Don Winslow

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Don Winslow nel 2016

Don Winslow (1953 — vivente), scrittore statunitense.

Citazioni di Don Winslow[modifica]

  • Per me Springsteen è un ascolto fisso. Tra l’altro, ci ha concesso l’uso della sua canzone Philadelphia quando come artisti abbiamo realizzato un video politico contro Trump, in occasione delle ultime elezioni presidenziali americane. È stato sempre una colonna sonora della mia vita, del mio lavoro, in modo particolare per questo libro [Città in fiamme]. La mia città, le città che descrivo, sono le città di Springsteen, che lui ha cantato e raccontato nei suoi testi tante volte.[1]

Corruzione[modifica]

Incipit[modifica]

L'ultima persona sulla Terra che ci si sarebbe aspettati di veder finire al Metropolitan Correctional Center di Park Row era Denny Malone.
Se qualcuno avesse nominato il sindaco, il presidente degli Stati Uniti, il papa, la gente di New York avrebbe scommesso sulle probabilità di vedere dietro le sbarre loro, prima del detective di primo grado Dennis John Malone.
Un poliziotto eroe.
Figlio di un poliziotto eroe.
Sergente veterano nell'unità più d'élite del Nypd.
La Manhattan North Special Task Force.
E, soprattutto, uno che sa dove sono nascosti tutti gli scheletri, perché la metà ce li ha messi lui.

Citazioni[modifica]

  • Denny Malone darebbe molto, per poter ricominciare.
    Cristo, darebbe tutto.
    Perché non avrebbe mai pensato di finire nella prigione federale di Park Row. Nessuno lo pensava, eccetto forse Dio, che però non aveva detto niente.
  • – Ti risparmio la fatica del conto, – dice Peña. – Sono settanta chili. Eroina nera messicana, «Dark Horse». Valore al dettaglio cinquanta milioni. I contanti che vedi sono poco più di quattro milioni di dollari. Prendi i soldi e la droga e lasciami andare. Salgo su un aereo per la Repubblica Dominicana e non mi vedi più. [ultime parole]
    Stanotte torniamo tutti a casa, pensa Malone.
    – Tira fuori la pistola, – dice. – Lentamente.
    Peña infila piano la mano sotto la giacca, per prendere la pistola.
    Malone gli spara due colpi al cuore.
  • Billy ride. – Siamo ricchi. [ultime parole]
    Malone dice: – Facciamo in fretta.
    Si sente un botto. Il Pit Bull ha spezzato la catena e si lancia verso di lui. Billy cade all'indietro gettando in aria l'eroina, che forma una nuvola a fungo e poi ricade come neve sulle sue ferite aperte.
  • La Bowling Night è un'istituzione della task force.
    Partecipazione obbligatoria, niente scuse. Mogli e fidanzate lo sanno: quando i loro uomini dicono che vanno al bowling con i ragazzi, non c'è Cristo che tenga.
    È un privilegio del caposquadra, o secondo alcuni un suo dovere, decidere quando è il momento di scaricare la tensione con una serata al bowling. E quando qualcuno spara a un poliziotto la tensione è alta.
  • Pochi minuti dopo esce anche Levin, un po' brillo, molto imbarazzato e completamente svuotato.
    – Non ditelo a Amy, eh? – dice subito.
    Gli altri scoppiano a ridere forte.
    – «Non ditelo a Amy!» – gli fa il verso Russo passandogli un braccio intorno alle spalle. – Questo ragazzo fa un salto da Batman addosso a un Jamaal durante una verticale e per poco non si becca un proiettile. Dopodiché gli dà una ripassata da manuale. Poi tenta di ammanettare Lou Savino davanti ai suoi uomini e alle loro donne nella sala principale di Gallagher, conclude inzuppando il biscotto in una fica da duemila dollari e la prima cosa che dice quando esce è «Non ditelo a Amy!»
  • – Non lo so, – dice Gallina. Si vede che è scosso, impaurito. – Ieri era molto silenzioso. Qualcosa non andava.
    – Ma non ha detto cosa?
    – Mi ha chiamato dalla macchina, – dice Gallina. – Ha detto solo che voleva salutarmi. Gli ho chiesto: «Ehi, Raf, che cazzo ti prende?» Lui ha risposto: «Niente» e ha riappeso. [Ultime parole]
    Un uomo sta per suicidarsi, pensa Malone, e chiama il suo partner, non la moglie, per dirgli addio.
    Poliziotti.
  • Levin conta fino a tre e grida: – Vado! – [Ultime parole] Ruota su sé stesso e attraversa la soglia. Viene colpito all'istante, dal basso: gambe, stomaco, petto, collo, testa.
    È già morto prima di crollare a terra.
  • Poi sorride, se si può chiamare sorriso quello che appare su ciò che resta della sua bocca. – Ho sentito dire anche un'altra cosa, Malone.
    – Cosa?
    – Che tu e io ora siamo uguali. Siamo tutti e due informatori. [Ultime parole]
    La testa gli ricade tra le braccia di Malone.
  • – Ti chiedo una cosa, – dice Malone. – Chi era Benjamin Coombs?
    Carter fa una faccia perplessa. Si sforza di ricordare se si tratta di qualche pittore afroamericano che non conosce. Ma non gli viene in mente ed è irritato quando deve chiedere: – Chi? [Ultime parole]
    Malone estrae la pistola.
    – Era Nasty Ass, – dice.
    E gli spara due volte al petto.
  • Sì, sono un poliziotto corrotto. Sono uno che ha sbagliato. E ne risponderò a Dio. Ma non a voi. (Dennis John "Denny" Malone)
  • – Credevo fossi Carter, – dice Castillo.
    Malone scuote la testa. – Hai ucciso uno dei miei fratelli. Un altro è ridotto a un vegetale.
    – Il nostro è un gioco pericoloso, – dice Castillo. – Conosciamo i rischi. Ora cosa facciamo?
    Castillo sorride.
    Il sorriso di Satana che parla con Faust.
  • Por Diego. (Carlos Castillo) [Ultime parole]
  • Che Dio mi aiuti.
    Ma lo so che non mi aiuterai. Perché dovresti?
    (Dennis John "Denny" Malone) [Ultime parole]

