Elena Černenko (giornalista)
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Elena Vladimirovna Černenko, attivista e giornalista russa.
Recensione di Educazione siberiana di Nicolai Lilin, memorialitalia.it, 3 ottobre 2011.
- "Non hai letto il libro di Nikolai Lilin Educazione siberiana? – mi chiedeva la primavera scorsa un giornalista tedesco mio amico. – Impossibile! È un bestseller mondiale, tradotto in 40 lingue, in Europa l'autore è già definito "il nuovo simbolo della letteratura russa". Ma non sono riuscita a trovare l'opera reclamizzata dal collega in nessuna libreria di Mosca. In russo non è uscita.
- Sulla copertina si dice che si tratta di un'autobiografia, e che Nikolai Lilin è "erede degli urka siberiani". [...] A giudicare dalla quantità di recensioni positive al libro di Nikolai Lilin apparse nei media europei e americani, nei lettori occidentali non è sorto alcun dubbio sull’attendibilità dei fatti da lui esposti.
- I recensori non si sono lasciati turbare [...] dal fatto che fino al 1940 Bender si chiamava Tighina ed era parte della Romania, per cui Stalin semplicemente non poteva deportarvi nessuno, tanto più che all'epoca la gente veniva deportata in Siberia e non dalla Siberia.
- Se si uniscono i dati del libro di Lilin, delle sue interviste sulla stampa occidentali e dei suoi interventi alle fiere librarie, prima dei 23 anni l'autore ha fatto in tempo a: finire due volte in carcere in Transnistria ed essere processato in Russia, militare per tre anni come cecchino in Cecenia e un altro paio d'anni in Israele, Iraq e Afghanistan. A 24 anni ha fatto il pescatore su una nave in Irlanda, poi si è trasferito in Italia, dove si è sposato, ha aperto un salone di tatuaggi, ha scritto un bestseller e per poco non è diventato vittima di un attentato con motivazioni politiche.
- Peccato che il film [Educazione siberiana] si dovrà girare non in Transnistria, ma in Lituania e in Italia. Altrimenti bisognerebbe spiegare agli abitanti di Bender, che non hanno letto l'opera di Nikolai Lilin, che la loro città è governata dai discendenti dei Robin Hood siberiani deportati da Stalin. Lui, fra l'altro, a Bender lo conoscono bene. A dire il vero sotto un altro nome: Veržbickij.
"Gli piaceva inventare storie di ogni genere, nessuno ci faceva troppo caso, un semplice contaballe, solo le ragazze credevano alle sue favole, – ha confidato a Ogonëk un vecchio conoscente di Nikolai Veržbickij, il web designer Igor' Popušnoj. L'ho trovato in uno degli internet forum della città, dove si discuteva di Educazione siberiana. – Molti qui si sono perfino rallegrati, quando hanno saputo che era diventato uno scrittore di successo. Vero è che quando hanno saputo di cosa tratta il libro, sono rimasti molto perplessi. La nostra è una città normalissima. Direi perfino tranquilla. Non so dove è andato a pescare quegli urka. Almeno avesse scritto fra parentesi che era tutta una favola." - Ho chiesto a Nikolai Lilin-Veržbickij che cosa pensa dei commenti dei suoi ex amici. Lui ritiene che siano invidiosi: "Si sentono offesi e inferiori. Io sono riuscito ad andarmene e a ottenere qualcosa, e loro no." Però chiacchierando con me – a differenza che nelle interviste ai giornalisti occidentali – ha sottolineato ripetutamente che il suo libro non è un'autobiografia e che a collocarla come tale sono i suoi editori occidentali. Mentre lui non c'entra niente.
- L'autore insiste che il libro [Caduta libera] è basato sulla sua esperienza personale di combattente in Cecenia. Nell’intervista a Ogonëk ha detto di aver partecipato alla seconda guerra cecena, ma si è rifiutato di dare dettagli. E le fonti del Ministero della Difesa affermano che in Cecenia non c'è mai stato un soldato di nome Lilin o Veržbickij.
Del resto, l'autore anche questa volta ha preso le sue precauzioni. Benché assicuri di essere stato richiamato con la forza direttamente da Bender nell’esercito russo e di aver combattuto in Cecenia, sottolinea in modo particolare che il suo secondo libro "non parla della Cecenia". Dunque, i fatti da lui descritti potevano accadere in qualsiasi altra guerra.
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