Hans Urs von Balthasar

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Balthasar negli anni Venti

Hans Urs von Balthasar (1905 – 1988), presbitero e teologo svizzero.

Citazioni di Hans Urs von Balthasar[modifica]

  • Adrienne contempla [in Maria nella redenzione] l'unità della Madre e del Figlio [...]. Pienamente cosciente dell'insondabilità del mistero [...] lo esamina da tutte le parti, e lo fa con un vigore speculativo così sorprendente, che ben difficilmente si potrà trovare nella letteratura mariologica qualcosa di paragonabile. Le meditazioni sono così dense che il lettore è costretto a procedere passo a passo, senza sorvolare su nulla. Poiché i pensieri si muovono sempre nell'immenso spazio dei santi misteri di Dio, può sorgere talvolta l'impressione che certi aspetti stiano tra loro in contraddizione, ma ad uno sguardo più attento si vedrà come i contrasti siano senz'altro appianabili: servono in fondo ad evitare l'illusoria superficialità di chi ritiene di aver già capito abbastanza. Si può addirittura dire che proprio certe pagine tra loro contrastanti conducano meglio al centro del mistero. Pochi autori contemporanei hanno come Adrienne von Speyr la capacità di esprimere con ogni esattezza e profondità di pensiero la coscienza di stare alla presenza di un Dio infinitamente più grande.[1]
  • C'è, senza dubbio, un limite molto stretto fra miseria, che deve essere in tutti i casi soppressa, e povertà, che può essere una grazia che ci avvicina al Regno.[2]
  • Certe cose vengono in questo libro [Dalla mia vita] narrate incisivamente; altre in maggior numero vengono taciute. Un'illuminazione retrospettiva fa prevedere le profondità che si nascondono dietro singole parole. Adrienne, che nel suo Libro di tutti i santi ha potuto svelare l'anima dei santi in modo così stupefacente [...] era al tempo stesso una persona estremamente riservata. «Faire sans dire» era il motto della famiglia von Speyr, e lei non solo lo citava volentieri, ma soprattutto l'attuava e praticava anche frequentemente. Il suo sguardo era volto a Dio e nessuno ha mai ben saputo con quale coraggio davvero da scavezzacollo ella si è buttata per il suo Signore: nell'offerta di se stessa per gente nota e ignota, o semplicemente a fonds perdu per le necessità di Dio. Tutto ciò era per lei un ovvio dovere di gratitudine. Si sarebbe vergognata di vantarsene minimamente. Possedeva i contrassegni interiori dello spirito aristocratico: l'istinto per ciò che è nobile e puro, ovunque lo trovasse, la disponibilità immediata a ogni specie di servizio, il cuore grande che dà senza calcolo.[3]
  • Ci sarà la lotta delle razze (e non delle classi) e Martin Luther King, ottimo cristiano, sarà il martire di questa lotta, ma la sua morte sarà piuttosto la vittoria di una razza che di una religione.[2]
  • È la comunione che libera ed è la libertà, essa sola, che rende possibile la comunione.[2]
  • Gesù fonda la figura di Pietro su questa simultaneità, specifica della carica ufficiale, dell'umiliazione e della missione. È una riproduzione attraverso una deficienza, come lo esprime, in una immagine grandiosa, la crocifissione di Pietro, con i piedi in alto: è la croce, ma come un'immagine rovesciata, simbolo definitivo della situazione gerarchica. Solo grazie a questa umiliazione permanente della funzione ecclesiale l'immagine di un ministero gerarchico nella Chiesa è cristianamente sopportabile [...]. Ora però ciò significa che la figura del ministero istituito da Cristo nella Chiesa ha, in quanto tale e indipendentemente dalla persona che lo riveste, la figura della croce.[4]
  • Il senso della vita nei consigli evangelici consiste nell'introdurre sempre oltre e al di là di ciò che è privato e personale, a ciò che è proprio della Chiesa tutta intera [...].[5]
  • L'Autore ha il dono di presentare questioni scottanti della fede cristiana con grande chiarezza e allo stesso tempo con decisione, per specialisti come per profani.[6]
  • [Col rosario] l'Ave Maria diventa una sorta di respiro della Terra e di sospiro dell'umanità verso il Cielo.[7]
  • L'opera di Adrienne von Speyr [L'Apocalisse] è basata su alcuni presupposti. Essi sono essenzialmente i seguenti: 1) l'autore dell'Apocalisse è il discepolo prediletto Giovanni, che l'ha scritta come sua ultima opera dopo il Vangelo e le lettere; 2) le sue affermazioni vanno prese sul serio. Egli ha realmente visto quel che dice d'aver contemplato, e l'ha visto precisamente nel modo in cui lo riferisce: perciò non ha finto né il fatto del rapimento, perché una cosa del genere fa parte del modo di esprimersi del genere letterario apocalittico, né ha fatto ricorso a forme e immagini letterarie esistenti, magari per esprimere un'estasi effettiva; la sua opera è originaria ed autonoma. Essa, qualora qui si possa seriamente parlare di un genere letterario, costituisce al riguardo l'analogatum princeps; se l'Apocalisse conclude la serie delle visioni e predizioni bibliche genuine, allora queste (soprattutto in Ezechiele e Daniele) nell'economia salvifica divina erano orientate alla "rivelazione" conclusiva "di Gesù Cristo concessagli da Dio". Erano predizioni preparatorie e parziali di quanto Dio volle ora rivelare per mezzo di Cristo ai suoi servi nella Chiesa e che manifestò "inviando il suo angelo al suo servo Giovanni" (Ap 1,1).[8]
  • L'opzione per i poveri può essere detta centrale nell'atteggiamento di Gesù, ma vi vede Egli solo i materialmente poveri o tutti i poveri diavoli non piuttosto indigenti o ricchi che falliscono la loro entrata nel Regno dei Cieli?[2]
  • La danza sacra che i filosofi di oggi fanno attorno all'hegelismo, ultima tappa della filosofia prima del materialismo e del positivismo, si rivela infeconda e sterile, gira solo attorno a se stessa, dimenticando sempre più il vero mistero: quello della Croce e della sua presenza reale nella Chiesa di tutti i tempi per mezzo dello Spirito.[2]
  • La libertà umana è minacciata dalla sua stessa debolezza: sventurati coloro che ne abusano.[2]
  • La strada che imbocca nuovamente Adrienne von Speyr [nel libro E seguirono la sua chiamata], è la strada che vuole convincere per la totalità. [...] Il tutto del cristianesimo rende talmente felici che, in suo nome, si può esigere anche il rigore di un'ascesi. È solamente perché il Cristo dona tutto, un tutto divino, che egli esige tutto, che domanda al credente il piccolo tutto umano. Questo libro vuole essere letto e interpretato in vista di questa totalità.[5]
  • Le nostre illusioni sono spesso a base di generosità.[2]
  • [Premunendosi dalle critiche di "credulità" verso le esperienze di Adrienne von Speyr] Nessuno saprà mai quante prove tangibili della verità soprannaturale ho ottenuto. È come se si fosse voluto ficcare in testa a mazzate la verità. Una nuvola di testimoni, una vera pioggia di prove si è abbattuta su di me da tutte le parti. Visto dal di fuori, ciò che ho fatto o farò può apparire un azzardo. Ma dal di dentro non lo è mai stato. Tutto era sostenuto fin dall'inizio da una incredibile Grazia, e solo alcuni momenti di difficoltà sono stati duri da superare. Non ho mai avuto il minimo dubbio.[9]
  • Noi siamo quei saggi e quei capaci ai quali, secondo le parole di Gesù, Dio ha nascosto il suo mistero; mentre i piccoli non distinguono ciò che comprendono ancora da ciò che non comprendono più, ma procedono senza esitazione e ingoiano, per così dire, il boccone tutto in una volta.[2]
  • [Data la discesa di Cristo agli inferi] non c'è nessuna morte che non possa essere recuperata, nemmeno la più dannata, perché chi tra i figli degli uomini può paragonarsi al Figlio eterno, dove si tratta dell'esperienza dell'eterna origine da Dio Padre, dell'eterno dipendere e del sempre nuovo sgorgare da lui, dell'esistenza nella fonte della generazione? Chi come lui quindi può valutare nella profondità ultima che cosa vuol dire essere abbandonato, piantato in asso dal Padre? quale poena damni è comparabile a questo?[10]
  • Non ci sono esempi di rivoluzioni che non abbiano rafforzato il regime amministrativo e poliziesco.[2]
  • Non posso capire come lei [Coppellotti, traduttore di un'opera di Bloch spedita a Balthasar] possa prendere posizione a favore di Bloch. Oppure lei non vede più la differenza fra il Cristo e l'Anticristo? Fra il Nuovo Testamento e l'Antico Testamento che si rifiuta di superare la soglia e si allea piuttosto con la Gnosi peggiore (der ärgsten Gnosis)?[11]
  • Non si vuol credere se non a ciò che si comprende con la propria umana sapienza, a ciò che rientra nelle proprie categorie anche le più sublimi: ciò che le oltrepassa, la sapienza di Dio, appare irrazionale.[2]
  • Prende o dà scandalo, come ebbe a sentenziare Guardini, chi pretende di aver ragione adducendo argomenti «penultimi», cioè non perentori. Simili ragioni penultime sono in questo caso il clamoroso abuso del nuovo Ordo liturgico da parte di un gran numero di ecclesiastici, mentre la ragione ultima parla, nonostante tutto, per la Chiesa del Concilio e contro i tradizionalisti. La S. Messa aveva urgente bisogno del rinnovamento, soprattutto di quell'attuosa partecipazione di tutti i fedeli all'azione sacra che nei primi secoli era qualcosa di assolutamente pacifico. Tutt'al più – come hanno ribadito P. Louis Bouyer e anche il cardinale Ratzinger – si sarebbe potuto tollerare ancora per un determinato tempo la vecchia messa preconciliare (nella quale, dai tempi di Pio V, sono state apportate a più riprese numerose e sostanziali modificazioni); a poco a poco questa messa avrebbe finito per estinguersi organicamente. Quel che, inoltre, i tradizionalisti non considerano, è che quasi tutto il «nuovo» inserito nel messale di Paolo VI deriva dalle più antiche tradizioni liturgiche, che il suo pezzo forte, il Canone Romano, è rimasto immutato, che il ricevere l'ostia nelle mani e in piedi è stato abituale fino al IX secolo e dei padri della Chiesa ci testimoniano che i fedeli si toccavano devotamente occhi e orecchie coll'ostia prima di consumarla. Non dovremmo dimenticare, dice Ratzinger, «che impure sono non le sole nostre mani, ma anche le nostre lingue» – Giacomo dice che la lingua è il nostro membro più peccaminoso (Gc 3, 2-12) – «e anche il nostro cuore... Il massimo rischio e nel contempo la massima espressione della misericorde bontà di Dio è che sia lecito toccare Dio non solo con le mani e la lingua, ma anche con il cuore» (J. Ratzinger, Eucharistie – Mitte der Kirche. Vier Predigten, Monaco di Baviera, Erich Wewel, 1978, p. 45).
    Il tradizionalismo si appoggia a forme non basate su di una teologia e una filosofia vive e che già per questo non possono rivendicare una validità oggi persuasiva. Ovviamente la situazione varia a seconda delle regioni; altro è che in un certo paese interi ambienti si appartino rabbiosamente e pubblichino i loro fogli, altro è che in un cert'altro manipoli di laici generosi ingaggino una battaglia col clero progressista, costituendo gruppi di preghiera intensiva, sostenendo case di esercizi spirituali con un ampio raggio di influenza, pubblicando volantini realmente edificanti. Qui lo spirito genuino ha una chance di vincere il Golia di una lettera possentemente organizzata in entità burocratica. Qui la cosiddetta «destra» si avvicina a quel centro che è l'unico da cui possa promanare l'auspicato rinnovamento conciliare [...].[12]

Attribuite[modifica]

[Citazione errata] Questa frase, attribuita al teologo svizzero dalla stampa, dopo un convegno tenuto a Roma nel 1984 sulla figura di Adrienne von Speyr,[13] è stata in seguito ripresa da altri autori[14] e attribuita anche a Giovanni Paolo II.[15] Nel saggio Sperare per tutti (1986), rispondendo alle critiche mossegli, Balthasar ha precisato: «ecco sorgere la questione se si possa, come cristiani, stando sotto il giudizio, sperare per tutti gli uomini. Io ho osato affermarlo [...]. In una conferenza stampa tenuta a Roma, tempestato di domande sulla questione dell'inferno, avevo manifestato il mio parere, il che ha portato a fin troppo grossolane deformazioni sui giornali ("L'inferno è vuoto") [...]. Ma io non ho mai parlato di certezza, bensì di speranza», aggiungendo: «L'occhio dell'inquisizione resta puntato su di me [...]. Lo stupore manifestato [...] dimostra che non hanno mai preso conoscenza delle mie opere maggiori, nelle quali da un bel pezzo si sarebbe potuta trovare abbondante legna per il mio rogo»[16]. Nella parte conclusiva della sua TeoDrammatica (tomo V, 1983), influenzata dalle visioni di Adrienne von Speyr, Balthasar aveva difatti già sostenuto la «dilatazione della speranza», avanzando l'idea che «il peccato, il male, dev'essere limitato e finito, e che troverà pure la sua fine nell'amore che lo abbraccia»[17]. Va rilevato a margine come il teologo Elio Guerriero, curatore delle edizioni italiane delle opere di Balthasar, consideri l'espressione «vuoto», in relazione all'inferno, concretamente in linea col pensiero balthasariano, fatto salvo che si tratta di una speranza: «se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. È questa la parola forte di von Balthasar, l'annuncio che egli cercò di trasmettere con un'opera sinfonica ma anche profondamente unitaria»[18].