Explicit[modifica]

  • Il lavoro è compiuto. Malone si stende sulla schiena.
    Il suo vecchio era morto su un mucchio di neve sporca, Liam sotto un edificio in fiamme e a lui tocca morire su rocce aguzze, guardando il cielo.
    Il cielo è grigio, il sole sorgerà presto.
    Le sirene ululano.
    Una radio gli gracchia nell'orecchio.
    Dieci Tredici, Dieci Tredici.
    Agente ferito.
    Poi il cielo si fa bianco e le sirene smettono e la radio tace e lui sta di nuovo effettuando il suo primo arresto, quel tizio che aveva rapinato una vecchietta.
    Tutto quello che Denny Malone desiderava era essere un buon poliziotto.

Incipit de Il potere del cane[modifica]

El Sauzal
Stato di Baja California
Messico
1997

Il neonato è morto tra le braccia della madre.
Art Keller deduce dalla posizione dei cadaveri – lei sopra, il bimbo sotto – che la donna ha cercato di fargli da scudo. Di certo sapeva, riflette Art, che la sua morbida carne non poteva fermare le pallottole – non quelle di un fucile automatico, non da quella distanza – ma doveva aver agito per istinto. Una madre cerca sempre di proteggere con il proprio corpo il figlio. Così si è voltata, girando su se stessa mentre il proiettile la colpiva, e poi è caduta sul piccolo.

Incipit de La leggenda di Bobby Z[modifica]

Questa è la storia di come Tim Kearney diventò il leggendario Bobby Z.
La storia ha inizio il giorno che Tim Kearney affila come un rasoio una targa di automobile e taglia la gola a un Hell's Angel gigantescoche si chiama Stinkdog, causando a quest'ultimo una morte istantanea e all'agente della DEA Tad Gruzsa un'istantanea felicità.

Note[modifica]

  1. Intervista di Piero Melati, Don Winslow America mia in guerra contro te stessa, Repubblica.it, 29 aprile 2022.

Bibliografia[modifica]

  • Don Winslow, Corruzione, traduzione di Alfredo Colitto, Einaudi, Torino, 2017. ISBN 9788858426289
  • Don Winslow, Il potere del cane, traduzione di Giuseppe Costigliola, Einaudi, Torino, 2009. ISBN 9788806198916
  • Don Winslow, La leggenda di Bobby Z, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Rizzoli, 1997. ISBN 9788817845243

Film[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]