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Dittatura militare brasiliana

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Monumento alle vittime della tortura a Recife

Citazioni sulla dittatura militare brasiliana.

Citazioni

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  • Gli uomini del governo, specialmente gli agenti della dittatura e dell'imperialismo straniero, devono pagare con la loro vita per i crimini che hanno commesso contro il popolo brasiliano. (Carlos Marighella)
  • Il regime si macchiò dei peggiori crimini contro i diritti umani, compresa la tortura, meritandosi una ben triste fama internazionale. (Ferdinando Vegas)
  • La «rivoluzione», come essi la chiamano, ha instaurato un regime di «democrazia guidata», con due soli partiti «istituzionali» creati a comando, uno governativo e uno d'opposizione. La nuova Costituzione, del '67, concede vastissimi poteri al Presidente e stabilisce, in complesso, un sistema autoritario. Ma neppure i militari sono stati in grado di affrontare con efficienza i problemi del Brasile: o con la deflazione e l'austerità di Castelo Branco, o con l'inflazione di Da Costa e Silva, comunque il Brasile ha continuato a svilupparsi tumultuosamente. (Ferdinando Vegas)
  • L'unico errore è stato torturare invece di uccidere.
  • La situazione del paese sarebbe migliore oggi se la dittatura avesse ucciso più persone.
  • Se Dio vuole, torneremo. Solo che avremo la ghigliottina e non ci sarà questo disordine qui.
  • Ho sempre avuto una memoria micidiale, alla mia testa piace molto ricordare, figuriamoci quei giorni lì, ma quando ho avuto tra le mani quei fogli, il verbale del mio interrogatorio e gli appunti della mia detenzione, di cui ignoravo l'esistenza, non nascondo di essermi emozionato molto.
  • Nel '68 c'era la dittatura ma credo che sia importante condividere la mia memoria specie tra i più giovani perché non si ripeta una situazione di violenza e di arbitrio. A loro dobbiamo offrire una visione chiara della realtà mentre i giornali, i media brasiliani quando parlano del nostro Paese non lo fanno mai in modo diretto, sembrano avere paura di affrontare le cose.
  • Rispetto alle idee del presidente Bolsonaro, i militari che presero il potere nel 1964 paiono sensibili e civilizzati.
  • A cinque anni dall'ascesa al potere dei militari, la cronaca brasiliana appare sanguinosa. Bombe, raffiche di mitra, incendi di stazioni televisive, rapine alle banche, furti d'armi nelle caserme. Da destra, da sinistra. Le bombe all'Università di Rio vengono da destra, come le raffiche contro l'arcivescovado di Recife, come gli attentati contro i leaders studenteschi: le bombe ai giornali legati al regime, gli incendi delle stazioni televisive, ma soprattutto le rapine alle banche e i furti d'armi, vengono da sinistra.
  • «Il Brasile - dicono gli oppositori - ha avuto il ciclo dello zucchero, quello dell'oro, quello del caffè: ora ha quello delle polizie».
  • Il Brasile ha un volto violento, dunque, né potrebbe essere altrimenti: perché è proprio dal di dentro del regime, nell'ambito delle forze che lo sostengono, che scaturisce la violenza.
  • Il sociologo chiamato a definire il «modello» di società del Brasile d'oggi si troverebbe in gravi difficoltà. Il solo connotato chiaro è di tipo fascista, vale a dire un programma di sviluppo economico da realizzare senza che intervengano modifiche nell'ordine sociale; per il resto, buio completo. La conseguenza è che il regime naviga tra i compromessi, e che tali compromessi stanno diventando ogni giorno più difficili.
  • La serie degli atti istituzionali promulgati dal '64 in poi - la «Lei de segurança» (paragonata in un documento del Consiglio episcopale latino-americano alle leggi della Germania nazista), che fa decadere dai diritti civili chiunque sia appena sospetto di attività contro lo Stato; la sottomissione del potere giudiziario; l'attività frenetica dei tribunali militari; una censura tanto rozza quanto implacabile - consentono alla «oficialidade» il controllo integrale del Paese. Un intreccio fitto e virulento di polizie civili e militari fornisce i mezzi con cui tale controllo viene esercitato.
  • Se all'apparenza il potere dei militari si presenta come un monolito, a un esame più attento esso mostra qualche crepa. Quella che si rileva immediatamente è la labilità, o meglio l'assenza, dei supporti ideologici. Presentatasi già nel '64 (quando rovesciò il governo legale di Goulart) con un «messaggio» alquanto sommario, la classe degli ufficiali non è riuscita ad allargare né a rinnovare i contenuti della rivoluzione: siamo ancora a un moralismo da middle class, assai simile a quello cui ci hanno abituato i colonnelli greci, e a un anticomunismo verboso e visionario.

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