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Gina Lagorio

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Gina Lagorio

Giuseppina Lagorio (1930 – 2005), scrittrice italiana.

Citazioni di Gina Lagorio

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  • A chi compie liberamente una scelta la rinuncia non pesa.[1]
  • Le malattie sono più intelligenti di noi, trovano la risposta dei nostri problemi prima della ragione.[2]
  • La verità può non essere una regola di vita, ma è anzi una grazia rara, da guardasi persino con sospetto.[3]
  • Ricordati che ogni cosa si può dire con la parola giusta: tra quattro aggettivi, non lasciarne tre, e nemmeno due: uno solo, ma che sia insostituibile.[4]
  • Se due amici si incontrano, non importa che anni ed eventi li abbiano tenuti lontani: nel paese si riconoscono, come i loro pensieri riconoscono il paese.[5]
ItaliaLibri, Milano, 5 aprile 2000
  • So scrivere solo con la macchina da scrivere e con la penna. La tecnologia, mi fa insieme fascinazione e paura, non appartiene alla mia generazione.
  • [Internet] Mi fa un po' paura, ma so che ci sono dei ragazzi che si sono inventati un lavoro e ci guadagnano.
  • In un paese che è così abbietto per tante cose, così incerto, c'è sempre qualcosa per cui, io credo, che la lingua italiana, il genio italiano, il talento italiano, malgrado tutto, avranno modo di affermarsi.
  • Oggi la lingua italiana cos'è? La lingua italiana è questo enorme scrigno a cui hanno attinto tutti.
  • Siddharta di Herman Hesse è una immagine di un mondo migliore attraverso una visione meno realistica del mondo.
  • Il ventre che partorisce il fascismo è sempre gravido.
  • Quando hai dei figli sai quello che non dovrai fare, perché hai lo hai rimproverato in cuor tuo a tua madre.
  • Non credo che si possa fare una letteratura di sola testa. La letteratura è qualcosa di così intimo, profondo, così necessario, se è necessario – secondo me è una conditio sine qua non – che deve implicare tutta intera la persona, che deve scegliere tra il dovere e il piacere, che deve sapere navigare nel mondo in cui si trova a navigare e in cui è bene, se è possibile, non cedere a troppi compromessi, perché i compromessi corrodono l'integrità di una persona.
  • Come fai a dire, «il mondo», senza sentire che Monet non sarebbe Monet se non ci fosse questo trionfo di colori nella natura.
  • È un paradiso laico il mio, dove ci metto, naturalmente, mia mamma, che accendeva le candele in chiesa e cantava come un angelo, ci metto mio papà, che bestemmiava.
  • Mia madre voleva che facessi la sarta. Mio padre mi diceva: cosa li compri a fare tutti questi libri? La biblioteca è questa! – e mi faceva vedere la sua raccolta di Baroli d'annata.

Approssimato per difetto

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  • Un malato non è più un uomo, nell'accezione comune: ha superato di colpo le tappe che richiedono anni di applicazione: filosofia, storia, religione, hanno lunghe sedimentazioni nel cuore di un uomo sano: in quello di un malato la sedimentazione avviene a ritmo vertiginoso: l'ascesi mistica, o la rinuncia stoica, la verità comunque libera da egoismi, tutto questo arriva con il male. (p. 56)
  • Certo è la malattia che mi fa così fragile all'erosione dei sentimenti: eppure, tutta la mia logica di un tempo mi sembra così inutile, ormai... Amare, essere amato: niente altro mi pare che conti o abbia contato. (p. 94)
  • Credo che sia l'anima a distruggersi per prima, lei comincia il cammino a ritroso della morte; il corpo la segue e lo completa. (p. 176)

Incipit di alcune opere

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Qualcosa nell'aria

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Il treno correva ancora, ma più lentamente, effettuando gli scambi, poi s'infilò sotto la tettoia di ferro e il rimbombo risvegliò il soldato che si era addormentato in un angolo, nello scompartimento surriscaldato.
Intorno a lui tre viaggiatori raccoglievano le proprie cose per prepararsi a scendere. Il soldato li guardò, ancora intontito, chiese, a tutti e a nessuno in particolare: «Dove siamo?»
«Mondovì.» gli risposero in due, senza guardarlo; un soldato è un soldato, come tanti altri.
«Tra due ore e mezzo sono a casa,» fu il pensiero ch'egli dette in risposta all'informazione. Guardò l'ora e si accorse di aver fame. Si alzò, s'affacciò al finestrino e cercò con gli occhi, nel trambusto, un ferroviere.

Fuori scena

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Alla svolta del bastione scorse con stupore e subito dopo con disappunto una macchia chiara sulla panchina. Nell'ora che precede il buio e nemmeno i grilli rompono il silenzio, non capitava mai che ci fosse qualcuno. D'inverno in paese non arrivano forestieri, la gente è sempre la stessa e ha abitudini regolate da ritmi lenti e rispettati: forse, pensò, gli riconoscevano tacitamente il diritto indiviso di quella panchina un'ora al giorno: la gente sapeva che quando il cielo bianco diventa turchino e poi nero, il conte era là a guardare le colline di fronte e la piana in basso, con il quadrato bianco del cimitero fra i pioppi.

Citazioni su Gina Lagorio

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  • [...] ha questo che la distingue: una femminilità appassionata, ma virilmente lucida e coraggiosa, che va diritto alle cose, le ama con l'amore giusto di chi ne ha capito la sostanza e svela nel ricordo una dimensione quasi religiosa. (Claudio Marabini)
  • Gina Lagorio sa che ogni Storia, pubblica o privata, si confonde con i sentimenti che la muovono. Le sue pagine, proprio perché sono ricche di calore umano e mai prigioniere dei limiti della storia, hanno echi, lampi di memoria, intuizioni psicologiche, verità politiche e sociali, che scattano di colpo e superano il fatto in sé. (Silvio Riolfo Marengo)

Note

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  1. Da Incontro con Gina Lagorio, in Qualcosa nell'aria, p. 17.
  2. Da La spiaggia del lupo, pp. 169-170.
  3. Da La spiaggia del lupo, p. 81.
  4. Da Incontro con Gina Lagorio, in Qualcosa nell'aria, p. 18.
  5. Da Fuori scena, prologo, p. 12.

Bibliografia

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  • Gina Lagorio, Approssimato per difetto, Mondadori, Milano, 1988. ISBN 9788804318378
  • Gina Lagorio, Qualcosa nell'aria, Aldo Garzanti Editore, 1975.
  • Gina Lagorio, Fuori scena, Euroclub, 1981.
  • Gina Lagorio, La spiaggia del lupo, Mondadori, Milano, 1986.

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