Filippo La Porta

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Filippo La Porta (1952 – vivente), saggista, giornalista e critico letterario italiano.

Da Crisi d'autore: dove sono i capolavori?

Corriere della Sera, 1º maggio 1995

  • Dal romanzo mi aspetto la rappresentazione del caos e dell'ambiguita' del nostro mondo; in fondo è un genere bastardo che dovrebbe accogliere tutto il modernariato rutilante, stili e registri diversi. Una specie di magazzino informe del postmoderno.
  • Gli scrittori italiani sono inclini al travestimento, un modo per sfuggire agli altri e a se stessi: difficilmente riescono a rappresentarsi per quel che sono. Preferiscono passare via via per mitteleuropei, per intimisti, per radicali, per gelidi. Già De Sanctis insisteva sulla nostra vocazione nazionale all'autoinganno.
  • [Erri De Luca] L'intensità e il candore dei suoi personaggi non fanno i conti con le contaminazioni dell'oggi.
  • La nostra narrativa di questo fine secolo non ha prodotto il suo capolavoro, eppure nelle pagine migliori di Tabucchi, Claudio Piersanti, Tamaro (soprattutto quella di Per voce sola), Veronesi e pochissimi altri, sembrano tornare alcuni temi e luoghi desueti del romanzo. Ma in genere siamo di fronte a una lingua molto inventiva, ricca di umori, migliore di quella che ci offrono i media, la saggistica filosofica e la politica.
  • Tornare all'onestà rappresentativa, perché oggi uno dei grandi problemi è che alla letteratura si chiede troppo poco, senza pensare che invece ogni libro, come sostiene Kundera, implica una domanda sull'esistenza. Ma poi di tutto questo lo scrittore deve dimenticarsi quando si accinge a scrivere, altrimenti cade nel Kitsch.
  • [Alessandro Baricco] Uno sfoggio virtuosistico, la cui simulazione lascia poco spazio a un vero abbandono.

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