Festival di Sanremo 2008

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Da sinistra: Lola Ponce e Giò di Tonno, vincitori del Festival di Sanremo 2008

Citazioni sul Festival di Sanremo 2008.

  • [Nel 2021] Fu un'edizione musicale rigida rispetto ai movimenti underground che stavano venendo fuori. Pippo [Baudo] non volle in gara i primi eroi provenienti dai talent, né quelli che emergevano dal web. L'anno dopo, non a caso, con Bonolis ci fu subito un'apertura verso X Factor e Amici. [«A poche ore dalla serata d'esordio vennero ritrovati in un pozzo i corpi dei due fratellini di Gravina. La notizia invase i telegiornali della sera e la puntata di Chi l'ha visto? in edizione speciale superò il 16% di share. Quanto influì questo episodio?»] Condizionò parecchio quel Festival che, tra l'altro, il mercoledì si fermò per lasciare spazio alla Nazionale. Un secondo aspetto non indifferente. Inoltre, fu l'ultimo anno con una contro-programmazione feroce. [...] Nonostante tutto continuo a difendere quel Sanremo, è bello condividere i successi e gli insuccessi, soprattutto se hai a fianco un artista come Baudo. Pippo può vantare grandissimi trionfi, poi può capitare che proprio lui che il Festival lo ha rilanciato e rivitalizzato possa imbattersi in una stagione difficile. [...] Nonostante l'amarezza continuammo nel nostro percorso, consapevoli che una volta che parti male non può che finire peggio. La rotta non la puoi invertire. Sanremo dura cinque sere, non sei mesi. Le canzoni, i partecipanti e gli ospiti restano quelli, non puoi cambiarli in corsa. In quella situazione di difficoltà trovai comunque la forza di poter ridere delle nostre disgrazie, cosa che non poteva fare Baudo. Entravo in sala stampa e facevo recitare il Rosario ai giornalisti. Nella mia carriera ho partecipato ad uno dei Festival più visti [nel 1997] e a uno dei meno visti, è un privilegio, non una maledizione. (Piero Chiambretti)
  • Il festival di quest'anno ha avuto qualche difetto evidente, nella durata, nella formula, nella scelta delle vallette, più in generale nell'idea di fondo che Baudo ha dello show e della televisione, adatta ad un pubblico che vale quei sette o otto milioni che l'Auditel gli ha comunque certificato. Un pubblico di adulti e vecchi, che segue la musica una sola volta all'anno. Il pubblico abituale della tv. L'altro pubblico, quello che dovrebbe fare la differenza in un caso come questo, non c'era, ha visto i Cesaroni ieri sera, o ha fatto una delle molte altre cose che si possono fare. In un universo in cui ci sono satellite, iptv, e internet, scegliere il festival è frutto di una scelta vera e propria, cosa che fino a qualche anno fa era impensabile. E se si può scegliere è ovvio che si punta a qualcosa di meglio di questo. (Ernesto Assante)
  • Non è detto, perché qui mai nulla succede davvero, ma quello che avete visto ieri sera in tv potrebbe essere stato l'ultimo giorno di Pippo: di una certa democristianità televisiva pietosa e crudele, di un'Italia da maestro Manzi che non è mai troppo tardi per diventare qualcuno, persino una domestica straniera se s'impegna può trasformarsi in una star. Invece no, non può: la gente cambia canale. Fine del Festival come Baudo lo ha pensato congegnato e disegnato da quarant'anni in qua, ha cominciato nel '68. Ultimo giorno di Pippo, ultimo giorno di Sanremo in versione nazional-popolare, ultimo giorno di una tv che non esiste più se non nella testa di chi ancora crede che cento bambini di periferia che ballano il tip tap mascherati da Fred Astaire sia "un grande momento di televisione" e non al massimo una commovente esibizione di fine corso per i loro cari. (Concita De Gregorio)
  • Otto milioni di telespettatori sono tanti. Sono tantissimi. Conquistare l'attenzione di otto milioni di telespettatori con il Festival di Sanremo 2008 è un risultato eccellente. Ma si, pensateci su qualche minuto. Perchè mai otto milioni di persone dovrebbero mettersi davanti al televisore, per quattro ore di fila, ascoltare Venuti, Minghi, La Scelta, Ponce e Di Tonno, Sonhora, Tiromancino, Ariel, Little Tony, Bertè, Morisco, Mietta, Grignani, Troiani, Cammariere, Vaglio, Finley e Rapetti, con qualche interruzione pubblicitaria, qualche balletto di Bianca Guaccero, qualche amenità della coppia Chiambretti Baudo? Perchè dovrebbero farlo quando esiste una ricchissima programmazione sui canali di Sky, quando c'è la partita, quando Internet