezza di imparare il Dharma come cura per l'ignoranza. (Wonhyo)
- Quei buddhisti che si esercitano nella dottrina dell'assoluta buddhità, dovrebbero rendere la loro mente simile a un pezzo di roccia, essere oscuramente ignoranti, rimanere inconsapevoli (di tutte le cose), non aver discriminazione, mostrare disinteresse per tutte le cose, rassomigliare a un idiota. E perché? Perché il Dharma non ha consapevolezza né intelligenza; perché non dà intrepidità; esso è l'ultimo rifugio ove riposare. È come un uomo che ha commesso un delitto capitale ma che, graziato dal re, viene liberato dalla paura della morte. Così è per tutti gli esseri. Essi commettono i dieci atti malvagi e le cinque offese gravi che li porteranno sicuramente all'inferno. Ma il Dharma, come un re, ha il potere supremo di perdonare tutti i peccati, in modo da liberare i colpevoli dalla punizione. Vi è un uomo che è in amicizia col re. Egli viene a trovarsi in un luogo lontano dalla terra ove è nato, e uccide uomini e donne. Catturato, sta per essere punito dei suoi misfatti. Non sa cosa fare, non ha alcun aiuto, quando inaspettatamente vede il suo re e viene così liberato. Anche quando un uomo viola i precetti, commettendo omicidio, adulterio, furto, ed è terrorizzato all'idea di sprofondare nell'inferno, egli è risvegliato alla purezza del suo Dharma-re interiore e così compie la propria emancipazione.
- Un buddha è una persona pigra. Non corre qua e là all'inseguimento di fortuna e fama. A cosa servono queste cose in definitiva? Gli uomini che non vedono la loro natura e credono che leggere i sutra, invocare i buddha, studiare a lungo e con impegno, praticare giorno e notte, non coricarsi mai, o ancora accumulare conoscenze, sia il Dharma, bestemmiano contro il Dharma.
- Usare la mente per cercare la realtà è illusione. Non usare la mente per cercare la realtà è consapevolezza. Liberarsi dalle parole è liberazione. Conservarsi incontaminato dalla polvere della sensazione è custodire il Dharma.
- [Il Buddha] consigliò ai bhikkhu di essere un'isola (dìpa) o un rifugio per se stessi. Dopo la sua scomparsa, il loro unico sostegno o baluardo sarebbe stato il Dhamma. I suoi legittimi successori si sarebbero rivelati, in definitiva, soltanto coloro che fossero riusciti a prendere rifugio nel Dhamma, cioè in se stessi.
- Il Maestro ha voluto provocare il nostro spirito critico, affinché, studiando la sua dottrina, potessimo scandagliare noi stessi. [...] Nel Grande Veicolo si colse l'esigenza di un siffatto orientamento. Per esempio, un importante passo di una raccolta del Ch'an, una scuola del Buddhismo cinese, indica la necessità di svincolarsi anche dall'attaccamento al Dhamma. Finché non si dimentica pure il Dhamma, si coltiva ancora il senso di sé, cioè l'illusione di costituire un'individualità separata nei confronti delle creature. Ci si attacca a una visione, a un'opinione, e si è incapaci di unirsi, in perfetta compassione, a tutti gli esseri.
- La Dottrina (Dhamma) consente di attingere una condizione in cui la sofferenza non possa più attecchire, poiché si abbraccia l'eternità. Il nibbàna, la liberazione, non è altro che questo stato imperituro, sottratto al divenire delle cose.