Chi è il cristiano?[modifica]

Incipit[modifica]

I giovani pongono domande. Chi sa dare la risposta? Prima di domandare i giovani si guardano intorno con una diffidenza metodica non ingiustificata. Questi uomini, che si dicono cristiani, su che cosa fondano la loro pretesa? Sull'abitudine, sulla tradizione, su qualcosa che hanno imparato a memoria nell'istruzione giovanile? Ma tutto questo su che cosa si fonda, su che si misura la tradizione, il catechismo, la prassi sacramentale? Sul Vangelo? Ma in esso le cose si presentano molto diversamente. Si deve perciò inserire frammezzo il magistero della Chiesa. E quindi le difficoltà aumentano...

Citazioni[modifica]

  • Chi, all'infuori di Dio, conosce le esperienze dei santi che, portati attraverso il cielo e l'inferno, dai posti più nascosti sollevano dai cardini interi campi della storia, spostano montagne intere di colpa, ed in situazioni senza scampo hanno aperto un varco? Ciò sia detto qui solo di passaggio e sottovoce per ricordare che il passivo della Chiesa non si può chiudere senza questo attivo.
  • Chi non vuole ascoltare prima Dio, non ha nulla da dire al mondo.
  • Cristo non solo parla ed agisce dinanzi agli uomini, ma va con essi e li invita ad andare con lui.
  • Il cristiano che, avendo nella preghiera dimestichezza con lo Spirito santo di Gesù che continuamente guida e comanda, è in grado di sentire di dover abbandonare l'intero suo progetto a favore del disegno di Dio: ecco il cristiano maturo!
  • Il cristiano che è interrogato e che interroga è più che mai isolato.
  • Il cristiano deve saper vedere tramonti attorno a sé, senza che per questo il suo sole scompaia; deve essere povero con i fratelli (spiritualmente) poveri e tuttavia non deve rinnegare la sua ricchezza.
  • Il cristiano è mandato allo scoperto, dove «deve restare saldo» con l'unico «scudo della fede» e l'elmo della salvezza» e «la spada dello spirito, che è la parola di Dio, con ogni sorta di preghiera e di supplica» come armi di difesa e di offesa.
  • L'ateismo moderno è in gran parte la reazione contro un simile sapere e troppo sapere cristiani, e le due cose assieme, intese cristianamente, sono già dimenticanza di Dio.
  • L'uomo, per vivere da essere biologico e nello stesso tempo ragionevole con i suoi simili, deve riflettere su determinate regole di gioco e limitare la sua sfrenatezza.
  • Lo sguardo di chi oggi guarda romanticamente al cielo, non incontra che ciminiere fumanti. Viviamo in un freddo mondo di lavoro, che impegna inesorabilmente tutto l'uomo.
  • Oggi non c'è più una persona ragionevole che preghi; l'era della contemplazione è passata, ora c'è l'azione: l'uomo non assume soltanto l'amministrazione del suo mondo, ma anche di se stesso, e fa di sé ciò che vuole.
  • Ogni vera fecondità della vita procede dalla irrevocabilità.
  • Per il ricco la parola di Dio giunge sempre importuna, perché esige tutto lo spazio, e questo è sbarrato dal possesso proprio.
  • Possiamo avvicinarci a Dio solo se, al di là di tutti i nostri propri problemi, rimane in noi spazio libero per ciò che la sua volontà ha di inatteso.
  • Sì: quando Dio è servito per primo, tutta la nostra vita nel mondo può acquistare il senso di un servizio divino.

Con occhi semplici[modifica]

Incipit[modifica]

Non si può dire quale delle due, quella che molto più tardi fu chiamata "teologia" o quella che ancor più avanti ricevette il nome di "spiritualità", sia stata prima sulla scena nella visione biblica. La realtà originaria, che si mantiene immutata dagli inizi della storia di Israele fino ai più tardi scritti del Nuovo Testamento, è quel duplice impegno di Dio per l'uomo e dell'uomo per Dio, che si chiama "patto" e che poggia sulla iniziativa unilaterale di Dio formulata nel suo appello e nella sua promessa ad Abramo (d'altronde con l'immediata assunzione di lui al servizio di Dio.

Citazioni[modifica]

  • Delle modernità vuote d'istinto religioso, che gli vengono strombazzate in faccia dalla stampa, dalla radio ed abbastanza spesso anche dal pulpito, [il popolo cristiano] è sazio da gran tempo.
  • Il popolo cristiano... oggi cerca con la lanterna uomini da cui si irradi qualcosa della luce e della vicinanza dell'origine. Di modernità vuote di istinto religioso è sazio da gran tempo.
  • Il razionalista non sa più pregare, può ormai solo arrovellarsi con il raziocinio, infine può soltanto criticare.
  • I quattro sensi scritturistici celebrano una loro nascosta risurrezione nella teologia odierna: infatti il senso letterale pare come quello da far emergere in quantostorico-critico; quello spirituale in quanto kerigmatico, quello tropologico in quanto esistenziale e quello anagogico come l'escatologico.
  • L'unità rimane sempre giudice sulla sua stessa pienezza, ciò che non può ricondursi ad essa senza forzatura diviene muraglia invece che finestra.
  • La prassi o spiritualità cristiana dovrebbe esprimere, rispecchiandola, tutta la teoria o dogmatica.

Cordula[modifica]

Incipit[modifica]

Chi è il cristiano? Uno che impegna la propria vita per i fratelli, perché egli stesso è debitore della vita al crocifisso. Ma che cosa può dare seriamente ai fratelli? Non soltanto cose visibili; il suo dono – ciò che è stato dato a lui stesso – affonda nelle cose invisibili di Dio.

Citazioni[modifica]

  • Chi proclama l'identità dell'amore di Dio e del prossimo, e pone l'amore del prossimo come l'atto primario dell'amore di Dio, non deve stupirsi (e neppure si stupisce) se diviene indifferente che l'uomo confessi un Dio oppure no.
  • Ciò che importa è l'inermità.
  • Comprendo con la fede che Gesù ha subito la morte per me, acquisto mediante la fede (non altrimenti!) il diritto di concepire la mia vita come una risposta ad essa. Se è diritto, ha per suo rovescio il dovere di prendere sul serio il caso serio, in base al quale do un'interpretazione di me stesso.
  • Dio non si accontenta di un grazie cordiale. Vuole riconoscere nei cristiani il Figlio.
  • Il cristiano deve continuamente determinare il proprio posto, per poter rettamente pregare ed agire.
  • Il fondamento globale si trova in una teologia della croce tradotta nella vita.
  • In tutta l'alternativa non si tratta quindi di conservatorismo o di progressismo, ma semplicemente di vedere se il cristiano, per amore dell'aggiornamento, possa sospendere il caso serio. In altre parole, se con la ragione possa fare esperimenti riguardo alla fede, senza che sia messa in discussione anche la carità.
  • Noi non crediamo tanto al Gesù storico quanto al Cristo del kerygma.
  • Noi [cristiani] siamo uomini come tutti gli altri, che collaborano all'opera di edificazione del futuro.
  • Non è importante essere celebrati un giorno; bisogna però essere presenti.
  • Non pensare che quando i cavalli di battaglia della Santa Inquisizione, del Santo Ufficio, sono stati eliminati, si possa entrare nelle celeste Gerusalemme cavalcando il mite asino dell'evoluzione tra lo sventolare delle palme.
  • Ogni sofferenza, anche la più oscura notte di croce, è sempre avvolta di una gioia, forse non sentita, ma affermata, conosciuta nella fede.
  • Se la Chiesa è l'albero cresciuto dal piccolo granello di senapa della croce, quest'albero è destinato a produrre a sua volta granelli di senapa, e quindi frutti che ripetono la forma della croce, perché proprio alla croce devono la loro esistenza. Producendo frutti, la Chiesa ritorna alla propria origine.

Dialogo solitario[modifica]

Incipit[modifica]

Quando il pubblico delle grandi sale, dei premi e degli anniversari, si è diradato, restano, se possibile, un paio di persone sole ed isolate, che intendono prendere parte al dialogo che appena ora ha inizio.

Citazioni[modifica]

  • Israele è per sua natura cristologia formale: riflettendo su se stesso dovrebbe riconoscere il diveniente elemento cristiano.
  • La rivelazione biblica non è una parola caduta direttamente dal cielo, che si rivolge a voce o per iscritto ad un popolo più o meno riottoso, attraverso la strumentalità di singoli uomini.
  • Martin Buber è una delle figure fondatrici del nostro tempo.
  • Nella preghiera e nella contemplazione l'anima cristiana sente quel che ha provato l'anima ebraica.
  • Non può esserci un cristianesimo che non stia a priori ed intimamente in un essenziale contatto con il tronco sacro [19], come il ramo con la radice.
  • Quel che il cristiano ha da dire all'ebreo, la cosa ultima e più preziosa, e che è il nocciolo della stessa vita cristiana: forse è ciò che l'ebreo non sta a sentire, perché lo percepisce solo come un che di estraneo, di inutile.
  • Tutte le forme della religione hanno un senso solo se sono in grado di dare una mano a compiere nel modo più opportuno il gesto spontaneo, libero, personale dell'uomo religioso.

Il chicco di grano[modifica]

  • Come l'ago del grammofono segue le vibrazioni più sottili, invisibili del disco, così l'anima deve obbedire allo Spirito Santo.
  • Come un cieco avverte il sole senza vederlo, così l'anima Dio.
  • Da che cosa si riconosce che Dio odia il peccato? Dal fatto che Cristo ama i peccatori.
  • Il volto di Dio è come una faccia che emerge dall'oscurità.
  • L'eresiarca ha seguaci, il filosofo discepoli, l'apostolo non ha niente dove posare il capo.
  • L'oscurità della materia è come la profondità del mare che noi attraversiamo come pesci luminosi.
  • La morte è soprattutto povertà, ma anche obbedienza e castità.
  • La sofferenza del Signore è, come tutto nella sua esistenza temporale, anche ad un tempo sovratemporale.
  • Meglio un amore traviato che nessun amore.
  • Per il fatto che Dio è diventato uomo anche le strade tra uomo e uomo sono diventate percorribili senza pericolo.
  • Secondo la parola di Paolo è la donna la gloria dell'uomo.
  • Solamente quando non ci sarà più nient'altro da donare che amore, questo amore sarà giunto alla piena maturazione.
  • Tutte le cose si possono considerare in modo duplice: come fatto e come mistero.

Il cuore del mondo[modifica]

Incipit[modifica]

In prigione nasce anche l'uomo, come ogni altro essere. Anima, corpo, pensiero, desiderio, comportamento: tutto in lui ha limiti, lui stesso è un tangibile limite, è tutto un definito, diverso, staccato dall'altro. Dalle finestre ingabbiate dei sensi egli guarda fuori di sé nell'esterna, estranea realtà che mai egli sarà.

Citazioni[modifica]

  • A me è stato assegnato ogni giudizio e nessuno viene a me se non attraverso il fuoco. E nessun ingordo entrerà nel regno dei cieli.
  • Che cosa m'importa la vostra religiosità, la boria della vostra «vita spirituale». Misericordia io voglio e non sacrifico.
  • Gli esseri sono l'un l'altro stranieri, e anche se è bello trovarsi insieme, integrati come colori, come l'acqua e le pietre, come il sole e le nebbie, anche se realizzano insieme l'armonia melodiosa dell'universo.
  • Gli uomini sapienti cercano di spiegare l'esistenza nel suo fondamento, ma altro non possono fare che descrivere una certa onda della corrente; sui loro disegni lo scorrere è fermo, diventa vero solo quando riconsegnano l'immagine al mutamento.
  • Il mio regno non è di questo mondo, ma il mondo è nel mio regno.
  • Il patto del nostro amore è il senso del mondo. Tutto si adempie in esso. Poiché il senso del mondo è l'amore.
  • Il sole di Dio è duro, come una stufa di fuoco arde l'estate.
  • Il vostro portare con me viene sempre troppo tardi; la croce è già patita. Voi non portate appunto il peso, ma la grazia.
  • Io sono la risurrezione e la vita. Ma non come la conosce il mondo, il circolo degradante delle primavere e degli autunni, quella macina di malinconia, quella scimmiottatura di vita eterna.
  • L'acqua tende verso il basso e anche l'amore va verso il fondo, è la sua forza di gravità. Ciò che viene da sopra non ha bisogno di altezza, ha bisogno di profondità, vuole sperimentare l'abisso.
  • Lascia che il vento soffi, foglia, e non restare attaccata al tuo ramo. Tu sei solo la veste, non il corpo.
  • Lo spazio è rigido e gelido, ma il tempo vive. Lo spazio divide, ma il tempo porta ogni cosa a ogni altra.
  • Nessun combattente è più divino di colui che è in grado di vincere con la sconfitta.
  • Non l'estasi salva ma l'obbedienza. E non la libertà dilata bensì il vincolo.
  • Qualcuno cerca l'ultimo posto solo perché in un significato più sottile è il primo. Fate attenzione: non avvertite la delusione quando il mondo dimentica di applaudire la vostra umiltà?
  • Se delle barriere umane fossero capaci di accogliere la pienezza di Dio, questo sarebbe un dono di Dio e non la forza di comprensione della creatura. Solo Dio può amplificarsi all'infinito senza rompere la finitezza.
  • Venne la luce a illuminazione di coloro che stanno seduti all'ombra dei sepolcri, e illuminazione voleva dire: riconoscere il dono della luce e mutare anche se stessi in luce che si dona. Ciò sarebbe stata la morte dell'istinto e la sua resurrezione nell'amore.
  • Voi vedete la morte, sentite la discesa verso la fine; ma la morte stessa è una vita, forse la vita più viva di tutte, è la profondità della mia vita che si abbuia, e la fine è essa stessa il principio, e la discesa è essa stessa lo slancio dell'ascesa.

