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Caetano Veloso

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Caetano Veloso nel 2015

Caetano Emanuel Viana Telles Veloso (1942 – vivente), cantautore e chitarrista brasiliano.

Citazioni

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  • Se il signor Bolsonaro vince le elezioni, i brasiliani dovranno aspettarsi un'ondata di paura e odio [...] Sono un uomo anziano ora, ma ero giovane negli anni '60 e '70, e ricordo. Quindi devo parlare [...] Voglio che la mia musica, la mia presenza, sia una resistenza permanente a qualsiasi cosa anti-democratica possa uscire da un probabile governo di Bolsonaro.[1] (da un'intervista del New York Times, 24 ottobre 2018)

Repubblica.it, 16 aprile 2014

  • La grande bellezza è un film meraviglioso, molto ispirato, e credo sia molto difficile fare un film felliniano senza risultare ridicolo. Ho visto le immagini di Roma nel finale, mentre scorrono i titoli, e ho capito di nuovo quanto mi manca l'Italia.
  • Nell'ultimo disco c'è un pezzo che per me è molto importante, ma forse non è del tutto adatto a un concerto italiano. È il pezzo che si intitola Um comunista, dedicato alla storia di Carlos Marighella, un combattente ucciso dalla dittaura militare. Quando la canto in Brasile ci sono reazioni molto forti, la gente canta il ritornello, applaude, urla il nome di Marighella, è un pezzo che piace e il pubblico rispetta la storia che racconto, anche i giovani, trovano commovente raccontare di un comunista che guardava verso un sogno. Io non sono mai stato violento, ma quella storia mi piaceva, nel pezzo ci sono tutte le contraddizioni del caso, non l'ho mai incontrato e non sono mai stato vicino a quelle storie, anche se a un certo punto lo sono stato, più di quanto pensassi, perché una mia amica fu imprigionata e torturata perché faceva parte di quel gruppo, ma per fortuna lei è sopravvissuta ed è ancora mia amica. Mi chiese di aiutarli logisticamente, io dissi si ma non feci granché perché non avevo il tempo e la possibilità di aiutarli realmente. [...] Senza capire il testo può essere noioso.
  • Mi piace molto James Blake, ha dei suoni molto intensi, e poi i Radiohead creativi, appassionati, ispirati, in realtà non credo che la musica oggi sia così commerciale come l'apparenza farebbe credere. Credo che stiamo superando il momento in cui il digitale sembrava aver ucciso l'anima della musica, è solo un modo diverso. Io sono solo un vecchio musicista, ma mi piace.

Famigliacristiana.it, 2 maggio 2014

  • Ho pagato un prezzo molto caro, solo per aver fatto valere la mia arte, essere convinto che il movimento tropicalista potesse scuotere il nostro Paese. Ma anche nell'esilio ci sono degli aspetti positivi.
  • Noi brasiliani siamo un popolo molto coscienzioso, nonostante ci descrivano sempre per il nostro impulso emotivo e irrazionale.
  • Mio padre era un uomo molto coraggioso e generoso, ma anche piuttosto duro. Quando l'Uruguay ci sconfisse in finale, fu la prima volta che lo vidi piangere. Quell'anno la nostra nazionale era favorita, il colpo fu proprio duro da assorbire.

Repubblica.it, 3 ottobre 2014

  • Come Lula, Marina nasce in una famiglia poverissima, è analfabeta fino a sedici anni e infine diventa una personalità politica importante. In un Paese dove la diseguaglianza sociale sembra essere una ferita incurabile, già questo significa molto per capire il talento di un leader. Tutti e due hanno una lunga storia di impegno politico che spiega il significato di questo cambiamento nella loro vita. I brasiliani avevano riposto molte speranze nella vittoria di Lula. E non si sono sbagliati. Con Cardoso prima e con Lula poi il Brasile ha raggiunto obiettivi importanti. Oggi è Marina, secondo me, che merita la stessa fiducia, è lei che interpreta le nostre aspirazioni. E poi Marina è nera, è nata nel cuore del Brasile, l'Amazzonia, e sarebbe il primo presidente nero in questo Paese multirazziale.
  • Quando ero un bambino il Brasile era considerato, almeno da noi brasiliani, un paese triste dove si scrivevano canzoni tristissime da ballare nel carnevale. Poi abbiamo imparato che potevamo anche essere felici. Ma la rappresentazione spensierata e festosa del brasiliano nell'immaginario mondiale è, in gran parte, ingannevole. Non ci serve a nulla essere percepiti all'estero come simpatici e ospitali quando qui in Brasile la polizia può abusare senza regole del suo potere e può mettere in prigione poveri e neri senza dare neppure una motivazione ragionevole.
  • Per me sostenere Marina significa avere il coraggio di credere nel cambiamento, anche nel rischio del cambiamento. Marina non è una sognatrice: è lucida e pratica nelle sue idee. Votarla significa affermare che le cose non devono continuare come sono oggi e che la corruzione, ancora così diffusa nel potere, anche in quello del Pt, può essere combattuta.

