Ernest Barker

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Ernest Barker (1890 circa)

Sir Ernest Barker (1874 – 1960), politologo inglese.

L'Impero britannico[modifica]

  • [...] la parola "Impero" è più che una parola di dizionario. È una di quelle parole magiche e suscitatrici di emozioni che rimescolano il sangue. Tali parole debbono il loro potere magico alle associazioni di idee che richiamano; e queste associazioni di idee sono profondamente radicate nella storia. Per capirle, dobbiamo scavare in un passato sepolto ma pur vivo. (p. 6)
  • L'Impero britannico, mutandosi col passare degli anni, in una Commonwealth britannica di nazioni libere, fu fino al 1917 un sistema di tre circoli concentrici, ognuno di essi permeato, secondo il suo diverso metodo o grado, dalla stessa idea di libertà: il cerchio dei Dominions, comunità autonome eguali fra di loro e rispetto alla Gran Bretagna che è al loro centro; il cerchio dell'India che, avvicinandosi sempre più al cerchio dei Dominions vi si trova ora incluso ed è libero, se crede, di oltrepassarlo avviandosi verso una forma ed uno statuto di indipendenza autonoma; il cerchio dell'Impero coloniale o dipendente, che si avvia con metodi diversi, ma specialmente col metodo del "governo indiretto", verso la meta della partecipazione democratica alla direzione dei suoi affari. Un Impero così complesso, ed ispirato da una tale idea, è qualcosa di interamente nuovo nella storia della concezione dell'Impero. È infatti un Impero senza imperium: un Impero che ha preferito il principio opposto di libertas. È una contraddizione in termini ed un paradosso vivente. (pp. 12-13)
  • L'Impero romano, che successe all'Impero ellenistico, nacque nel primo secolo avanti Cristo. Sorse quando Roma venne a contatto con le idee e i sistemi dell'oriente ellenistico e li assorbì e quando ebbe in eredità e la deificazione del sovrano, che comincia già con Giulio Cesare, e la teoria stoica della Cosmopolis, che trovò il suo più nobile difensore nell'imperatore Marco Aurelio. (p. 19)
  • L'Impero britannico non è una forma unica di governo imposta d'autorità o standardizzata su unico modello. Al contrario, è una densa selva di forme, che germoglia e cresce in modo variato, sotto la spinta di una linfa vitale indigena, in obbedienza allo spirito ed alle esigenze di differenti terreni locali. Ma se non è una forma unica di governo, ha però uno spirito unico, e questo è uno spirito di libertà. I Britannici, nel vasto e generale corso della loro storia, non si sono detti e non hanno appreso dai loro profeti le parole: "Tu regere imperio populos memento". Piuttosto hanno detto, anche se talvolta non sono stati fedeli alla loro parola: "Tu populos liberare atque educare memento". (p. 169)

La concezione romana dell'Impero[modifica]

Incipit[modifica]

L'impero romano sorse nel Mediterraneo orientale; e ancora nel Mediterraneo orientale, e precisamente nella città di Costantinopoli, ebbe fine. Se non possiamo proprio dire che fu di origine orientale, possiamo però affermare con sicurezza che fu di origine ellenistica, intendendo per ellenismo una fusione di elementi greci ed orientali.

Citazioni[modifica]

  • Se fu il genio greco ad assurgere, nella sua maturità, alla concezione dell'unità umana, fu però il genio romano a tradurre questa concezione, di per se stessa vuota ed astratta, in un sistema organico di vita. (p. 2)
  • Alessandro [Magno] aveva unito in una società unica tutto il mondo conosciuto del suo tempo (all'infuori dell'Italia e degli estremi limiti dell'occidente), riconoscendo al tempo stesso l'uguaglianza di tutti i membri di questa società. Aveva negato i due assiomi sino allora dominanti nel pensiero politico dei greci: che un agglomerato di città separate, autonome e sufficienti a se stesse, fosse la migliore di tutte le costituzioni politiche; e che le differenze e disuguaglianze tra i loro membri (liberi e non liberi, cittadini e stranieri) fossero una necessità implicita nella natura stessa della città. Nelle conquiste e nella politica di Alessandro erano impliciti invece due concetti opposti: quello di un'unica cosmopoli comprendente tutta la terra abitata, trascendente non solo le città ma anche le tribù e le nazioni; e quello dell'eguaglianza di tutti gli uomini, o almeno di tutti gli uomini liberi, in una vita di comune umanità. (p. 4)
  • La filosofia greca fu una forza assai più operante durante la sua decadenza che non durante la grande epoca di Platone e di Aristotele; e lo stoicismo influì sulla vita degli uomini e lo svolgimento degli stati assai più che l'Accademia o il Liceo. (p. 7)
  • Si può definire il cesarismo una forma di autocrazia, appoggiata dall'esercito, e fondata nominalmente su una specie di plebiscito e in realtà – almeno finché si regge – su un certo favore popolare. Definito in questo modo, cesarismo potrebbe identificarsi con bonapartismo. Ma esiste una differenza fondamentale: Il bonapartismo si dimostrò personale e transitorio, effimero inseguimento di una gloria che fugge: il cesarismo divenne invece un'istituzione permanente. (p. 15)

Bibliografia[modifica]

  • Ernest Barker, L'Impero britannico. Idee ed ideali (Ideas and ideals of British Empire), traduzione di E. G., La Nuova Italia, Firenze, 1951.
  • Ernest Barker, La concezione romana dell'Impero e altri saggi critici, traduzione di Ada Prospero, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1938.

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