Il nostro compito[modifica]

Il nostro compito

Incipit[modifica]

Questo libro ha soprattutto uno scopo: impedire che dopo la mia morte venga fatto il tentativo di separare la mia opera da quella di Adrienne von Speyr. Il libro dimostra che questo non è possibile per nessun aspetto, né per quanto attiene alla teologia, né all'istituto iniziato. Si dice in tal modo che qui non ci si può aspettare né una biografia di Adrienne, né un'autobiografia; si tratta unicamente dell'opera comune.

Citazioni[modifica]

  • Nell'opera teologica complessiva di Adrienne esistono parti singole che, avulse dal contesto, potrebbero risultare talvolta strane. I suoi lettori sono vivamente pregati di non perdere di vista, in certe affermazioni particolari, l'insieme della sua teologia; l'intima coerenza di tutte le parti diventerà evidente quanto più si verrà a conoscere quest'insieme. (p. 14)
  • Ella vorrà molto bene ad Emil Dürr per la sua distinzione e il suo amore, e sarà assai sconvolta per la sua morte precoce, ma il nucleo del suo matrimonio ella lo vede così: «...che si è creati per ciò che Dio vuole e non per ciò che io voglio. [...]» (G[20] 241). Il secondo matrimonio con Werner Kaegi si presentò, nonostante l'«intensissima riflessione» (G 296), nuovamente in una specie di sorpresa (G 298), nuovamente la parte principale fu quella della compassione: «Avevo in modo del tutto impersonale l'impressione che lui avesse bisogno di una donna. E vorrebbe il bene, ma è così insicuro nella vita. All'idea che ha bisogno di me come donna non sono mai arrivata» (G 297). E un po' dopo: «Egli aveva bisogno di una donna; e se già mi ama, perché non dovrebbe avere me? E poi ci sono i figli (dal primo matrimonio di Emil)...» (G 299). L'unione a dispetto di un vero affetto non sarà molto facile. Il matrimonio non viene consumato, così che più tardi A. potrà fare il voto di verginità. Ma senza l'amichevole ospitalità di Werner Kaegi non sarebbero mai stati possibili il mio lavoro con A. e poi la mia dimora in Münsterplatz. (pp. 24-25)
  • Era chiaro per me che una dottrina univoca dell'apocatastasi era inconciliabile con la teologia cristiana, ma mi sembrava pure che la certezza agostiniana di un inferno (densamente?) popolato non era biblica. Ma come trovare una via di mezzo o meglio una terza soluzione al di là delle alternative in conflitto? Allora non lo sapevo; soltanto le esperienze del Venerdì Santo di Adrienne dovevano aprirmi una strada del tutto sorprendente a pensare in modo nuovo tutta la questione. (p. 30)
  • L'ultimo dei padri della Chiesa, che prima dell'incontro con Adrienne ho studiato, descritto e tradotto, è Massimo il Confessore, presso il quale tutte le correnti della patristica greca confluiscono in una sintesi, che nel contempo eleva molti punti in maniera originale. Ma di più ancora che la dottrina di questo santo mi ha impressionato la sua via personale: il fatto che ancora una volta, dopo Atanasio, un singolo uomo ha potuto difendere la chiesa ortodossa contro tutto un impero e che egli, il bizantino, si è alleato con Papa Martino I a Roma e infine ha subìto il martirio per la vera fede. In lui culmina l'unità, che caratterizza l'intera età patristica, di dottrina e di vita, anzi di sottilissima speculazione e di mistica, con un calmo martirio consapevolmente previsto. Si può leggere in lui all'interno della Catholica ciò che ha inteso Kierkegaard con il suo concetto del singolo. (p. 32)
  • Dopo che ebbe compreso l'essenza della communio sanctorum cattolica, il poter impegnarsi gli uni per gli altri, ella iniziò a compiere una quantità tale di rigidissimi esercizi penitenziali che fui di continuo costretto ad arginare. Ella obbediva sempre, quando si ricordava del divieto; ma talvolta Dio le metteva davanti agli occhi le necessità della Chiesa, la terribile miseria e gli orrori della guerra di quegli anni in una maniera così immediata, che lei, semplicemente dimenticando la misura impostale, si precipitava letteralmente nella penitenza. «Ho paura di aver di nuovo commesso una sciocchezza» diceva poi. (p. 42)
  • Il Corpo mistico di Cristo non si fonda su principi astratti, ma su persone concrete, che hanno missioni, o su missioni che sono personali. (p. 47)
  • Molti fenomeni mistici nell'esistenza di Adrienne – stimmate, trasferimenti, irradiazioni luminose, lievitazioni, parlare in lingua ed altri simili – si verificavano certo, ma erano del tutto irrilevati, puramente come fenomeni concomitanti di ciò che era essenziale: di ciò che veniva invisibilmente ottenuto con la preghiera e con la severa penitenza, e che attraverso i dettati doveva essere trasmesso visibilmente alla Chiesa. Il criterio di autenticità della sua mistica si trova in senso del tutto primario, se non del tutto esclusivamente, nella qualità di ciò che lei ha realizzato e che aveva ed ha da dire. (pp. 49-50)
  • Elisabetta raggiunge, con l'aiuto di due grandi figure, Marie de Jésus e P. Vallée O.P., una obiettività teologica, che si ritrova a stento nella santa di Lisieux piegata verso l'autoriflessione. Mirabile è anche la sua scoperta del senso biblico di «predestinazione», in cui rivive qualcosa di origeniano (e vi viene quindi accolto anche qualcosa che sarà di Adrienne) e forma un pezzo laterale in rapporto con la scoperta teresiana di una speranza totale. Perciò le due figure che si integrano polarmente sono state riunite e pubblicate insieme in Schwestern im Geist (1970, Sorelle nello spirito). (p. 65)
  • I suoi estremi stati di dolore [di Adrienne] (totale oscuramento, superaffaticamento, così che era nell'idea di buttar via tutto, esperienza di essere dannata per sempre ecc.) erano conseguenze di una gioiosa autofferta al dolore. Sul fondamento di ogni dolore del mondo, anche di quello più disperato, non dovrebbe trovarsi qualcosa come una gioia (non più sentita)? (p. 71)
  • Una nota ancora sulla Johannesverlag, che venne fondata nel 1947 anzitutto per la pubblicazione delle opere di A. von Speyr [...]. Dal 1950 cercammo di ampliare il programma raccogliendo [...] scritti che si potevano aggiungere armonicamente al nostro pensiero teologico-spirituale. [...] Da questa linea-guida l'editrice che è costantemente da ampliare non è finora receduta: essa cerca, sia con la presentazione di quanto è valido e assimilabile nell'immensa tradizione cristiana per il lettore odierno (perciò mediante abbreviazioni o traduzioni di brani scelti), come pure mediante la stampa di contemporanei a noi affini, di svegliare e approfondire il sensorio per l'universalità e la cattolicità della realtà cristiana. Naturalmente vi confluiscono diverse voci, non tutto ha fatto in egual modo buona prova, certe cose esaurite non si poteva o non si doveva pubblicarle di nuovo, ma l'orchestra variopinta poté sempre produrre una sinfonia unitaria. Da molti l'intenzione dell'editrice è stata chiaramente riconosciuta e adeguatamente anche apprezzata. (p. 74)
  • Giovanni, il quale attraverso una lunga e profonda meditazione riconosce nel suo Vangelo Gesù come il Logos di Dio, nelle sue lettere addita, via del tutto da se stesso, Cristo e alla fine nella visione dell'Apocalisse, che unisce l'Antico e il Nuovo Testamento, a partire dal divino Agnello immolato, svolge l'intero dramma della salvezza [...]. (p. 80)
  • Adrienne von Speyr era un medico curante. Ma nelle sue ore di ambulatorio ella spesso dovette curare più anime che corpi, giacché i pazienti, sotto pretesto di acciacchi fisici, volevano trattare dei loro problemi esistenziali. Dopo la sua conversione compì ripetutamente guarigioni fisiche miracolose, tuttavia le fu comunicato visibilmente già sulla terra lo speciale dono di grazia della guarigione spirituale e le fu promesso questo carisma espressamente anche per la sua vita in cielo. Ella dichiarò che la comunità [di San Giovanni] avrà parte a questo dono, qualunque fosse stata la professione dei singoli membri. Gli insegnanti, per esempio, avrebbero dovuto curare le ferite inflitte dall'incredulità e dall'errore, indicare ai dubbiosi la giusta strada e così via. (p. 81)
  • Dio merita più amore di quanto gliene dà il mondo; anche gli uomini hanno bisogno di più amore di quanto ne ricevono dal mondo. La nostra comunità vorrebbe trovare il suo posto là dove si incontrano queste necessità. (p. 84)

Il rosario[modifica]

Incipit[modifica]

La preghiera cristiana può riuscire solo sulla via che conduce a Dio ed è stata aperta da lui stesso, altrimenti essa si lancia nel mondo del vuoto e soggiace alla tentazione di scambiare questo per Dio o Dio per un nulla.

Citazioni[modifica]

  • Adesso che il Figlio di Dio è diventato un figlio dell'uomo non si può più dare la caccia alle rivelazioni trascurando i nostri simili.
  • Chi tende ad elevarsi dal basso verso Dio deve, nello stesso tempo, lasciarsi rimandare da Dio in basso: dalle pure idee e immagini a una verità che penetra nelle ossa e vi mette radice.
  • Dio è la libertà eterna; donandosi può solo affrancare la creatura per la libertà.
  • Ė sempre il mondo che basta a se stesso, per il quale Dio, se c'è, diviene un mezzo per conseguire i propri fini.
  • Il permanente «prima» di Maria costituisce la motivazione del nostro «con».
  • Il colpo contro la mano di Dio percuote ciò che essa tiene.
  • L'abisso della procreazione e della concezione si spinge nelle profondità della vita eterna.
  • Le cose che interessano Dio nella nostra obbedienza non sono quelle che ci sembrano facili, ma quelle che ci costano. Dio sottopone l'uomo a prove di carico, come un ingegnere con un ponte appena costruito.
  • [Su Maria] Nel consenso era sola come ognuno di noi nella missione decisiva nella sua via deve stare solo davanti a Dio e pronunciare il suo per essere, soltanto da quel momento, inviato nuovamente nella comunità.
  • Non si può essere ricchi in Dio se non si vuole partecipare alla povertà divina.
  • Maria porta ciò da cui si lascia portare.
  • [Su Gesù] Se il mondo diventasse solo tenebra non mariana, egli ritornerebbe al Padre senza il mondo, quindi non avrebbe adempiuto il suo mandato.

Il tutto nel frammento[modifica]

  • Cristo ha accordato alla sua parola credibilità ed efficacia maggiori che alle sue opere (miracolose), queste sono un po' come un surrogato per sordi (Gv 10,38).
  • Cristo non diventa vecchio con i vecchi, ma accompagna la loro vecchiaia con la sua continua fanciullezza e maturità.
  • Il cristiano sta sulla soglia della vita, dove tutto si schiude, tutto promette, tutto subisce una trasfigurazione profonda, per nulla superficiale, vera e non verniciata.
  • Il più grande enigma che ci sia nell'uomo è che egli è due cose al tempo steso: una natura (cioè un'anima spirituale incarnata in un corpo, un individuo) e una persona (unicità incomparabile, eterna).
  • Il tesoro che ci viene procurato dalla fede è la completezza dell'uomo, preparata in Dio.
  • L'uomo nel cristianesimo non è sopraffatto da Dio, ma viene preso sul serio nella sua differenza da Dio fino alla incarnazione di Dio stesso.
  • La fede, l'amore e la speranza camminano nella notte: esse credono l'incredibile, amano ciò che si sottrae e li abbandona, sperano contro ogni speranza.
  • La vita rende infinitamente felici in ogni istante, ma dice infinitamente di più di quanto possa esprimere e perciò richiede infinite nuove parole.
  • Lo Spirito Santo è assolutamente al di fuori della tragica peccaminosità del mondo, non solo in quanto si trova al di sopra di essa, in un cielo puro, ma anche in quanto è nel più profondo dello stesso cuore umano.
  • Nel suo sviluppo l'uomo non diventa uomo; egli lo è già da sempre.
  • Nell'eterno è definitivamente messo in salvo il temporale, poiché nel temporale aveva definitivamente trovato posto l'eterno [Gesù].
  • Ogni autorità [nella Chiesa] può essere esercitata solo a partire dall'amore (sofferente) e indirizzandosi ad esso.

L'azione[modifica]

Incipit[modifica]

L'apocalisse chiude l'evento della rivelazione biblica non come se fosse un prolungamento della storia degli apostoli verso la storia della chiesa e del mondo. In essa il visionario viene sollevato al di sopra dell'intera sfera della rivelazione vetero e neo testamentaria in una visione superiore, da Dio donata, distaccata dalla storia empirica (anche se la integra), visione che si svolge all'intero evento che si attua tra cielo e terra.