Carlinhoutopia.wixsite.com, 8 novembre 2015

  • Sin dalla prima volta che sono stato in Israele, il contrasto della capitale con le città europee, espresso dall'architettura moderna indefinita e dalla sensualità degli abitanti, mi ha conquistato. Ho sentito immediatamente familiare questa città di spiagge assolata nell’estate mediterranea.
  • Io voglio la pace che si mostra da sempre impossibile. Ma ora la voglio sentendomi più vicino ai palestinesi di quanto mai abbia potuto immaginare e molto più lontano da Israele di quel che il mio cuore potesse supporre poco più di un anno fa.
  • Amo Israele fisicamente. Tel Aviv è un luogo mio, di cui sento saudade, quasi come per Bahia. Ma penso che non ci tornerò mai più.

Corriere.it, 25 maggio 2018

  • A 27-28 anni ero sicuro di non volere figli, ma poi, quando io e Gil siamo stati mandati in esilio a Londra, il Brasile mi mancava tantissimo. Quando, nel 1971, ho saputo di poterci tornare, mi sono sentito così vivo che ho voluto un figlio. Ero esattamente come una donna che all'improvviso sente il bisogno di rimanere incinta. E se mia moglie non avesse accettato, l'avrei fatto con un'altra donna: la nascita del mio primogenito ha segnato il momento più importante della mia vita.
  • La parola chiave del Brasile di oggi? Confusione. Vedere Lula in carcere è triste perché rimane il politico più amato dalla gente.
  • Sono innamorato dell'Italia. Di Milano mi piacciono i musei e i tram, mi ricorda il film "Rocco e i suoi fratelli". Adoro Firenze, Venezia e Perugia. Ma la mia preferita è Roma. Muoio dalla voglia di mostrare l’Italia ai miei figli. Sarà vera felicità.

Sicilianpost.it, 5 luglio 2019

  • Avere dei figli è la cosa più importante nella mia vita adulta.
  • Credo, veramente, che la nostra non sia una famiglia di musicisti qualunque: c'è un carattere genetico dedicato alla musica.
  • Rispetto alle idee del presidente Bolsonaro, i militari che presero il potere nel 1964 paiono sensibili e civilizzati. Bolsonaro ha perpetrato una sorta di colpo di Stato al rallentatore per destituire la ex presidente Dilma Roussef, accusandola di falso in bilancio, e ha intrapreso una lotta alla corruzione che è solo spettacolo. Però, gli ha fruttato la presidenza in modo democratico. Ora continua a dire molte delle cose che ha sempre detto — contro gli omosessuali, contro l'emancipazione delle donne, e dalla parte della liberalizzazione dell'uso delle armi — ma deve affrontare il Congresso, che, sebbene sia composto da molti membri del suo stesso partito, non gli rende facile passare le leggi più terribili. Dal punto di vista economico, Bolsonaro replica la combinazione di autoritarismo e neoliberismo economico che il Cile ha sperimentato con Pinochet. Ma spero che questo nuovo incubo non duri altri 21 anni.