offre molte alternative [...], quando si può leggere un buon libro, quando si può chiacchierare con gli altri componenti della propria famiglia, quando si può andare a cena con gli amici, quando si può sentire dell'ottima musica dallo stereo del soggiorno, quando si può andare a cena con degli amici, quando si può bere del buon vino in una buona enoteca,quando si può bere dell'ottima birra in un pub, quando si può provare la cucina cinese, indiana, turca, giapponese [...], quando si può scrivere una lettera a un amico lontano, quando si può fare l'amore da soli o in compagnia, quando si può prendere uno strumento e suonare un po', quando si può provare a dipingere o a disegnare, quando si può andare al cinema o a teatro, quando si può andare a un concerto, quando si può passeggiare per le strade della propria città, quando si può telefonare a qualcuno, quando si può giocare a monopoli o a un bel videogame, quando si può fare una magnifica partita a tresette o a rubamazzo, quando si può dormire o riposare, quando si può giocare a calcetto, quando si può cantare, quando ci si può fare una doccia o un bagno, quando si può imparare a fare la pizza, quando si può stare seduti, in silenzio, e pensare? Eppure, nonostante la vita ci offra queste e molte altre meravigliose opportunità, otto milioni di persone, ben otto milioni di persone, si sono sedute in poltrona, hanno acceso la tv alle 21 e l'hanno spenta all'1 di notte per vedere Sanremo 2008. Otto milioni. Un incredibile trionfo. (Ernesto Assante)
  • Se mai è esistito davvero, il Baudismo ha subito in questa devastante campagna sanremese la sua più bruciante sconfitta. Inevitabile, del resto, se è vero che proprio lui, il vecchio patriarca televisivo, ha voluto ostinatamente intrecciare il suo destino con quello del Festival. Ma il festival quest'anno si è spento, come un giocattolo che improvvisamente non funziona più, malgrado il palco sia sempre quello, malgrado le scenografie siano più o meno le stesse, e le canzoni siano mediocri come lo sono sempre state. Il paternalismo del conduttore di razza, rotto a ogni vicissitudine, ma sempre in piedi, è apparso inadeguato, irrimediabilmente incrinato, non regge più, avvolto dalla luce malinconica del tramonto, sconfitto dalla fuga di massa che sta spolpando il pubblico della televisione generalista. [...] In questi anni di declino sembrava l'unico che al festival ci credeva davvero. Un capitano d'altri tempi, un soldato fedele nei secoli. Ma come tutti i patriarchi che incrociano il loro autunno, ha tirato troppo la corda. [...] di errori ne ha fatti molti. Ha pensato di essere al di sopra delle parti, è arrivato con la convinzione che niente e nessuno potesse davvero mettere in dubbio il "suo" festival, si è presentato tronfio, autoreferenziale, e anche la generosa divisione del palco col monellesco Chiambretti è stata solo apparenza, puro depistaggio, un espediente per poter confermare la sovranità assoluta del re, l'egemonia munifica del patron dei patron. Non ha voluto capire il vistoso declino che aveva di fronte. Non ha voluto capire che quel modo di fare il festival è ammuffito, frutto stanco di una formula tenuta in vita oltre ogni limite con flebo di botulini televisivi e lifting estremi. Se il festival è una decrepita signora rifatta in ogni centimetro di pelle, Baudo sembra un attempato cavalier servente che fa finta di danzare con una giovane ragazza sexy. Alla fine bisogna dirlo, questo festival lo si guarda con una punta di imbarazzo. In fondo uguale a tanti altri, ma proprio per questo incomprensibile, svuotato di ogni briciolo di vita [...] La partita sarebbe da giocare in tutt'altra maniera. Non si può fare finta di innovare con battute che hanno più di mezzo secolo di vita, non si può far finta, che le canzoni siano belle, e non lo sono. Più che la finale dei mondiali (come la Rai considera il "suo" festival di Sanremo) è una provinciale sgambata da oratorio tra scapoli e ammogliati. Ma l'errore più grosso è quello che risulta più incomprensibile in un personaggio così navigato: far capire al pubblico che considera il festival come una cosa "sua". Questo non se lo può permettere nessuno, neanche un vecchio patriarca. Un errore imperdonabile. Anche perché se è così allora Sanremo diventa come Domenica In, non c'è più differenza, e gli ascolti sono quelli di Domenica In. (Gino Castaldo)

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