Citazioni[modifica]

  • C'è nella Chiesa una tendenza ancora più pericolosa: il superamento o lo svuotamento della fede mediante il sapere.
  • I santi sono nella Chiesa come energie rigenerative.
  • Il criterio di misura per il comportamento giusto o falso è dato dall'imitazione di Cristo.
  • Il sacerdozio universale dei fedeli, con Maria in quanto fondamento ed archetipo, fonda lo sfondo e la condizione del sacerdozio ministeriale.
  • L'entrata della Parola e dello Spirito divini nell'uomo mette quest'ultimo davanti alla drammatica esigenza di corrispondere a questo Spirito ed a questa Parola.
  • La potenza totale dell'anticristo sarà necessariamente terrestre politica.
  • La storia è qualcosa di qualitativamente altro dalla pura natura.
  • [Su Gesù] La sua consegna nelle mani di Maria alla sua nascita e alla sua morte resta più centrale che non la sua consegna nelle mani del ministero. Prima che compaia nella Chiesa il ministero maschile, la chiesa è già in atto come donna ed ausiliatrice dell'uomo.
  • Le energie di questo potere [di intercessione] degli uni per gli altri possono influire fin dentro le regioni più intime della libertà altrui.
  • Scismi ed eresie pesano sempre sopra colpe e peccati dei cristiani.

La percezione della forma[modifica]

Incipit[modifica]

L'inizio non costituisce un problema unicamente per l'uomo pensante, il filosofo. Non è soltanto costui che ne rimane prigioniero e condizionato in tutti i suoi passi ulteriori. L'inizio costituisce anche per l'uomo che risponde, che si decide, una decisione originaria che rinchiude in sé tutte quelle che verranno dopo.

Citazioni[modifica]

  • Gli apostoli sono trasportati da ciò che vedono, ascoltano e toccano, da ciò che si rivela nella forma; Giovanni (soprattutto lui ma anche gli altri) descrive sempre nuovamente come nell'incontro, nel dialogo la forma di Gesù acquista risalto, si delineano in maniera inconfondibile i suoi contorno e come all'improvviso ed in maniera inesprimibile il lampo dell'incondizionato guizzi e butti a terra nell'adorazione l'uomo, per ricrearlo credente.
  • Il criterio della verità è la bellezza.
  • Il punto di partenza di Lutero, per quanto vicino alla Scrittura nella sua origine, era attualistico e quindi essenzialmente anticontemplativo.
  • In un mondo che non si crede più capace di affermare il bello, gli argomenti a favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica.
  • In un mondo senza bellezza [...], in un mondo che non ne è forse privo, ma che non è più in grado di vederla, di fare i conti con essa, anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, l'evidenza del suo dover-essere-adempiuto; e l'uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male.
  • L'esegesi consiste nel recarsi nel punto in cui, nello Spirito, l'immagine diventa trasparente all'immaginante e costui è, nell'unità, Dio e uomo.
  • La bellezza è l'ultima parola che l'intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene ed il loro indissolubile rapporto.
  • La testimonianza dell'essere diventa incredibile per colui il quale non riesce più a cogliere il bello.

La verità è sinfonica[modifica]

Incipit[modifica]

Sinfonia vuol dire accordo. Un suono. Diversi strumenti suonano. Diversi strumenti suonano insieme. Una tromba basso non è un violoncello; un violoncello non è un fagotto. Il contrasto fra gli strumenti deve essere il più netto possibile, in modo che ciascuno mantenga il suo timbro inconfondibile. Il compositore deve scrivere la parte in modo tale che il timbro di ogni strumento raggiunga il suo massimo effetto.

Citazioni[modifica]

  • Con la sua rivelazione Dio sta seguendo una sinfonia, della quale non è possibile dire cosa sia più maestoso, se l'ispirazione unitaria della composizione, oppure l'orchestra polifonica della creazione, che egli si è preparato a questo scopo.
  • Ciò che noi chiamiamo incarnazione di Dio in Gesù di Nazareth si completa soltanto nella comunità dei credenti, che hanno e avvertono la missione di annunciare al mondo il suo evento e di riproporlo al mondo con la loro testimonianza.
  • Compito della Chiesa è quello di raccogliere in unità il mondo sotto il capo, Cristo, e di offrire in questo modo al mondo quella unità cui esso spesso aspira consapevolmente, sì, ma palesemente senza risultato.
  • Il mondo lotta per il benessere, la Chiesa lotta per la salvezza, anche se tutti e due lavorano insieme per il superamento della miseria.
  • L'amore è l'unico principio ermeneutico per la comprensione della Bibbia.
  • La Chiesa in un processo di morte perderà la sua figura e precisamente tanto più quanto più perfettamente essa vive in base al modello di Cristo, e di conseguenza quanto meno si preoccupa di mantenere la sua figura. Essa quindi non sarà preoccupata dell'affermazione della sua figura, ma della salvezza del mondo e rimetterà allo Spirito Santo la nuova configurazione con la quale Dio lascia che risorga dopo che è morta per il mondo.
  • La grande musica è sempre drammatica, crea continuamente delle tensioni e le risolve ad un livello più alto.
  • La recente storia della libertà dell'umanità porta al punto dove l'umanità non vede più nessuna ragione sufficiente per andare avanti e cade nella tentazione di distruggere se stessa e il mondo: in questa situazione soltanto i cristiani avranno a potranno offrire la ragione e troveranno il coraggio di continuare il cammino della storia.
  • Nel corpo della Chiesa Cattolica la vera e autentica esperienza ecclesiale innovativa è possibile solo là dove ogni singola esperienza carismatica accetta di essere guidata, in una esperienza di rinuncia, nel quadro della struttura della Chiesa.
  • Nessun santo ha mai affermato di fare l'unica cosa giusta.
  • Non si può, appellandosi a un passato, fare affidamento su Dio per il futuro, se oggi gli si va incontro con un atteggiamento dubbioso, incredulo, disobbediente.
  • Tutti i sacramenti hanno essenzialmente a che fare con la rinuncia; essi provengono dalla rinuncia della croce e vogliono purificare e rafforzare il nostro amore alla rinuncia.
  • Quando un dio parla, si apprende in qualche modo il suo nome, egli ha svelato il suo segreto più intimo, l'uomo ha potere su di lui.

La vita, la missione teologica e l'opera di Adrienne von Speyr[modifica]

Incipit[modifica]

Questa nota è un insieme di testimonianze. Descrive ciò che ho sperimentato in ventisette anni di stretta collaborazione con Adrienne von Speyr – più di quindici anni ho vissuto sotto lo stesso tetto.

Citazioni[modifica]

  • Nel complesso ho ricevuto teologicamente più io da lei che lei da me, nonostante che non si possa stabilire un rapporto preciso. Poiché nei ventisette anni non mi è sorto il minimo dubbio sulla rettitudine della sua missione e sulla modesta sincerità, con cui la viveva e me la trasmetteva nonostante una precisissima osservazione come confessore e direttore spirituale della sua vita interiore, non solo ho preso le più ardite decisioni della mia vita – come quella di uscire dall'ordine – dietro la sua istruzione, ma ho anche cercato di adattare al suo il mio punto di vista sulla rivelazione cristiana. (p. 12)
  • Oggi dopo la morte la sua opera mi appare molto più importante della mia, e la pubblicazione delle "opere postume" mi interessa di più di ogni mio lavoro. Sono convinto che, quando tali opere saranno pubblicate, le persone che le conosceranno, saranno d'accordo con me sulla valutazione e ringrazieranno Dio insieme a me, perché ha donato tali grazie anche nel nostro momento ecclesiale. (p. 12)
  • Durr s'innamorò subito, come molti altri prima, della studentessa piena di temperamento; si allestì una vera lotta senza quartiere per riunire i due. Adrienne [...] acconsentì per compassione dell'uomo fondamentalmente buono e dei figli. Le relazioni matrimoniali durante il matrimonio furono allora penose e in certo modo del tutto estranee, ma lei con gli anni conquistò suo marito in modo così amabile che la morte improvvisa nel 1934 [...] la colpì terribilmente; di nuovo si trovò a pochi passi dal suicidio; il suo amico cattolico, professor Merke, l'aiutò in modo decisivo ed amabile a superare il precipizio. I due sposi avevano vissuto insieme nel modo più armonioso. Durr era il rispetto in persona [...] . (pp. 19-20)
  • Subito parlammo sulla preghiera; appena le mostrai che con "sia fatta la tua volontà" non proponiamo a Dio la nostra propria opera, ma la nostra disponibilità ad essere assunti dalla sua opera e sempre impegnati in essa, fu come se avessi premuto inavvertitamente un interruttore che di colpo accende nella sala tutte le luci. Adrienne fu liberata da tutti gli ostacoli, la sua preghiera cominciò a travolgerla, come un fiume a lungo sbarrato. (pp. 20-21)
  • Un punto finale fu raggiunto quando Adrienne vicino alla bara di un bambino, la cui morte aveva procurato un dolore immenso ad un suo amico, seppe con certezza: vi sarebbe la possibilità di addentrarsi attraverso la preghiera nell'onnipotenza di Dio, di richiamarlo in vita – ma vi è, più in alto, la rinuncia alla potenza miracolosa e l'accettazione silenziosa della volontà di Dio. (p. 22)
  • Adrienne si è opposta veementemente all'espressione di Rilke: «Signore dà a ciascuno la sua propria morte». Come cristiani dobbiamo «non morire della nostra morte, ma di quella dataci dal Signore attraverso la Chiesa... Dobbiamo sottoporre all'anonimato del servizio ecclesiale anche gli ultimi momenti, i più personali, ciò che la nostra morte può significare per l'umanità e in questo modo regalare la nostra morte». Adrienne non ha posto mai personalmente un limite al suo assumersi il dolore altrui [...]. (p. 27)
  • Oltre ai dolori sempre più forti – il suo corpo era come un organo in cui tutti i registri del dolore erano aperti e ne sorgevano sempre di nuovi, inaspettati – vi era la sensazione appunto crescente dell'impotenza, del "non-poterne-più" e delle «esigenze esagerate»: parole che ricorrono spesso anche nei suoi scritti e di cui sperimentò allora tutta la serietà. Finché si può ancora soffrire, osava dire, non si soffre ancora realmente. (p. 28)
  • I contraccolpi che si abbattevano inesorabilmente su di lei: l'incomprensione a casa, sempre nuove malattie, poi un sovrappeso di preoccupazioni, di tormenti di ogni genere, non le hanno mai rubato a lungo la vivacità, ma le hanno dato una profonda serietà, una ragionevole fermezza, che si espresse cristianamente come un impiego migliore per il prossimo, per il problema di Dio. (p. 29)
  • Possedeva la chiaroveggenza tipica del fanciullo per la natura degli altri, degli adulti. Con il suo cuore infantile trovò l'accesso al rapporto del Figlio eterno verso il Padre. L'apertura senza malizia del cuore è certamente la chiave che apre tutte le porte della sua natura e dei suoi scritti. Ciò non le ha impedito di essere una donna matura, intelligente, materna, inesorabile nel chiedere e nell'ordinare, dove era necessario [...]. (p. 30)
  • [...] per Ignazio l'obbedienza autentica è sempre carità verso Cristo che mi ha amato e scelto. (p. 32)
  • L'uomo che acconsente è plasmabile da Dio fino all'infinito: ogni possibile figura, impressa da Dio, poggia nella sincerità della disponibilità perfetta. Da Maria si può formare la madre del dolore, la sposa apocalittica, la regina del cielo. Si può formare da lei la Chiesa, che è la cosa più importante. La Chiesa perfetta, come deve essere. La sposa dell'agnello che per amore del Padre è obbediente in tutto. La Chiesa che nella storicità non raggiunge mai pienamente il perfetto consenso di Maria, ma che lo possiede in sé realmente come forma interiore, da cui è determinata, verso cui è diretta per quanto può. (p. 32)
  • Adrienne, la dottoressa, usa con preferenza la parola della perfetta nudità davanti a Dio. Il peccatore si nasconde – la foglia di fico di Adamo, la teologia, esposta in modo profondo dai Padri della Chiesa, "delle tuniche di pelle di animale" –, colui che è pentito ritornando a Dio scopre se stesso: nella confessione. Una delle opere centrali di Adrienne è il libro Die Beichte [...]. (p. 34)
  • Tutta la mistica di Adrienne ha la sua collocazione nell'obbedienza cristologica (e quindi soteriologica), che è – corrispondente all'antica tradizione teologica – la rivelazione umana dell'amore eterno del Figlio divino verso l'eterno Padre, il quale lo ha generato dall'eternità per amore. (p. 36)
  • Die Welt des Gebets [...], una delle maggiori opere, inizia con un capitolo coraggioso su "La preghiera nella Trinità". Ogni persona divina vede nell'altra Dio, colui che è sempre maggiore al di sopra di ogni definitivo comprendere, degno di un'adorazione eterna. Così il "dialogo" trinitario assume la forma di preghiera originaria, a cui partecipa ogni preghiera nel mondo, nella cui atmosfera si deve inserire; può essere adorazione, ringraziamento o domanda: per tutto ciò, il prototipo si trova nel dialogo trinitario. Come Giovanni e Ignazio, come Anselmo o i Padri greci, Adrienne è sopraffatta e come posseduta dal pensiero che Dio è il "sempre maggiore". Ogni concetto si schianta nella sua pienezza, solo la scialuppa della preghiera ci conduce al di sopra di ogni concetto verso il mare infinito di Dio. (p. 38)
  • Adrienne lo sperimenta misticamente con particolare intensità: il reciproco essere-aperti di cielo e terra non è estraneo a nessun vero credente; il libretto Gebetserfahrung [...], in cui si esperimenta molto della vita intima di preghiera di Adrienne, mostra che i passaggi tra la preghiera "ordinaria" e "mistica" sono spesso fluttuanti, come lo si può accertare anche secondo la dottrina dei Padri e dell'Aquinate riguardo ai doni dello Spirito Santo. Che gli accessi al cielo dalla terra siano così numerosi, che l'"aldilà" non sia lontano da noi, ma del tutto presente, è per il nostro tempo un messaggio particolarmente significativo.
    Per l'uomo si tratta di incontrare nella propria vita il Dio vivo e di resistere allo shock di tale incontro. Egli deve lasciarsi prendere da Dio (di nuovo in un consenso fondamentale) e nascondersi in lui, dare alla parola di Dio il sovrappeso sulla propria verità e lasciarsi dare il tono da Dio, insieme a tutti i propri affari e preoccupazioni terrene. Allora vive nella preghiera, nella gioia e nella verità. Questo è il tema del libretto: Der Mensch vor Gott [...]. (p. 38)
  • Tutta la mistica di Adrienne è interamente trinitaria, nonostante non abbia mai formulato una dottrina astratta della Trinità. (p. 39)
  • [L'esperienza carismatica del sabato santo] secondo la mia opinione è il più grande regalo teologico che Adrienne von Speyr ha ricevuto da Dio e lasciato in eredità alla Chiesa. (p. 39)
  • La passione di Cristo, vista dall'interno, è di una varietà che i testi biblici e le immagini non fanno supporre; ma numerosi mistici lungo i secoli – anche se solo a gocce in confronto con il Figlio di Dio – hanno potuto sperimentare molto della passione e sempre in modo diverso. (p. 39)
  • [Nel Libro di tutti i santi] Mai un cliché, un luogo comune, una ripetizione. In ciascuno [degli schizzi] è delineato un ritratto limitato, ma inconfondibile. (p. 44)
  • Il Libro di tutti i santi è un regalo meraviglioso alla Chiesa, perché mostra come pregavano i santi, e perché invita come per contagio alla propria preghiera. (p. 45)
  • Con Paolo [Adrienne] va d'accordo ben poco; su questo nel diario vi sono molte cose da leggere: l'accento sulla sua personalità, la raccomandazione di imitarlo (come egli imita Cristo) difficilmente si può accordare con lo spirito di Adrienne riguardo lo "scomparire". (p. 48)
  • Che il "sistema" della Gerusalemme celeste corrisponda ad una "matematica" infinita, non comprensibile umanamente è mostrato anche da quelle parti del Commento all'Apocalisse, che si occupa dei numeri. E la grandiosa finale di questo commento con l'interpretazione della città celeste mostra a sua volta che tutti questi numeri sono forme della carità infinita, proprio come tutto ciò che è raffigurabile nella Chiesa terrena, considerato a fondo, è forma cristallizzata della carità divina solo per noi peccatori. (p. 50)
  • Adrienne von Speyr ha di nuovo inserito al centro della storia della salvezza la mistica, togliendola da un'esistenza nascosta, in cui viveva sempre di più incompresa, anzi disprezzata, bandita e ignorata dalla teologia ufficiale e dalla predicazione. (p. 52)
  • Là dove la parola di Dio è ascoltata non solo con l'intelligenza esegetica e teologica, ma con tutto il cuore, con tutta l'esistenza, dove si resiste all'autoaprirsi del cuore di Dio nel fuoco e nella notte: là ha luogo ciò che – non nel senso vago della filosofia o della storia delle religioni, ma in quello cattolico-ecclesiale – merita di esser chiamato Mistica. (p. 53)
  • Quanto sconnesso ed eccitante fu il dettato dell'inizio e della parte centrale [de L'Apocalisse], tanto meravigliosamente chiaro fu invece quello conclusivo. (p. 55)
  • Cosa possano dire gli esegeti di tutto questo [dettato de L'Apocalisse], è un problema che qui non mi riguarda; posso garantire una sola cosa: ciò che Adrienne ha visto, descritto scrupolosamente e poi spiegato, senza conoscere il testo scritturistico, non erano certo immaginazioni soggettive. (p. 55)
  • I carismi non sono comunicati a casaccio, ma conferiti da Dio secondo le esigenze e le necessità della sua Chiesa, secondo i vari momenti storici. Se derivano da Dio, allora per lo più non seguono le correnti della moda, ma molto in anticipo contengono l'antidoto e le medicine contro i pericoli del tempo. (p. 56)
  • I primissimi dettati (sul prologo di Giovanni [nel commento al Vangelo di Giovanni]) erano nell'espressione ancora goffi; Adrienne esponeva pensieri, esprimeva punti di vista l'uno dopo l'altro senza nesso, tanto che poi dovevano essere collegati fra loro in una redazione definitiva; ma presto si abituò al dettato [...]. (p. 58)
  • Chi tratta con le meditazioni scritturistiche di Adrienne, [...] ne esce più arricchito se legge poco e lo medita ponendo tutta la propria attenzione, di quanto potrebbe accadere se si sforzasse di studiare intensamente e velocemente su un libro. (p. 59)