Lagazzettadelmezzogiorno.it, 19 luglio 2019

  • João Gilberto è stato senza dubbio il più grande artista con cui la mia anima è entrata in contatto.
  • Parlo l'inglese e lo spagnolo e sin dalla mia adolescenza ho ascoltato più canzoni in quelle due lingue che non in italiano che invece parlo abbastanza poco, sebbene lo ritenga, fra tutte, la lingua dal più bel suono musicale. Da ragazzo sono cresciuto guardando i film italiani e quel po’ che so parlare lo devo al vostro cinema. Però ogni volta che mi incontro con Stefano Bollani, lui mi propone di incidere un disco di canzoni italiane e io accetto l'idea, che mi fa sognare.
  • Non sono un sostenitore di Lula, ma ho votato per lui in due diversi ballottaggi. In quest'ultima occasione ho votato per Haddad, il suo candidato. Per molti versi ero certo della vittoria di Bolsonaro, ma ovviamente ho votato contro di lui perché non lo condivido. Credo che la società brasiliana sia in cerca di un cambiamento e il moralismo contro la corruzione è da sempre un ottimo alleato della destra, malgrado combatterla sia legittimo e necessario. Non dubito che il processo a Lula sia servito a distruggere ciò che rimaneva della sua politica. Il giudice che lo ha messo in prigione è diventato il ministro della Giustizia di Bolsonaro, mi sembra significativo. Da parte mia, ho sempre visto il Brasile come un gigante mulatto di lingua portoghese nell'emisfero delle due Americhe. Non si può fare a meno di considerare il suo ruolo, a meno che non si distrugga il Pianeta. Magari con la complicità del Brasile stesso.

Lastampa.it, 7 settembre 2020

  • [Sulla sua incarcerazione durante la dittatura militare brasiliana] Ho sempre avuto una memoria micidiale, alla mia testa piace molto ricordare, figuriamoci quei giorni lì, ma quando ho avuto tra le mani quei fogli, il verbale del mio interrogatorio e gli appunti della mia detenzione, di cui ignoravo l'esistenza, non nascondo di essermi emozionato molto.
  • Tornare indietro alla vita prima del Coronavirus? Non credo sia possibile. Dobbiamo trovare il modo di affrontare questo controllo malefico delle nostre vite, e le fantasie di dominio totale che ci sono intorno.
  • Ci sono già state altre epidemie, non è una cosa che deriva dal nulla, non ci ha colto di sorpresa. Quello che è nuovo e la velocità delle dimensioni che ha assunto.
  • Dietro una parvenza di democrazia c'è una minaccia più subdola, meno chiara, all'epoca c'era una struttura autoritaria, ora invece c'è quasi una contaminazione, una trama che cerca di infiltrarsi tra le maglie della democrazia, impedendo di fatto la circolazione delle idee, l'affermazione dei diritti e per la cultura è più difficile incidere, anche se ha sempre la possibilità di mettere in scacco e in crisi l'establishment se vuole.

Ilmanifesto.it, 8 settembre 2020

  • Nel '68 c'era la dittatura ma credo che sia importante condividere la mia memoria specie tra i più giovani perché non si ripeta una situazione di violenza e di arbitrio. A loro dobbiamo offrire una visione chiara della realtà mentre i giornali, i media brasiliani quando parlano del nostro Paese non lo fanno mai in modo diretto, sembrano avere paura di affrontare le cose.
  • Purtroppo in Brasile siamo davanti a un modo poco democratico di gestire la cosa pubblica che mira a restringere i diritti di tutti. Lo vediamo quotidianamente, nell’atteggiamento che il nostro governo ha preso rispetto alla pandemia.
  • Penso che il virus ha messo in luce delle realtà che erano già lì, che esistevano magari sotto forma di suggestioni, e che sono emerse con evidenza perché tutto il mondo si è trovato nella stessa situazione.

Rollingstone.it, 10 settembre 2020

  • La creazione artistica rappresenta sempre una minaccia per un potere autoritario.
  • Attualmente in Brasile c’è un tentativo di autoritarismo, si cerca di impedire la circolazione delle idee. La situazione è diversa da allora, ma c’è una trama che cerca di corrodere i principi democratici. La paura di perdere i diritti acquisiti è grande.
  • Come si fa a creare canzoni che hanno il potere di trasmettere il senso di libertà in chi le ascolta? Credo che questo sia il mistero dello scrivere canzoni.
  • Vorrei portare ai giovani una visione di chiarezza, perché credo che le nuove generazioni, soprattutto in Brasile, siano sotto una nuvola di disinformazione.

Citazioni su Caetano Veloso

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Note

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  1. Citato in Política, la playlist di Caetano Veloso contro Bolsonaro, Lifegate.it, 6 novembre 2018

Voci correlate

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Altri progetti

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