Elisa Bartoli
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Elisa Bartoli (1991 – vivente), calciatrice italiana.
Citazioni di Elisa Bartoli
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Io sono nata [a Roma] nella zona di Ponte Milvio e ho iniziato a giocare assieme a mio cugino nel cortile di mia nonna, poi sono andata a giocare alla Nuova Milvia, una squadra maschile. Questo ha tirato fuori tutta la mia cattiveria agonistica, sui campi in terra dove con una scivolata ti rovinavi. Giocavamo in campi che non avevano nemmeno lo spogliatoio, si usciva col cappotto e si andava a fare la doccia a casa.[1]
- Credo che già in culla avevo la sciarpa giallorossa. Ho sempre visto le partite con dieci-quindici persone in una stanza, vengo da una famiglia molto romanista. Mi ricordo ancora mio padre che ogni volta che perdeva la Roma non voleva andare al lavoro il lunedì. Sono cresciuta così. La prima squadra a chiamarmi è stata la Lazio quando avevo dodici anni, ma nemmeno ho voluto sentirli, ho detto subito di no.[1]
- La maglia azzurra è un sogno, è un privilegio, una responsabilità [...]. Rappresenti l'Italia e non puoi sbagliare, devi essere felice e cercare di andare avanti con il sorriso.[2]
Marco D'Ottavi, ultimouomo.com, 27 settembre 2019.
- [Sugli inizi, in particolare sul giocare contro i maschi.] Le prese in giro c'erano, però mi facevo forza perché la mia squadra credeva in me, poi nel momento in cui entravi e non gli facevi toccare palla eri tu a prenderli in giro.
- A livello caratteriale e fisico, io credo di essere diventata quella che sono grazie al [calcio] maschile, perché lì la palla o te la guadagni o nessuno te la passa.
- [Sulle difficoltà del calcio femminile italiano.] Le trasferte le facevamo il giorno stesso: ci alzavamo alle 4 di mattina, prendevamo l'aereo delle 6, arrivavamo a Bergamo con Ryanair alle 7 di mattina, per dire, perché quasi tutte le squadre stavano al Nord. Poi andavamo al centro commerciale per due ore, per passare il tempo, pranzavamo, giocavamo, vincevamo, nonostante ci eravamo svegliate alle 4 del mattino, e tornavamo la sera alle 22.
- Se uno viene a vedere una partita del femminile pretendendo di vedere il maschile, forse farebbe meglio ad andare a vedere il maschile. Noi a differenza del maschile trasmettiamo il cuore, la voglia, la passione, il sacrificio, la voglia di andare su ogni pallone, di non mollare un centimetro.
- Io amavo Cafù, ero innamorata di Cafù, quindi in fatto di sombreri e di dribbling... mi piace l'idea del terzino che si sovrappone, che è tecnico, che entra in mezzo al campo, che non da punti di riferimento, che non sta solo all'esterno. Amo il palleggio, le triangolazioni. Poi è normale che sia aggressiva, che entri in scivolata e tutto.
Intervista di Daniele Manusia, ultimouomo.com, 20 luglio 2023.
- [...] io dico sempre alle ragazze di inseguire i propri sogni. Dico loro di andare contro quelle parole che anche io in passato ho subito. Quelle chiacchiere secondo cui il calcio non è adatto a una donna. Io dico: non è vero, non c'è niente di impossibile. Non c'è niente di vietato, tutto è concesso.
- Io sono testarda. Sai quante volte ho sentito cose tipo: eh ma sei un maschiaccio... Oppure quando andavo a giocare e gli avversari vedevano che c'era una ragazza magari si mettevano a ridere. Prima della partita ridevano, dopo piangevano.
- La cosa più bella è stata, a diciassette anni, giocare con calciatrici più grandi, le più forti di quel periodo. A quell'età arrivare subito ai massimi livelli, confrontarti con quelle giocatrici e prendere magari anche sette gol a partita, perché è successo anche quello, ti dà tanto a livello caratteriale, ti dà la forza di continuare nonostante tutto.
- Vincere a Roma è qualcosa di unico e speciale, solo chi vince a Roma può capirlo.
- Un giorno non avevo voglia di andare a scuola, ero alle elementari, e mia sorella mi fa: dai, ti porto a Trigoria. Ci siamo arrampicate su un muro per vedere Batistuta, Totti, Montella... Abbiamo anche aspettato i giocatori fuori dal cancello per un autografo, poi siamo tornate a casa in orario perfetto, senza che nessuno si accorgesse di niente.
- La cosa più bella è vedere la passione e l'amore che hanno verso di noi i tifosi. Vedo proprio l'emozione che riusciamo a trasmettere. E che loro ci restituiscono. Vedo una partecipazione completa di persone di tutte le età e i generi. Dal bambino al signore più grande. E ovviamente anche le bambine. Lo vedo quando mi fermano per strada e mi chiedono una foto, vedo proprio che mi vogliono bene. E spero di poter essere un punto di riferimento positivo per loro.
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Valerio Curcio e Leonardo Frenquelli, Elisa Bartoli: "Roma, io tremo per te. Sono orgogliosa di questa maglia e di questa fascia", ilromanista.eu, 19 ottobre 2018.
- ↑ Da un'intervista alla Federazione Italiana Giuoco Calcio; citato in 50 presenze in Nazionale per Elisa Bartoli, asroma.com, 20 gennaio 2019.
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