Le lettere pastorali di San Paolo[modifica]

  • Al naufragio dei costumi fa seguito con una certa necessità quello della fede.
  • Il cristianesimo non è una religione riassuntiva che assorbe in sé tutte le mitologie dell'umanità; vive del chiaro sì e no di Cristo.
  • Il matrimonio di chi è impegnato nella chiesa è, egli lo voglia o no, un focolare aperto: gli altri vi guardano dentro; la cosa migliore perciò è che il matrimonio sia inteso dai coniugi stessi come parte del loro apostolato.
  • Il pericolo per l'uomo è il comportamento irascibile, per le donne quello concupiscibile, la volontà, conscia o inconscia, di sedurre.
  • Il più virtuoso davanti a Dio non è necessariamente il più idoneo.
  • Il privato ed il pubblico devono corrispondere; perché il sacerdote o il superiore esercita il suo ufficio anche da privato; è un uomo espropriato a servizio della chiesa e dev'essere trasparente fin nei lati più riposti della sua vita.
  • L'apostolato è dunque paternità.
  • L'apostolato esige un'ampia rinuncia all'amicizia terrena, ma dona anche rapporti nella fede di un'intimità altrimenti sconosciuta su questa terra.
  • La missione sacerdotale, che ha le sue radici durature nella profezia e attinge forza e coraggio dalla paternità dell'apostolo, è missione nella battaglia, in quanto affermazione della causa di Cristo mettendo in gioco la propria esistenza, dove la passione è soltanto la forma estrema dell'azione.
  • La speranza dev'essere sconfinata quanto la dedizione.
  • Nessuno ha diritto al sacerdozio (sulla base del proprio desiderio interiore), e il desiderio dice ancora poco sull'attitudine, lo stesso vale per tutte le cariche di capo e superiore nella chiesa.
  • Ogni cosa nella Chiesa ha inizio nella preghiera e questa preghiera è a sua volta innanzitutto una preghiera universale, mondiale.
  • Ognuno è uomo perché ha lo stesso Dio di suo fratello, questa è la ragione dell'amore umano.
  • Tutta la Scrittura ha questo carattere secondario: di essere testimonianza di una precedente rivelazione immediata e di assicurare l'accesso ad essa.
  • Tutta la teologia della Chiesa [...] se non è espressione della carità vissuta, non sa né di cosa parla (la rivelazione) né che cosa espone facendo un uso tanto abbondante di erudizione.
  • Un cristiano non può essere tranquillo perché salvo, mentre un fratello è perduto, egli condivide i sentimenti e la preoccupazione del Buon Pastore.

Le persone del dramma: l'Uomo in Cristo[modifica]

  • Cristianamente il chiamato diventa personalmente se stesso nel servizio della causa di Dio in Gesù Cristo.
  • Elezione significa allora, non l'eterna scelta nella grazia di Dio, ma l'efficacia della chiamata sulla libertà del chiamato.
  • Il suo rifiuto [della vocazione] non può che essere una profonda minaccia per la persona: non annienterà la persona nell'uomo, ma potrà sfigurare il suo volto fino a renderlo irriconoscibile.
  • La Scrittura è centralmente interessata solamente all'agire di Dio, alla sua imperiosa presa in consegna; solo talvolta e secondariamente essa racconta della reazione dell'uomo, la cui libertà si rende visibile solo quando egli esita, tergiversa, addirittura si inalbera o si rifiuta nel corso della missione già accettata.
  • [Lo Spirito Santo] ha la funzione di rappresentare al Figlio la volontà del Padre nella forma di una regola incondizionata, addirittura inesorabile nella passione.
  • Nello spazio drammatico che Cristo ha aperto, soggetti spirituali creati possono diventare personaggi teologici, coagonisti del teodramma.
  • Proprio l'essere apparentemente più inadatto, colui a cui nessuno avrebbe pensato (e lui meno di tutti), che forse già perseguiva piani del tutto opposti, diventa oggetto della chiamata.
  • Si dovrà sempre presupporre, anche nel caso di una designazione ad un ministero ecclesiastico mediante un ministro della Chiesa, almeno un elemento di certezza immediata dell'elezione come derivante da Dio nel designato.

Maria. Icona della Chiesa[modifica]

  • Anche se le singole scene riferite a Maria sono sparse qua e là nei vangeli, esse tuttavia [...] formano una rete di rapporti i cui singoli momenti si illuminano, si moltiplicano e si approfondiscono a vicenda indefinitamente, come in una sala degli specchi.
  • Dietro a colui che si confessa come può, c'è sempre il prototipo della Chiesa, nella sua trasparenza totale dinanzi a Dio.
  • Dio nella sua sovrana libertà non disdegna di sottoporsi all'uomo nella misura che lo ha fatto libero.
  • Nell'esemplarità di Maria all'interno della Chiesa si celano molte intuizioni e conseguenze importanti per il nostro tempo. Innanzitutto che la Chiesa nel suo nucleo di perfezione è da ritenersi femminile, cosa che non può stupire nessuno che conosca sia l'Antico che il Nuovo testamento. Già la sinagoga era stata descritta davanti a Dio come fidanzata o sposa. È ugualmente la Chiesa della nuova alleanza nel suo rapporto con Cristo (

Cfr. soltanto 2 Cor. 11, 1ss) che arriva alle nozze escatologiche tra l'agnello e la donna adornata per la festa. Questa femminilità della Chiesa si estende a ogni cosa, mentre le cariche ministeriali ricoperte dagli apostoli e dai loro successori maschili non sono che pure funzioni all'interno di tale estensione. Non bisognerebbe dimenticare ciò quando, come oggi, si fanno interminabili discussioni su un'eventuale partecipazione della donna al ministero sacerdotale. Vedendo le cose più in profondità, con una conquista del genere la donna finirebbe col rinunciare a un più per avere un meno.[21]

  • Se nel Sì di Maria ci fosse stata anche solo l'ombra di un'esitazione [...] alla sua fede sarebbe rimasta attaccata una macchia e il bambino non avrebbe potuto prendere possesso dell'intera umanità.
  • Se santità ed immacolatezza di Maria sono in totale dipendenza dalla grazia di Dio e di Cristo, non ci si deve lasciar sfuggire [...] quanto il figlio abbia voluto dipendere da sua madre, quanto di se stesso abbia voluto doverlo a lei.

Maria per noi oggi[modifica]

Incipit[modifica]

Chi desiderasse sapere qualcosa su Maria e sul suo rapporto con il nostro tempo, farebbe bene ad andarsi a leggere soprattutto il cap. 12 dell'Apocalisse: proprio a! centro di quest'ultimo libro della Bibbia ci viene consentito di penetrare, mediante un'immagine visionaria, nel dramma della storia mondiale.

Citazioni[modifica]

  • Ciò che Maria ora deve soffrire è espiazione per Eva e per i suoi discendenti.
  • [Su Maria] Ella è «porta del cielo», è assai più di Pietro la «portinaia celeste» che ci rende possibile l'accesso alla presenza di suo Figlio: per Mariam ad Jesum
  • [Sulla Chiesa] Il deserto è la sua terra promessa.
  • Il furore del diavolo contro la Chiesa è così grande perché contro di essa non può conseguire nessun successo.
  • In che modo i cristiani si difendono: verità, giustizia, disponibilità ad annunziare la buona novella, fede, fiducia della salvezza, spada spirituale della parola di Dio, preghiera costante. Armi tutte «divine», e niente affatto terrestri.
  • La Chiesa non è una grandezza distinta dai suoi figli. Essa vive in loro, come i figli vivono in essa e per mezzo di essa.
  • Oggi non c'è esodo per la Chiesa tranne quello in direzione del paese promesso al di là della storia: nuovo cielo e nuova terra.
  • Paolo e Giovanni Paolo II attraversano il mondo senza una spada; basta che essi diano testimonianza, questa è la loro arma più potente, e il successore di Pietro può sempre attingere nuova energia per questa testimonianza in una Chiesa consacrata a Maria.
  • Se nella Chiesa la vita di castità, nell'imitazione di Gesù, ma anche di Maria, diviene un dono di grazia, ciò resta oltre ogni dubbio legato con i dolori propri di una gravidanza.

