Ebenezer Prout

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Ebenezer Prout in un ritratto del 1904

Ebenezer Prout (1835 – 1909), musicologo, scrittore, insegnante e compositore inglese.

Strumentazione[modifica]

  • A cagione di una maggiore larghezza delle corde, la digitatura del violoncello differisce considerevolmente da quella del violino e della viola; e molti passi che su questi due strumenti sono facilissimi, diventano sul violoncello di una grande difficoltà, e certe volte impossibili. (cap. II, p. 27)
  • [...] come strumento melodico il violoncello, specie nel registro più alto della sua estensione, è al certo uno dei più espressivi in orchestra. Quando poi più violoncelli suonino all'unisono, si ottiene un suono cosi dolce e delicato, che nessun altro strumento potrebbe dare ugualmente. (cap. II, p. 29)
  • La digitatura del contrabbasso a cagione della grande lunghezza delle corde, è totalmente diversa da quella degli altri strumenti ad arco. Sul contrabbasso accordato per quinte è anche impossibile di eseguire una scala senza cambiare la posizione della mano. Del resto, a parte la questione della difficoltà tecnica, è necessario tener bene in mente che i passaggi rapidi sono quasi sempre privi di effetto, e che tutto quello che è stato detto a questo proposito sul violoncello, con maggior ragione può applicarsi a questo strumento. Specialmente sulle corde più basse, se le note sono eseguite troppo celermente non hanno tempo di risonare; e per quanto il sonatore possa attaccarle bene, è raro che l'effetto sia soddisfacente. (cap. II, pp. 34-35)
  • [...] i passi più usuali, sull'oboe sono quasi sempre abbastanza facili, ma non ne consegue però che sieno ancora di effetto. Qui per la prima volta dobbiamo far notare una cosa che è importantissimo di aver sempre in mente nel comporre per orchestra; la necessità cioè di non trascurare le proprietà degli strumenti sia rispetto al loro timbro, sia al modo come s'impastano cogli altri, ecc. (cap. III, p. 56)
  • L'oboe è precipuamente uno strumento melodico, e i passi di agilità, con piccole eccezioni (tra cui va annoverato il solo di oboe nell'intermezzo del terzo atto dell'Egmont di Beethoven), su questo strumento sono privi di effetto. Trattandolo convenientemente, invece esso è ugualmente adatto all'espressione della melanconia, della tenerezza e della gioia. Alcuni esempi tratti dalle opere dei più grandi compositori varranno a provarlo nel miglior modo possibile. (cap. III, p. 56)
  • L'oboe richiede cosi poco fiato che il sonatore è continuamente costretto a trattenere il respiro. Por questo è assolutamente necessario di dargli spesso dei punti di riposo per la respirazione. Non havvi nell'orchestra alcun altro strumento pel quale tal cosa abbia un'uguale importanza, e il compositore deve principalmente aver cura di non stancare chi suona. Oltre a questo, i muscoli della bocca per la pressione delle labbra contro il bocchino divengono talmente stanchi, che il sonatore, se non gli si assegnano abbastanza pause, diviene presto incapace di emettere un suono giusto. (cap. III, pp. 58-59)
  • Nessun istrumento a fiato è suscettibile di tante diverse applicazioni come il fagotto. I passi rapidi, se scritti in toni favorevoli e se non scendono troppo nelle note profonde, sono facili e di effetto, come ad es., il solo per fagotto nel finale della Sinfonia in si b[emolle] maggiore di Beethoven. Le melodie lente nel registro acuto sono piene di espressione, dacché il suono del fagotto in quel punto della sua estensione rammenta il violoncello, e, in una certa maniera, rassomiglia alla voce del tenore. (cap. III, p. 60)
  • Nel produrre effetti grotteschi nessun istrumento può paragonarsi né avvicinarsi al fagotto. Si potrebbe chiamare il clown dell'orchestra. Il nostro buono e vecchio padre Haydn, ritoccante di buon umore com'era, sembra sia stato il primo ad osservare questa proprietà, e nelle sue sinfonie si trovano diversi passaggi grotteschi affidati al fagotto. (cap. III, p. 62)
  • Il timbro della tromba è assai squillante, e penetrante in un modo tutto speciale; una sola sua nota si fa sentir facilmente a traverso l'intera massa degli strumenti a corda e a fiato. I maestri antichi l'adoperavano perciò con un intento ritmico e spesso ancora, per marcare il tempo forte della battuta. (cap. V, p. 119)
  • In molte orchestre non si trovano affatto le trombe; ma le parti scritte per questo strumento sono eseguite da Cornette a Pistoni.
    Avendo questo strumento un suono difettoso e assai ignobile, questo cambiamento è perciò da evitarsi per quanto è possibile. (cap. V, pp. 121-122)
  • Il timbro del trombone è essenzialmente sonoro e nobile, robusto e pomposo nel forte e straordinariamente rotondo e pieno nel piano e nel pianissimo [...]. (cap. V, p. 136)
  • Sembra che Mozart abbia scoperto per il primo l'effetto che producono i tromboni quando accompagnano piano le voci, come si può vedere nell'aria di Sarastro Grand'Isi, Grande Osiri, nel 2º atto del Flauto magico. I compositori moderni li hanno spesso adoperati con un risultato ugualmente felice. [...] Nessun compositore ha fatto un uso migliore di lui degli effetti delicati dei tromboni. (cap. V, p. 137)
  • Il trombone viene adoperato soltanto di rado come strumento a solo. Un bell'esempio del suo impiego come tale trovasi nel Tuba Mirum della Messa di Requiem del Mozart. Il passo nella edizione antica della partitura stampata è affidato al fagotto, e nelle esecuzioni di ora viene eseguito da questo strumento. Nonostante ciò esso era stato scritto per trombone, e il cambiamento è derivato soltanto dal non avere potuto trovare a quel tempo alcun suonatore di trombone che lo potesse eseguire. Ora ogni suonatore potrebbe eseguirlo relativamente con abbastanza facilità. (cap. V, p. 139)

Bibliografia[modifica]

  • Ebenezer Prout, Strumentazione, versione italiana di Vittorio Ricci, Ulrico Hoepli, Milano, 19012.

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