Enzo Bianchi

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Enzo Bianchi (2013)

Enzo Bianchi (1943 – vivente), monaco italiano.

Citazioni di Enzo Bianchi[modifica]

  • A noi cristiani non bastano i riti, serve l'adesione del cuore e dell'intelletto. Non basta ripetere formule di cui non si sa il significato: chi prega deve capire ciò che dice, e in questo senso la riforma liturgica del Concilio Vaticano II è stata fondamentale per una fede più pensata, che non sia solo devozione.[1]
  • Hans Urs von Balthasar fu personalità poliedrica e singolarissima, probabilmente un uomo più grande del tempo in cui visse: musicista, germanista, letterato, filosofo, teologo, editore, traduttore, maestro spirituale, conferenziere, fu autore di una vasta produzione teologica in cui dialogò con il patrimonio culturale dell'Occidente.[2]
  • L'esperienza di fede è esperienza di bellezza, di un incontro tanto reale quanto indicibile, di una presenza più intima a noi del nostro stesso intimo. Ed è esperienza che investe anche il corpo e i sensi. In Oriente il santo è l'uomo con il volto luminoso, il cui corpo esala profumo, la cui somaticità è ormai evento di bellezza e di comunione. Certo, guai a confondere lo psicologico e l'emozionale con lo spirituale, ma lo spirituale traversa lo psichico e investe i sensi del corpo.[3]
  • La mia preghiera da bambino era una preghiera che oggi non farei più: Dio sa quante candele ho acceso prima di un esame o di un compito a scuola. Era un modo di pregare spontaneo, sincero: ma oggi abito altre forme di preghiera.[1]

La differenza cristiana[modifica]

  • Quando forze politiche vogliono generosamente offrire protezione giuridica o prestazioni finanziarie alle chiese, in realtà operano per il proprio tornaconto. (I, 1)
  • La nostra società è sempre più pluralista per religione, morale, costumi: in essa il cristianesimo deve vivere e collocarsi senza logiche di inimicizia e di creazione di un avversario. (I, 2)
  • Il vangelo, infatti, ispira sì l'agire storico dei cristiani, ma è nella stessa storia che diviene comprensibile. L'ethos non è dato una volta per sempre, non è calato dall'alto né normativamente contenuto nei libri, ma è costantemente elaborato nella storia, nel cammino fatto accanto e assieme ad altri uomini. (I, 5)
  • Non soluzioni tecniche, non ricette politiche, ma la voce dei pastori sarà tanto più autorevole quanto più capace di essere voce del vangelo e non di risposte tecniche in merito all'attuazione delle esigenze evangeliche. (II, 4)
  • Non si incontra mai l'islam o una religione, bensì uomini e donne che appartengono a determinate tradizioni religiose e per i quali questa appartenenza è un aspetto di un'identità molteplice e non monolitica. (II, 5)
  • Perché l'universalismo non degeneri in totalitarismo, va pensato come universale bisogno dell'altro e declinato come vocazione all'esilio, alla diaspora, alla dispersione tra le genti, le culture: la fede cristiana non può coincidere con una cultura o un'etnia o un sistema di pensiero. Essa è transculturale e deve essere perciò accompagnata da un'opera di deculturaziione per non rischiare di spacciare per vangelo ciò che è forma culturale. (III, 2)

Le vie della felicità[modifica]

  • Gesù, la nostra beatitudine, ci in-segna un cammino di felicità, apre tutti i giorni davanti a noi le vie della felicità cui anela ogni essere umano.
  • Il santo è l'uomo nuovo, quello che vive secondo il modello lasciato da Gesù Cristo; è l'uomo delle beatitudini; è l'uomo spogliatosi dal proprio egoismo, che vive per Dio e per gli altri; è l'uomo trasfigurato. È l'uomo veramente e pienamente umano.
  • Le beatitudini radicano saldamente nel presente coloro che le ascoltano, aprendoli nel contempo ad un futuro di speranza, vengono cioè indirizzate a persone che sono in condizioni umane di prova, di difficoltà, di contraddizione vissuta: è in tale stato che essi scoprono di essere destinatari di un'azione di Dio, la quale è già oggi occasione di felicità.

Incipit di Il pane di ieri[modifica]

Premessa

Ël pan ed sèira, l'è bon admàn

Difficile operazione ricordare, rileggere e raccontare il proprio passato, il mondo di ieri nel quale abbiamo vissuto. Operazione in cui si corre non solo il rischio della nostalgia, quanto quello di rendere idilliaco ciò che in realtà non lo era affatto: rischio ancor più facile se il nostro passato si situa in un mondo un po' perduto, come quello della cultura contadina, e se i ricordi risalgono a un'età precedente quella della maturità. Eppure resto convinto della verità di un detto della mia terra: Ël pan ed sèira, l'è bon admàn "Il pane di ieri è buono domani"...

Note[modifica]

  1. a b Citato in Riccardo Bigi, Festival delle religioni: a Firenze basilica di San Miniato gremita per Enzo Bianchi e Sergio Givone, Toscana Oggi.it, 26 aprile 2019.
  2. Da Von Balthasar: l'abisso e la bellezza, Avvenire, 12 agosto 2005.
  3. Da Lessico della vita interiore. Le parole della spiritualità, BUR, Milano, 2004.

Bibliografia[modifica]

  • Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, 2008. ISBN 9788806194888
  • Enzo Bianchi, La differenza cristiana, Einaudi, 2006. ISBN 8806183591
  • Enzo Bianchi, Le vie della felicità Gesù e le beatitudini, Einaudi, 2010.

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