Meditare da cristiani[modifica]

Incipit[modifica]

Tutto dipende dall'interrogativo se Dio ha parlato all'umanità – di se stesso naturalmente e anche delle sue intenzioni nella creazione dell'uomo e del suo mondo – oppure se l'Assoluto resta il Silenzio al di là di ogni parola terrena. Se è corretta la seconda ipotesi, allora tutti i sentieri sono aperti, anzi devono essere percorsi tutti i sentieri, sui quali l'uomo – che sa molto bene che questo mondo passeggero e in quanto tale ingannevole non può essere la verità – si mette in cammino per tendere verso l'indicibile.

Citazioni[modifica]

  • Chi vuole udire qualcosa deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire.
  • Ciò che nella meditazione è vissuto come aridità e perfino come notte oscura può essere contemporaneamente nel nascondimento e nella verità chiarissimo splendore dell'amore.
  • Il Logos di Dio è una totalità: il suo corpo fisico è inseparabile dalla sua parola espressa essa pure fisicamente (presa sempre in tutte le sue dimensioni), per cui nella liturgia la parola e il sacramento sono indivisibili, ma la medesima unità si impone anche nella meditazione.
  • Il silenzio di Dio e di Gesù non è mai insignificante. una modalità che, più forte di qualsiasi proclamazione, rivela il suo vero essere.
  • La Mater Dolorosa non patisce invero le sofferenze fisiche del figlio inchiodato in croce, ma soffre più profondamente in ciò che gli procura l'insopportabile dolore dell'abbandono di Dio.
  • La meditazione cristiana può essere nel suo nucleo solo contemplazione amorosa, riflessiva e obbediente di questo uomo che è l'autoaffermazione di Dio.
  • Noi ci soffermiamo lì dove siamo di casa, non in viaggio. Il paesaggio della autorivelazione di Dio in Gesù Cristo è la nostra patria.
  • Non abbiamo bisogno di aprirci dapprima un varco verso Dio con le nostre forze: «la nostra vita» è già da sempre «nascosta con Cristo in Dio»
  • Non siamo noi che estorciamo con tecniche apprendibili la conoscenza dell'Assoluto: Dio si rivela liberamente da se stesso nel suo Figlio, ci dona una parola che sazia l'anima affamata.

Nella preghiera di Dio[modifica]

Incipit[modifica]

I cristiani sono in gran parte convinti che la preghiera è qualcosa di più di un semplice dovere, esteriormente compiuto, in cui si dicono a Dio certe cose che Dio in fondo già sa; qualcosa di più di un semplice omaggio o di riverenza quotidiana verso l'Altissimo Sovrano che ogni mattina ed ogni sera riceve l'atto di sottomissione dei suoi servitori.

Citazioni[modifica]

  • Con Dio non si fa conversazione.
  • Forse allunghiamo per un attimo la mano verso un «libro di meditazione» che ci faccia la meditazione che dovremmo fare noi. È come vedere un altro che mangia, ma noi non ci si sazia.
  • Io sono così come Dio mi giudica.
  • La parola di Dio è l'invito che Egli a noi rivolge ad essere insieme con lui nella verità. È il tappeto che si srotola fino a noi e su cui possiamo camminare fino al trono del Padre.
  • La contemplazione dei peccati in faccia alla croce è dialettica: mentre guardo il mio Redentore, comprendo finalmente che cosa davvero ho fatto.
  • La grazia che il Padre ci dà ha forma cristica: ci assimila al Figlio senza violentarci come uomini, perché il Figlio lui stesso è diventato uomo.
  • La preghiera è un dialogo che la parola di Dio conduce e dove noi non possiamo essere che gli ascoltatori.
  • La Scrittura non è un sistema di verità, ma è un resoconto dell'incontro di Dio con gli uomini.
  • La fede è due cose: un atto ed il suo contenuto ed oggetto: un ritenere per vero e un ritenuto per vero.
  • La morte [di Cristo] non è una negazione della creatura in vista di Dio, bensì un no divino a tutto ciò che nel mondo non è divinamente voluto e plasmato.
  • La nostra inquietudine psicologica e morale non è in grado di vincere la pace più grande che ci viene donata nella grazia.
  • La Scrittura appunto non è un sistema di verità, ma è un resoconto dell'incontro di Dio con gli uomini.
  • Lo Spirito Santo è sempre ed incontrovertibilmente uno Spirito ecclesiologico: Spirito dell'unità nella massima ricchezza.
  • L'uomo è quell'essere che è stato creato per essere uditore della parola e che si innalza alla sua propria dignità con la risposta ad essa.
  • Maria è l'immagine prima della Chiesa perché ella è primariamente e radicalmente entrambe le cose.
  • Noi dobbiamo rinunciare a ciò che è nostro perché esso ferma lo spazio che la parola di Dio pretende in noi.
  • Noi pensiamo che la parola di Dio ha cessato ormai da tanto tempo di echeggiare sulla terra da essere quasi logora; una parola nuova dovrebbe essere in arrivo, ne avremmo il diritto. E non badiamo che siamo noi, noi soli, i logori, gli alienati mentre la Parola è viva e sorgiva come prima e a noi vicina come sempre.
  • Non esiste un altro punto di partenza per l'imitazione di Cristo fuori della risurrezione.
  • Non si può percepire nessuna singola parola senza ascoltare il Figlio che è la Parola.
  • Quanto più un essere umano impara veramente a pregare, tanto più profondamente capisce che tutto il suo balbettare con Dio non è che una risposta al discorso che Dio gli fa e che perciò vale anche l'altra cosa: che tra Dio e l'uomo ci si può intendere solo nella lingua di Dio.

Nello spazio della metafisica: L'antichità.[modifica]

  • All'occidente e solo all'occidente è toccata la grazia di nascere nel segno di un cosmo compiuto in cui arte e religione sono una cosa sola, nel cosmo delle epopee di Omero.
  • Con Anacreonte e Teognide, e per gran parte con Alceo e Simonide, nessuno scrive più poesia con la passione religiosa che anima Omero, Esiodo e Solone.
  • Con la serietà profetica della sua visione di giustizia Solone si distingue dai molti lirici (di prima e di poi) che si riversano in piatti e borghesi luoghi comuni.
  • Essendo il reale l'effetto più proprio di Dio e fondandosi il reale sulla libera bontà di Dio, tutto è perciò, grande o piccolo che sia, oggetto della sua provvida cura dell'essere.
  • La metafisica di Tommaso d'Aquino è in tal modo il riflesso filosofico della libera gloria del Dio vivente della Bibbia.
  • La tragedia greca, e non la filosofia greca con la quale i cristiani hanno soprattutto dialogato, rappresenta la grande e valida cifra di Cristo, evento dell'umanità in quanto assomma in sé e supera tutte le cifre anteriori.
  • La vera difficoltà è che gli dei – quanto più il concetto della divinità si fa puro e filosofico – non possono più neppure avere a che fare con il dolore che è piombato sull'uomo.
  • L'arte rimane avvolta nel mantello di Omero.
  • Se in Euripide l'uomo non è in grado che di interpretare teologicamente il suo stato più estremo di esautorazione e di perdizione – gli dèi ne sono causa – l'uomo è allora chiamato in questa tenebra senza vie di uscita a cercare una "sortita" attingendo dai tesori più segreti del suo proprio cuore.
  • [Su Pindaro] Un solo poeta lirico ha ancora inteso la sua arte unicamente come glorificazione di quanto esiste di regale, di vittorioso e di magnifico nel mondo, dove la gloria totale è il preciso necessario confluire delle due glorie: della trasfigurante e della trasfigurata.

Nello spazio della metafisica: L'epoca moderna.[modifica]

  • Ciò che può evolversi nel pensiero (e quindi anche deve) può non smarrirsi solo quando accetta di pensare entro l'orizzonte della tradizione primitiva dove si è dischiusa achetipicamente la profondità dell'essere come tutto.
  • Hegel non è un pensatore debole; eredita da Schelling l'occhio da Sibilla che guarda dentro gli abissi.
  • I miti poetici degli antichi sono vera teologia.
  • L'evoluzione non parla né contro il radicamento nella tradizione primitiva, né contro la rischiosa vita verso il futuro del pensiero.
  • La battaglia tra antichi e moderni è un'apparente battaglia che annebbia i veri fronti storico spirituali.
  • La dottrina di Ficino ha fornito la giustificazione teologico-filosofica alla cultura d'amore cortese-trovadorica del tardo medioevo oltre Dante.
  • La filosofia ha lo scopo di conoscere la verità, di conoscere Dio, poiché egli è l'assoluta verità, e da questo punto di vista non vale la pena di occuparsi di nient'altro contro Dio e la sua spiegazione.
  • Noi ci troviamo in un'epoca importante, in un ribollimento in cui lo spirito ha fatto un balzo, ha lasciata e superata la sua forma anteriore e se ne è procurata una nuova.
  • Quanto al sapere dei misteri del cuore di Dio: anche per essi il cristianesimo detiene l'unico ingresso disponibile: chi sfonda la porta con violenza trova la stanza del tesoro vuota.
  • Schelling ha contribuito ulteriormente a costruire il ponte mai compiuto intendendo la rivelazione come forma superiore del mito; ma là dove si sarebbe dovuto inserire la pietra finale, egli fu insicuro, gli sfuggì la misura delle distanze.
  • Sia la metafisica dei santi che la tematica dei folli commettevano ciascuna a loro modo un corto circuito: saltavano la realtà del mondo, lasciata stare o perdere come un luogo di macerie nominalistico-positivistiche e cercavano il riflesso della gloria divina in una immediata sovrannaturalità.

Nuovi punti fermi[modifica]

Incipit[modifica]

"Tutto ciò che può essere dimostrato può anche essere smentito", ha affermato, forse per scherzo, Georg Simmel, volendo così alludere a forme conoscitive più profonde nel campo del vivente e del personale. Ma anche il personale si trova nel mondo dei fatti attorno ai quali si dibattono faticosamente le prove e loro smentite, poiché anche i fatti si trovano in contesti che possono svolgersi in un modo o nell'altro e quindi conferire ai fatti una luce completamente diversa. Gesù di Nazareth si trova anche lui – ed essenzialmente – nel contesto storico e quindi nel vivo della battaglia tra prove e negazioni.

Citazioni[modifica]

  • A tutti i livelli del suo essere l'uomo è sia singolo che membro di una comunità. Ambedue i poli si rimandono reciprocamente: egli è una personalità solo quando non è chiuso in se stesso ma è aperto al servizio ed al dono verso la comunità, parimenti egli è un autentico membro della società solo quando offre il suo apporto autonomo alla causa comune.
  • Chi vuole il nascere vuole anche il morire e tutto ciò che vi sta connesso.
  • Gesù non ha bisogno di nessuna apologetica, egli risplende dentro.
  • Il formicaio calpestato deve essere ricostruito guardando in avanti.
  • Il gioco d'azzardo delle reincarnazioni non è certo un mezzo per uscire, lentamente e con opportune manovre, dal mondo del dolore.
  • Il nemico è non solo fuori ma anche dentro l'uomo. La sua psiche ed il suo organismo progrediscono solo in una zona temperata fra estremi che lo distruggono.
  • La chiesa non deve fare alcuna apologetica per se stessa ma tentare di essere tale da risplendere nei cuori.
  • La grandissima parte degli uomini che si interessano a Gesù, la sua figura come risalta unitariamente dalle testimonianze neotestamentarie, ha molta più forza di convincimento delle sottigliezze degli esegeti.
  • Nell'enorme formicaio dell'umanità vi è una quantità straordinaria di coraggio di vivere e di morire.
  • È molto significativo il fatto che Dio non si rivela mai rispondendo al grido di un uomo, al suo desiderio di esperimentare Dio.
  • Il cristianesimo è la sola religione veramente filomondana ed in questo impegno di Dio con il mondo c'è anche l'autodimostrazione della sua gloria.
  • L'umanità sembra aver bisogno di un orizzonte di minaccia universale per poter essere sempre disponibile alla lotta.
  • Non l'uomo deve sperimentare Dio, ma Dio vuole esperimentare, vuole stabilire con una prova pratica se l'uomo investito del mandato percorre la via indicatagli da Dio.
  • Non si dà esperienza cristiana di Dio che non sia frutto del superamento della propria volontà o almeno della decisione di un tale superamento.
  • Non solo quando è troppo poco ma anche quando è troppo il piacere si converte in dolore.
  • Ogni cristiano deve essere missionariamente aperto anche al mondo non cristiano, anzi in modo più intenso di quanto lo possa essere la comunità ecclesiale in quanto tale.
  • Può essere vero che Gesù non ha pronunciato questa o quella parola, essa resta comunque l'adeguata interpretazione del suo comportamento.
  • Quando l'umanità si è evoluta con successo in un suo ramo, questa sua perfezione selettiva rischia di farsi ingiusta, si evidenzia rispetto all'insieme, alla media, come decadente e finisce come in un vicolo cieco biologico o viene travolta dai più forti.
  • Senza alcuna esperienza della realtà cristiana non è possibile alcun accesso alla fede.
  • Solo chi prende il mondo quale è ha la chance di poter pensare e dire circa il mondo qualche cosa di valido, anche quando la sua prima affermazione fosse che bisogna cambiare il mondo perché, così come è, è intollerabile.

