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Emilio Sereni

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Emilio Sereni

Emilio Sereni (1907 – 1977), scrittore, partigiano, politico e storico dell'agricoltura italiano.

Napoli

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  • Il 24 luglio 1897, un telegramma giunge a Napoli da Londra: «Oggi il Consiglio d'amministrazione della ditta Armstrong ha deciso di aderire al Consorzio delle industrie navali meridionali, sia per la fabbrica di cannoni di Pozzuoli, sia per la fondazione di un nuovo cantiere navale a Pozzuoli stesso». E' la risposta degli industriali agli scioperanti inglesi; è la nascita della grande industria, del proletariato moderno a Napoli.
    Attorno alla fonderia di cannoni ed al nuovo cantiere per la costruzione degli scafi in ferro della ditta inglese Armstrong, si coalizzano altre forze industriali, italiane e straniere: Al Consorzio aderisce la ditta De Luca, per la produzione dei proiettili, il gruppo Pattison-Hawthorn per la costruzione delle caldaie, la ditta tedesca Schwarzkopf per la fabbricazione dei siluri. Nasce, anche a Napoli, un proletariato metallurgico.
    Cosi, in una maniera brusca e, se si vuole, un po' artificiale, Napoli si affaccia alla vita industriale moderna: e di questa origine della sua grande industria la città conserva, fino ad oggi, l'impronta caratteristica, nella sua fisionomia demografica come nella sua attrezzatura produttiva.
    A Napoli, alla grande fabbrica moderna non fa corona come a Milano una folla di medie imprese, che contribuiscono potentemente a creare attorno ad essa un tipico ambiente industriale; né d'altra parte la grande fabbrica ha rivelato – come a Torino – una vitalità tale da assorbire praticamente tutta la vita cittadina. Gli è che a Milano o a Torino – come nella maggior parte delle grandi città moderne – è appunto il moderno sviluppo industriale e commerciale che ha determinato progressivamente, con l'incremento demografico, l'ossatura fondamentale della vita cittadina; mentre il grande agglomerato umano di Napoli e la sua struttura sociale hanno origini assai più lontane, sono il prodotto di altre condizioni economiche, di altre forme di vita. (p. 142)
  • Assai prima della costituzione del Regno d'Italia, Napoli era stata, per lunghi secoli, la capitale del maggiore tra gli Stati in cui l'Italia era divisa, ed una delle più grandi città d'Europa. Già sullo scorcio del Medio Evo, Napoli oltrepassava i 200 mila abitanti, quando Milano non sorpassava che di poco i 50 mila e Torino ne contava 16 mila soltanto; quando Amburgo ne aveva meno di Torino e Londra meno di Milano. Centro economico, politico e culturale di un grande regno, che la struttura montuosa ed il deficiente sviluppo dei mezzi di comunicazione rendevano impervio, Napoli era divenuta il punto di richiamo per una numerosa popolazione essenzialmente consumatrice, rapidamente cresciuta in conseguenza dei privilegi ad essa accordati. [...] La popolazione di cui Napoli era cresciuta non costituiva, così, un moderno proletariato di produttori, la classe di cui tutta la società vive; viveva anzi essa stessa delle briciole dello sfruttamento che nobili, usurai e burocrati concentrati a Napoli esercitavano sulle province; costituiva, attorno alla reggia ed alle case dei signori, una plebe, un proletariato di consumatori, che viveva ai margini della società, a spese della società. [...] Con la costituzione del Regno d'Italia, Napoli perdeva d'un tratto, coi suoi privilegi di capitale, il monopolio dello sfruttamento del Mezzogiorno, che passava ormai nelle mani del nuovo capitalismo del Settentrione. Soffocati dalla concorrenza del Nord i timidi inizi di un'industria manifatturiera, che si erano avuti a Napoli sotto gli ultimi Borboni, tagliata oramai fuori dalle linee dei grandi traffici internazionali, Napoli resta come un grande capo idropico privo di corpo. (p. 142).
  • Nel 1898, mentre già a Milano ed altrove il proletariato organizzato dà prova della sua disciplina e del suo eroismo di fronte ai cannoni del generale Bava-Beccaris, a Napoli il moto popolare si presenta ancora come moto incomposto di plebe, come una elementare rivolta della fame. Ma già nel settembre 1904 – quando, in segno di protesta contro gli eccidi proletari di Buggerru e di Castelluzzo, partirà da Milano per tutta Italia la parola d'ordine dello sciopero generale – si troveranno a Napoli 72 leghe operaie organizzate nella Borsa del Lavoro per realizzare una imponente e disciplinata manifestazione di forza, che neanche le provocazioni poliziesche riusciranno a far degenerare. Per la prima volta nella millenaria storia della città, si viene costituendo a Napoli, con la formazione di un proletariato di grande industria, un nucleo di classe relativamente compatto, capace di aggruppare attorno a sè e di introdurre degli elementi di organizzazione nella grande disgregazione sociale della plebe napoletana. (p. 142)
  • Fin dal suo primo apparire sulla scena politica, il nascente proletariato napoletano si era affermato come l'unico elemento capace di rinnovare profondamente la vita cittadina; cosa di non piccola importanza, in una città come Napoli. Anche oggi si ricordano, qui, insieme con le grandi lotte sindacali dell'anteguerra e del dopoguerra, le battaglie condotte dal proletariato, nei primi anni del '900, contro la corruzione dominante nelle amministrazioni comunali, liberali o clericali che fossero. Ma vi era ancora un che di angusto , di provinciale in queste lotte, che i dirigenti piccolo-borghesi del socialismo napoletano, gli Arturo Labriola, i Lucci e simili, tendevano del resto sempre a deviare, dal terreno della denuncia politica, su quello del pettegolezzo municipale.
    Nel dopoguerra, moltiplicati e rafforzati i legami con il proletariato più avanzato del Settentrione, ii proletariato napoletano si eleva alla sua scuola, nel nuovo clima politico, ad una visione più generale dei suoi compiti: e la sua nuova coscienza politica troverà la sua espressione culminante nella occupazione delle fabbriche, che si estende, anche a Napoli, in tutti i maggiori stabilimenti. Anche a Napoli, oramai, il proletariato si è affermato come forza politica decisiva: e contro di esso si concentreranno i colpi più duri della reazione fascista. (p. 143)

Citazioni su Emilio Sereni

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  • Ora sto rileggendo il carteggio tra i fratelli Sereni, Enzo, il sionista che poi morì a Dachau, ed Emilio, il dirigente comunista. Sono lettere molto profonde, che ci riportano a un tempo durissimo. Ho sentito il bisogno di riprenderlo dalla mia libreria. (Emanuele Macaluso)

Bibliografia

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  • Emilio Sereni, Napoli, in Lo Stato operaio: rassegna di politica proletaria, n. 8-9, anno XII, 15 maggio 1938.

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