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Fosco Giannini

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Fosco Giannini

Fosco Giannini (1952 – vivente), politico e giornalista italiano.

Citazioni di Fosco Giannini

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Citazioni in ordine temporale.

  • La Rivoluzione d'ottobre è stata tra i più grandi eventi della storia dell'umanità: essa, superando il capitalismo, ha dimostrato una volta per tutte a tutti i popoli oppressi all'interno del proletariato mondiale che i rapporti di produzione capitalistici non sono naturali e dunque eterni ed immutabili. Ha dimostrato che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla donna non è un destino ineluttabile; che i padroni, come l'aristocrazia francese, non sono figli di Dio. La Rivoluzione d'ottobre [...] non favorì il fascismo ma sconfisse il nazifascismo.
    Spinse masse sterminate sul piano proletario a liberarsi dal colonialismo, dallo sfruttamento e dalle dittature fasciste, e le grandi lotte operaie e contadine di questo Paese furono possibili anche grazie all'ideale acceso dalla Rivoluzione d'ottobre.
    Il comunismo, si è detto, sarebbe uguale al nazifascismo: si vergognino! La si può vedere ancora oggi, e sempre si vedrà, la differenza! Ancora oggi i fascisti e le destre sono i rappresentanti e i servi fedeli del potere economico e dei signori della guerra e come i nazisti di un tempo hanno in odio i diversi, i rom, gli immigrati, i comunisti. Noi, i comunisti e la sinistra, come sempre, per nostra natura, per nostro ideale, siamo dalla parte della pace e dei lavoratori.
    Mi lasci rispondere a tanta vergogna, signor Presidente, finendo, mi lasci parlare con il cuore: viva la Rivoluzione d'ottobre, viva Antonio Gramsci, viva Giuseppe Di Vittorio, viva i morti di Reggio Emilia, viva il socialismo![1]
  • Per ciò che riguarda l'intera storia del Pcd'I-Pci c'è innanzitutto da liberarsi da un "equivoco" che è stato ed è ancora obliquamente coltivato da alcuni dei gruppi dirigenti comunisti italiani successivi allo scioglimento del Pci: l'"equivoco" per cui la colpa dell'autodissolvimento del più grande partito comunista dell'occidente capitalistico sia stata solamente di Achille Occhetto. [...] questa "lettura" non solo è perniciosamente idealistica, ma è soprattutto brutalmente opportunista, poiché punta a deresponsabilizzare tutta la lunga fase "berlingueriana" che precede l'assassinio politico di Occhetto e a mitizzare acriticamente l'intera storia del Pci. Questo atteggiamento di rimozione è opportunista poiché tendente a ottenere il consenso (elettorale, militante) dei comunisti/e provenienti dal Pci, ed è nefasto poiché ha precluso e continua a precludere un'analisi seria della storia del movimento comunista italiano [...] Non era il caso, di fronte al socialmente e politicamente drammatico suicidio del Pci e di fronte al prometeico progetto della "rifondazione comunista", avviare un’analisi seria della storia del movimento comunista in Italia, soprattutto per dare le più solide basi possibili alla costruzione di un nuovo partito comunista?
    Ciò non è stato fatto, in gran parte per responsabilità del pensiero debole, quanto "soreliano", anarco-sindacalista e tuttavia prepotente nella gestione partitica, del "bertinottismo". E risiede essenzialmente qui, in ciò che non è stato fatto sul piano teorico, il fallimento della rifondazione comunista.[2]

Note

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  1. Dal discorso al Senato del 25 ottobre 2007, 238ª seduta antimerdiana, senato.it, pp. 4-5.
  2. Da Il socialismo per cui dobbiamo batterci, e il partito comunista che ci serve, sinistrainrete.info, 15 gennaio 2021.

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