Solo l'amore è credibile[modifica]

  • Come nessun bambino si sveglia all'amore se non è amato, così nessun cuore umano può destarsi alla comprensione di Dio senza il libero dono della sua grazia nell'immagine del suo Figliolo.
  • Dell'inferno si può parlare soltanto e sempre in forma personale, appunto perché io non potrei mai valutare la possibile perdizione e dannazione di un altro come più probabile della mia propria.
  • Il cristiano incontra Cristo nel prossimo, non fuori di lui o al di là di lui.
  • Il cristianesimo, in quanto pura religione rivelata, solo in seconda istanza può essere tramite di conoscenza, cioè una dottrina.
  • Il momento solenne dell'amore è sempre pieno di promesse: un qualcosa di aperto, che non si chiude in se stesso, la cui fecondità si manifesta, sul piano naturale, nella procreazione, ma che su quello spirituale resta un mistero.
  • Incontrando l'amore divino in Cristo, l'uomo non solo apprende che cos'è veramente l'amore, ma apprende pure nel contempo ed irrefutabilmente che egli, peccatore ed egoista, non possiede il vero amore.
  • L'abbandono in cui il Crocifisso è lasciato dal Padre ben ci fa capire da che cosa siamo stati liberati e salvati, cioè dalla perdita definitiva di Dio, che nessuno sforzo personale, all'infuori della grazia, avrebbe mai potuto evitarci.
  • Non è il fatto che Gesù è più potente degli altri uomini [...] ad attirare energicamente l'attenzione su di lui, ma il fatto che vuole essere così mansueto ed umile di cuore (Mt. 11,29) e perciò così povero di spirito (Mt. 5, 3) che attraverso questo sentimento umano d'amore può trasparire limpidamente l'amore assoluto e in esso attuarsi.
  • Proprio nel movimento in cui la creatura si vede e si sente attratta al cuore di Dio, essa prende coscienza sin nel più profondo di non essere Dio.
  • Se l'amore divino effusosi nelle tenebre del non amore non si fosse, già nell'effusione, procurato questo grembo (Maria è preriscattata per grazia della croce, cioè essa è il primo frutto dell'irrompere di Dio nella notte dell'inanità), allora l'amore non sarebbe mai penetrato in questa notte e neppure l'avrebbe potuto.
  • Unicamente nel presupposto del perdono incomprensibile e anteriore di Dio vengono sia forzati i limiti della benevolenza umana sia eliminati i pericoli del suo orgoglio.

Sorelle nello Spirito[modifica]

  • Appena la volontà creata volesse rendersi autonoma accanto ed al di fuori di quella divina, dovrebbe attingere da se stessa la forza dell'attuazione e si condannerebbe perciò al fallimento.
  • Chi non impone mai la propria volontà a Dio, può essere sicuro di compiere sempre la sua volontà.
  • Ciò che del santo è perfetto è innanzitutto la sua missione. In un secondo momento anche lui può essere chiamato perfetto, se realizza tale missione nella misura consentita da tutte le sue forze sorrette dalla grazia.
  • Come può un bambino essere educato alla preghiera, a saper cogliere la presenza dell'Invisibile, se non attraverso il sacramento dell'amore visibile e sensibile?
  • [I santi] Sono appesi in croce tra l'aldiqua e l'aldilà; esiliati dalla terra e non ancora accolti in cielo; da questa loro posizione, come da un pulpito, predicano con tutta la propria vita, il cielo alla terra.
  • L'abbandono è l'atteggiamento con cui l'uomo accetta di essere fatto, è dunque un'azione quanto mai intensa, che sfocia nella vera azione di Dio, è rinuncia alle proprie forze per affidarsi interamente a Dio.
  • La santità è qualcosa di essenzialmente sociale e perciò sottratto all'arbitrio del singolo. Su ogni cristiano Dio ha un'idea particolare e assegna ad ognuno un posto preciso nella comunità ecclesiale.
  • L'inizio è là dove si arriva.
  • Nella contemplazione vera e propria la parola di Dio deve risuonare così come è, e non come io desidererei sentirla o come immagino che sia per me. La vera contemplazione è scuola di spersonalizzazione; qui l'anima allarga se stessa in Dio e nella Chiesa, nella Scrittura e nella tradizione.
  • Nella preghiera e nella sofferenza, è la fonte di ogni attività ecclesiale; di conseguenza avviare ed incrementare l'azione cattolica significa prima di tutto incrementare ed estendere nella chiesa i centri di contemplazione.
  • Nel totale compimento della volontà di Dio tutta la responsabilità cade su di Lui.
  • Non è lo sforzo, anche massimo, dello strumento che garantisce il successo, ma la perfetta disponibilità a fare il minimo di propria iniziativa, per affidare tutte le proprie possibilità a Colui che guida lo strumento.
  • Non è possibile essere teologi senza essere santi.
  • Per ogni missione speciale c'è, nella Bibbia una parola speciale che trova in tale missione la sua autentica spiegazione.
  • Teresa di Gesù Bambino assomiglia a una persona che combatte con tutte le sue forze contro qualcosa, di cui non riusciamo a individuare l'esatta figura né la particolare pericolosità. Soltanto negli ultimi anni, quando ella stessa aveva compreso di aver vinto, l'avversario rivela chiaramente il proprio volto a noi e forse anche a lei: la menzogna.
  • Una santità che cercasse se stessa, che cioè pretendesse se stessa come meta ultima, sarebbe una contraddizione in termini.

Sperare per tutti[modifica]

  • Il punto è quello di sapere se da ultimo Dio nel suo piano di salvezza dipenda, voglia dipendere dalla scelta dell'uomo, o se invece la sua libertà che vuole solo la salvezza e che è assoluta, non rimanga prevalente sulla libertà umana, creata e quindi relativa. (p. 12)
  • Sperare unicamente per sé sarebbe insopportabile egoismo e superbia [...]. (pp. 59-60)
  • Maria Maddalena de' Pazzi [...] si dichiarava pronta a offrire «mille volte al giorno» la propria vita, e a rinunciare al Cielo, se avesse potuto salvare con ciò anche una sola anima, [...] diceva di sé che avrebbe voluto «sciogliersi tutta in acqua per lavare tutti i cuori». (p. 77)
  • Di fronte alle numerosissime minacce della nuova Alleanza [...] viene da chiedersi – domanda questa cui non riusciamo in fondo a dare una risposta – se tali minacce del Dio, che «in Cristo ha riconciliato a sé il mondo», così come suonano, siano tradotte in atto. Il disappunto di Giona, perché Dio non adempie le sue profezie categoriche di rovina nei confronti di Ninive, è stato una rottura di capo senza fine per gli scolastici. (p. 133)
  • La chiesa, che ha canonizzato tanti individui, non si è mai pronunciata sulla dannazione di alcuno. Neppure su quella di Giuda, che divenne per così dire l'esponente di quello di cui tutti i peccatori sono corresponsabili. Chi può sapere di che tipo fu il pentimento che egli provò, quando vide che Gesù era stato condannato (Mt 27,3)? (p. 136)
  • Anche se vi sono dei casi in cui non furono mostrate solo immagini dell'inferno (quale è, a mio giudizio, il caso della visione dell'inferno dei bambini di Fatima), bensì determinati eletti ebbero la certezza soggettiva che un numero di uomini è già perduto, tuttavia in essi (e questo è lo scopo della rivelazione) il desiderio di opporsi a quanto è stato loro mostrato, di annullarlo, prevale di gran lunga sull'idea che, di fronte a ciò che è stato contemplato come perduto, non ci sia più nulla da fare. (p. 152)
  • L'amore misericordiosissimo può quindi posarsi su chiunque. Noi crediamo che esso lo faccia. E dovrebbero ora esserci anime che gli si chiudono permanentemente? Come possibilità di principio ciò non va escluso. Di fatto può diventare infinitamente inverosimile. (p. 154)
  • Quando tutti gli impulsi che si oppongono allo Spirito della luce sono stati rimossi dall'anima, una libera decisione contro di lui è divenuta infinitamente inverosimile. Allora la fede in una illimitatezza dell'amore e della grazia divina giustifica anche la speranza in una universalità della redenzione [...]. La libertà umana non può esser spezzata e messa fuori causa da quella divina, però può esser per così dire aggirata. La discesa della grazia nell'anima umana è un'azione libera dell'amore divino. E alla sua diffusione non esistono limiti. (p. 155)
  • Può Dio perdere l'ultima pecorella smarrita del suo gregge? La creatura, per cui egli ha versato il suo sangue e ha patito l'abbandono da parte del Padre? (p. 175)

Stili laicali[modifica]

  • Al centro dell'opera di Dante sta la sua personalità.
  • Come se Dante già vivesse nell'età delle esplorazioni d'oltremare, i suoi libri brulicano d'immagini tratte da avventurose navigazioni.
  • La fede vede solo ciò che è. Mentre lei [la speranza] vede ciò che sarà.
  • La parola dell'Antico Testamento esiste come legata dentro una rigidità che si libera quando la bagna la luce del Testamento nuovo ed eterno, ossia la rivelazione totale, in cui il logos della Scrittura viene spiegato nella libertà dello Spirito Santo.
  • La piccola speranza, che ha un aspetto proprio insignificante, pare trotterellare tra le sue grandi sorelle, la fede e la carità, ma in realtà è lei a trascinarle tutte con sé.
  • [Su Dante] Questa sua opera, indivisibile dalla sua singola divina missione e dalla sua esistenza scalpellata a effige ammonitrice, egli l'ha sentita come una cavalcata avventurosa verso il nuovo e l'inesplorato.

Tu coroni l'anno con la tua Grazia[modifica]

  • È ormai una moda mettere in dubbio la fondazione della Chiesa da parte di Cristo.
  • Il cristiano si differenzia dagli altri uomini per il fatto che per lui il rapporto tra essere e dover essere si è rovesciato.
  • Noi siamo pieni di pretese, e perciò cronicamente insoddisfatti.
  • [Sulla Chiesa] Non c'era bisogno, per il suo sviluppo, di solenni atti di fondazione e dettagliate istruzioni preliminari di Gesù.
  • Siamo uomini e per giunta moderni, cioè dissennatamente sovraccarichi di cose senza senso.
  • Solo se tutti i singoli sapranno relativizzare i loro egoismi può avanzare la pace nel mondo, quella pace che nella notte di Natale gli angeli hanno cantato come il dono più grande del Cielo.
  • Un cristiano deve sempre, che egli vegli o dorma, che preghi o che lavori, che taccia o che parli, stare a disposizione, poiché egli già da sempre è stato posto a disposizione.

Verità del mondo[modifica]

  • Quella prima domanda, se ci sia in genere verità, potrebbe apparire comparabile con il primo tremante colloquio di un adolescente con una fanciulla, il cui risultato era la certezza che ella lo amava.
  • In questa vita l'eterna domanda tra amanti (mi ami tu?) sarà ogni giorno nuova e viva; mai l'amore si interroga o viene interrogato abbastanza, perché non ne ha mai abbastanza di sentire la risposta di conferma, e dietro ogni risposta una nuova domanda, dietro ogni certezza una nuova prospettiva e apertura.
  • Hanno dunque ragione anche quei filosofi i quali all'alunno, che si trova incerto e smarrito davanti al problema della verità, danno il consiglio di gettarsi prima nella corrente, per esperire, corpo a corpo con l'onda, che cosa è l'acqua e come vi si avanza.
  • Chi non arrischia questo salto [nella corrente] non sperimenterà mai che cosa è nuotare, e così anche chi non osa il salto nella verità non raggiungerà mai la certezza della sua esistenza.
  • Questo primo atto di fede, della fiducia che si butta, non è affatto irrazionale; è la pura premessa ad accertarsi in via di principio dell'esistenza del razionale.
  • Come il nuotatore deve sempre nuotare per non andare a fondo, nonostante che si sia reso sempre più magistrale nella sua arte natatoria, così anche l'amante deve vivere ogni giorno in modo nuovo e originale nell'amore e interrogare l'amore, e così deve alla fine anche il conoscente porsi ogni giorno nuova la domanda sull'essenza della verità, senz'essere per questo uno scettico sterile e distruttivo.
  • La verità comincia solo con la frequentazione con essa a sviluppare la sua inesauribile ricchezza, che si fa anzi sempre più inesauribile.
  • Il mondo, così come concretamente esiste, è un mondo che sussiste positivamente o negativamente in un rapporto con il Dio della grazia e della rivelazione sovrannaturale, e che in un simile rapporto non si danno punti o superfici neutrali.
  • Il mondo, come oggetto della conscienza, è da sempre inalveato in questa sfera sovrannaturale, e così analogamente il potere conoscitivo dell'uomo si trova anch'esso sotto la positiva premessa della fede o sotto quella negativa della miscredenza.
  • La filosofia, quanto più si avvicina all'oggetto concreto e quanto più presume dal suo potere conoscitivo concreto, tanto più si troverà a includere, consapevolmente o meno, dati teologici.
  • Il sovrannaturale si radica appunto nelle più intime strutture dell'essere, per impregnarle come un lievito, per attraversarle come un soffio e un aroma onnipresente.
  • È solo impossibile, ma sarebbe anche folle, voler bandire ed escludere con ogni mezzo quest'aroma della verità sovrannaturale dalla ricerca filosofica.
  • Il sovrannaturale è troppo fortemente impregnato nella natura perché questa possa essere ancora ricostruita nel suo stato di natura pura.
  • Ciò che viene detto sull'amore, sulla grazia, sul sorvolare e dimenticare, e così via, avrebbe potuto essere scoperto senza l'irradiamento di luce teologica?
  • La ragione ultima di questo carattere misterioso di ogni conoscibile si illumina veramente solo quando venga riconosciuto il carattere creaturale di ogni cosa oggettivamente conoscibile, cioè il nascondimento della sua verità ultima nello spirito del Creatore, il quale soltanto può dire il nome eterno delle cose.

