Francesco Granata

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Francesco Granata

Francesco Granata (1701 – 1771), vescovo cattolico italiano.

Citazioni di Francesco Granata[modifica]

  • E oggi uno de li due Casali più belli, più ricchi e ben culti tra li 36. che abbia la nostra Città di Capua (atteso l'altro è Santa Maria Maggiore,) popolato di ben cinque mila persone, e più centinaia, buona parte di natali assai civili, di molti Dottori di Legge, di più Medici, e Notaj, di un Clero assai dotto, e ben costumato: le strade sono ben lastricate di pietra viva, ed è tutto il Paese adorno di molti, e vaghi palagi. Per mezzo di esso passava l'antichissima strada Atellana, che da Capua nell'antica Atella conduceva; ed ha tal pago il bel pregio di farsi in esso ogni Venerdì un pingue mercato, col concorso di gente di tutti i paesi convicini.
    Finalmente Marcianesi si è reso famoso per le bellissime Chiese, che vi sono, e per le rare pitture della celebre scola del Marchese Francesco Solimena, di cui è principal discepolo Paolo de Majo, naturale di tal luogo, che ave adornato le Chiese suddette, specialmente quella dell'Arcangelo San Michele, dove è la Collegiata, e l'altra della Santissima Annunciata, delle più fine, e maravigliose pitture. Questo Villaggio per lo temporale alla Città di Capua, per lo spirituale poi nella maggior parte alla Chiesa di Capua, in un altra a quella di Caserta si appartiene.[1]
  • Caserta riedificata da' Longobardi dopo la distruzione dell'antica Capua, fu Colonia de' Romani, ed una di quelle, che pronte mostraronsi in soccorrere la Repubblica di Roma in tempo di Annibale. Vi è Autore, che vuole, essere stata questa antica città di Saticola nella Campania, posta tra Cajazzo, e Nola; ma tale opinione incontra grossi dispiaceri presso i più antichi Scrittori. Luogo di ottimo aere, e di perfettissimo clima. Si è oggi renduta Città deliziosa, ed amena villeggiatura dell'invittissimo nostro Monarca Carlo Borbone, Che l'ha comperata da D.Michelangelo Gaetano, che n'era suo padrone, e Principe; e vi ha speso sinora, e siegue a spendervi gran somma di danaro, per fabbriche magnifiche, per acquidotti, per istrade, per abbellimenti, per giardini, e per mettere in sublime maestosa figura una villa veramente Reale.[2]

Note[modifica]

  1. Da Storia civile della fedelissima città di Capua, Libro I e II, Napoli, Stamperia Muziana, 1752, pp. 23-24.
  2. Da Storia civile della fedelissima città di Capua, Libro I e II, Napoli, Stamperia Muziana, 1752, Libro I, pp. 45.

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