Verità di Dio[modifica]

Incipit[modifica]

La domanda circa la verità nella teologia è la domanda circa il suo oggetto: Dio, che nella sua Alleanza, e, alla fine, nel suo Verbo incarnato è diventato un Dio per noi e con noi. Interrogarsi a suo riguardo non è separabile dalla doppia domanda circa il fondamento per cui Dio è per noi e con noi, e circa il nostro comportamento di risposta nella sua Alleanza incominciata e in Cristo compiuta.

Citazioni[modifica]

  • Dio non è un oggetto che possa venire dominato dal conoscere come potere, a quel modo che (da Descartes, anzi da prima da Francesco Bacone) le moderne scienze della natura, e le assai affini scienze antropologiche, si pongono nei confronti dei loro oggetti.
  • [Sul mito] Il cristianesimo lo ha irreparabilmente fatto finire, e nessuna epoca postcristiana lo può ridestare.
  • L'atto è ad un tempo presa di possesso (conquista) e rinuncia: entrambe le cose però con uno sguardo al senso globale (logos reale) della nostra esistenza.
  • La verità, che Gesù è, come interprete e interpretato, non è affatto una verità teorica in senso astratto, ma è una verità concretamente contemplata.
  • Lo Spirito introdurrà anche in ciò che deve ancora venire, nell'autenticamente escatologico, che arrotonda la spiegazione di Gesù e la apre a un tempo alle infinite spiegazioni lungo i tempi.
  • Nei fatti stessi non si trova mai una contraddizione né un'identità.
  • Nella teologia la forza conoscitiva viene richiesta per un'impresa che la supera.
  • Paolo è il testimone, martis, nel senso che tutta la sua esistenza riceve forma dalla morte e risurrezione di Gesù.
  • Rendere testimonianza è ormai, per principio, di più che non semplicemente affermare qualche cosa; include in sé un impegno personale, un pagare di persona per ciò che si afferma.
  • Un rapporto di conoscenza che non fosse al servizio dell'amore, non potrebbe avere, all'interno della teologia, nessuna pretesa di essere una parte della sua logica.

Incipit di alcune opere[modifica]

Antico patto[modifica]

Come può verificarsi rivelazione? Come l'abisso e l'oceano di tutta la realtà potrà rendersi conoscibile? ed udibile ad una "goccia da un secchio" e al "granello di polvere" (Is 40, 15), come "l'erba secca", il "fiore che appassisce" può essere toccato dalla "parola del nostro Dio" che "dura sempre" (Is 40,8)? Presagire il divino, adorarlo da lontano, imparare a tacere dinnanzi ad esso e lasciarlo disporre a suo piacimento: ciò potrà essere concesso alle creature al limite di se stesse.

[modifica]

Uno dei massimi benefici di Dio è che un uomo non si vede come è; anche quando si guarda allo specchio vede se stesso rigirato specularmente. Gli altri, che scoprono in lui certe cose che lui non sa, sanno per contro poco di ciò che lui stesso sa di sé. Rimane così alla fine, a prescindere dall'onniscienza di Dio, il criterio meno affidabile per un uomo, la sua opera.

Citazioni su Hans Urs von Balthasar[modifica]

  • Balthasar è stato un grandissimo cristiano, al quale la Provvidenza aveva dato doni straordinari di intelligenza veramente geniale, e di umiltà. Di lui, il cardinal de Lubac mi ha detto che aveva lo spirito del fanciullo. Realmente, incontrando Balthasar e lavorando spesso con lui, ho potuto toccare con mano questa straordinaria semplicità e innocenza, che rendeva la sua meditazione teologica penetrante e la sua vastissima cultura [...] interamente al servizio della missione e della testimonianza cristiana. (Angelo Scola)
  • Balthasar tende a... comprimere un autore, spingendolo verso una interpretazione cristiana... o in direzione di una denuncia del suo carattere profondamente (o segretamente) ateo, anticristiano. E tante volte esso risulta un cacciatore in cerca di sintomi della decadenza... Tutto in Balthasar preme verso la decisione tra la falsa autonomia che distrugge la vera libertà e l'ubbidienza allo splendore della rivelazione. Non vi è una via di mezzo. (Elmar Salmann)
  • Ci troviamo in un momento di stanchezza, è innegabile: la generazione che ha fatto il Concilio si è quasi estinta. De Lubac, von Balthasar, Congar, Chenu, Daniélou, Rahner… Sono stati anni di uno splendore intellettuale tra i più alti della storia della Chiesa. Non vedo movimenti intellettuali comparabili a questi, seppure come eco. (Alberto Methol Ferré)
  • Cristo ha vissuto la morte nell'abbandono, il Padre è sopravvissuto alla morte del Figlio: questa è la situazione del Venerdì santo, che Hans Urs von Balthasar ha descritto in maniera così approfondita e a cui la Pasqua dà risposta. (Jürgen Moltmann)
  • Grande teologo, straordinario erudito, prete di vigorosa vita cristiana, von Balthasar presentava anche aspetti singolari, forse contraddittori. (Vittorio Messori)
  • Hans Urs von Balthasar è impensabile senza Adrienne von Speyr. (Papa Benedetto XVI)
  • Hans Urs von Balthasar è l'unico ad aver riproposto nel nostro secolo la questione della "forma" essenziale del cattolicesimo, forma che Balthasar ritrova più spesso nell'opera di certi poeti o scrittori che nei teologi. (Mario Perniola)
  • Hans Urs von Balthasar fu personalità poliedrica e singolarissima, probabilmente un uomo più grande del tempo in cui visse: musicista, germanista, letterato, filosofo, teologo, editore, traduttore, maestro spirituale, conferenziere, fu autore di una vasta produzione teologica in cui dialogò con il patrimonio culturale dell'Occidente. (Enzo Bianchi)
  • Hans Urs von Balthasar, il più grande teologo di questo secolo. (Davide Rondoni)
  • Hans Urs von Balthasar lascerà la sua impronta nella storia del pensiero umano come un teologo che ha radicalmente ripensato il mistero dell'uomo a partire dal mistero trinitario. Il suo contributo a riguardo non è stato ancora accolto e riconosciuto nel nostro tempo, benché sia così assetato di antropologia. (Marc Ouellet)
  • Il pensatore che più di ogni altro ha avvertito l'epocale attualità del bello. (Bruno Forte)
  • L'opera di Hans Urs von Balthasar [...] si presenta così vasta e così complessa nelle tematiche — come un mosaico dagli svariati tasselli, come un labirinto i cui meandri si inoltrano nei campi della teologia, della filosofia, della letteratura e dell'arte —, che ha bisogno di un filo d'Arianna per avventurarsi in essa. Ne era consapevole lo stesso autore. (Rosino Gibellini)
  • L'uomo più colto del XX secolo. (Henri-Marie de Lubac)
  • La conoscenza di von Balthasar della tradizione (patristica, medioevale e moderna, sia sistematica che esistenziale, mistica e poetica) cattolica in un periodo in cui ci sono troppe novità dell'ultima ora in teologia, non può essere mai abbastanza ammirata o sovra stimata. (Hans Küng)
  • [In occasione del conferimento del Premio Paolo VI] La passione per la teologia, che ha sostenuto il suo impegno di riflessione sulle opere dei padri, dei teologi e dei mistici, ottiene oggi un importante riconoscimento. Egli ha messo le sue vaste conoscenze al servizio di un "intellectus fidei", che fosse capace di mostrare all'uomo contemporaneo lo splendore del vero che promana da Gesù Cristo. (Papa Giovanni Paolo II)
  • Non ci allontaniamo molto se pensiamo che l'opera di von Balthasar si pone in piena continuità con le grandi opere dei Padri della Chiesa. (Rino Fisichella)
  • Ritengo che la sua riflessione teologica mantenga intatta fino ad oggi una profonda attualità e provochi ancora molti ad addentrarsi sempre più nella profondità del mistero della fede, tenuti per mano da una guida così autorevole. (Papa Benedetto XVI)
  • Vede, Lei dà sempre alla mia esperienza un significato così bello. Lei la comprende infinitamente molto meglio di me. È proprio così che la Sua guida dà forma a ciò che sperimento in un modo pieno di senso e di grazia per me. (Adrienne von Speyr)
  • Viviamo in un tempo di aridità spirituale. Si è rotto l'equilibrio vitale tra azione e contemplazione, a vantaggio della prima, ed anche a suo svantaggio. Balthasar vorrebbe ristabilire l'equilibrio. Tutta la sua opera ha una dimensione contemplativa, e questo fatto soprattutto le conferisce la profondità ed il sapore. (Henri-Marie de Lubac)
  • Von Balthasar, che dopo la letteratura aveva studiato filosofia e teologia, voleva servirsi delle tre discipline per giungere all'anima, per vedere poi come questa si ponesse di fronte al suo destino eterno. (Elio Guerriero)
  • Von Balthasar e altri autori temono molto il nostro pensiero astratto e dicono che il vantaggio del modo di procedere per immagini e per simboli era quello di non ridurre mai la Chiesa a un concetto, ma di considerarla e rispettarla sempre nella sua personalità e nella sua vitalità. (Gianni Colzani)

Note[modifica]

  1. Dall'introduzione a Adrienne von Speyr, Maria nella redenzione, traduzione di Roberto Carelli, Jaca Book, Milano, 2001, pp. 27-28. ISBN 88-16-30376-X
  2. a b c d e f g h i j Dall'intervento al Meeting di Rimini, 29 agosto 1984.
  3. Dall'introduzione a Adrienne von Speyr, Dalla mia vita: autobiografia dell'eta giovanile, traduzione di Guido Sommavilla, Jaca Book, Milano, 1989, p. 10. ISBN 88-16-30173-2
  4. Da Il complesso antiromano: come integrare il papato nella chiesa universale, traduzione di G. Moretto, Queriniana, Brescia, 1974, pp. 33 ss. Citato in Giancarlo Zizola, Il Conclave: storia e segreti. L'elezione papale da San Pietro a Giovanni Paolo II, Newton Compton, Roma, 1977, p. 20. ISBN 88-8183-425-1
  5. a b Dalla prefazione a Adrienne Von Speyr, E seguirono la sua chiamata: vocazione e ascesi, traduzione di Giacomo Coccolini, Centro Ambrosiano, Milano, 2010. ISBN 978-88-8025-774-5
  6. Dalla prefazione a Christoph Schönborn, L'unità nella fede, traduzione di E. Babini, Edizioni Studio Domenicano, 2007.
  7. Citato in Vittorio Messori, Ipotesi su Maria: fatti, indizi, enigmi, Edizioni Ares, Milano, 2005, p. 349. ISBN 88-8155-338-4
  8. Dall'introduzione a Adrienne von Speyr, L'Apocalisse, traduzione di Carlo Danna, Jaca Book, Milano, 1983. ISBN 88-16-30102-3
  9. Citato in Anton Strukelj, Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr: L'unità di due opere, traduzione di Bruno Pistocchi, in Aa.Vv., Hans Urs von Balthasar: Cento anni dalla nascita, Milano, Jaca Book, 2005, p. 29. ISBN 88-16-70204-4
  10. Da Escatologia del nostro tempo. Le cose ultime dell'uomo e il cristianesimo, Queriniana; citato in Un inedito escatologico di Hans Urs von Balthasar, theologhia.com, 28 agosto 2017.
  11. Citato in Francesco Coppellotti, La Gnosi peggiore, postfazione a Ernst Bloch, Ateismo nel cristianesimo, Feltrinelli, Milano, 2005, p. 333. ISBN 88-07-8185-07
  12. Da Piccola guida per i cristiani, traduzione di Luciano Tosti, Jaca Book, Milano, 1986, pp. 111-114. Citato in Andra Grillo, La Riforma liturgica è «tragica» o «profetica»? Due riletture per celebrare il 50º del Concilio Vaticano II, mondodomani.org, 28 febbraio 2013.
  13. Cfr. Giandomenico Mucci, L'inferno vuoto, La Civiltà Cattolica, n. 3788, 19 aprile 2008.
  14. Cfr. Mario Canciani: «Il teologo von Balthazar affermava: "L'inferno esiste, ma è vuoto". Dio non può volere una Auschwitz eterna».
  15. Citato in Focus, n. 87, p. 144.
  16. Da Sperare per tutti, traduzione di Maria e Luigi Frattini, Jaca Book, Milano, 1989, pp. 13-14. ISBN 88-16-30165-1
  17. Citato in Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia, 1999, pp. 267-268. ISBN 88-399-0369-0
  18. Da Teodramma d'amore, in Hans Urs von Balthasar, La mia opera ed Epilogo, Jaca Book, Milano, 1994, pp. 12-13. ISBN 88-16-30258-5
  19. Il tronco sacro è l'ebraismo, secondo l'immagine dell'olivo e dell'oleastro proposta da San Paolo.
  20. "G" sta per Geheimnis der Jugend, la seconda autobiografia di Adrienne, qui citata da Balthasar con i numeri di pagina dell'edizione originale (vol. VII delle opere postume, 1966).
  21. Da Maria, icona della Chiesa, traduzione di Angelo Colacrai (cap. I), Carlo Danna (cap. II-IV) e Luigi Frattini (cap. III), San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2015, cap. I, pp. 36-37. ISBN 9788821595714

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