Georges Boulanger

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Georges Boulanger

Georges Ernest Jean-Marie Boulanger (1837 – 1891), generale e politico francese.

Citazioni di Georges Boulanger[modifica]

  • [dal suo testamento, scritto il giorno precedente al suicidio avvenuto a Bruxelles, il 30 settembre 1891, sulla tomba della sua amante Madame de Bonnemains] Mi ucciderò domani, non potendo più sopportare l'esistenza senza colei ch'è stata la sola gioia, la sola felicità di tutta la mia vita. Durante due mesi e mezzo ho lottato; oggi sono al limite estremo. Non ho grande speranza di rivederla, ma... chissà? Per lo meno torno nel nulla ove non si soffre più.[1]
  • [a Paul Déroulède che nell'aprile 1890 gli chiedeva di tornare in Francia] Se Dio stesso venisse a dirmi di rientrare in Francia risponderei di no.[2]

Citazioni su Georges Boulanger[modifica]

  • In occasione della sua prima grande rivista a Longchamps il 14 luglio 1886 (anniversario della presa della Bastiglia), Boulanger fu acclamato come un idolo popolare: egli era il beniamino delle folle, che stava dando al popolo un esercito popolare e un ispirato esempio di guida repubblicana. Divenne l'eroe delle riviste teatrali, oltre che di quelle militari, e nei caffè-concerto si presero a cantare le sue lodi. Nessuno, dal tempo di Gambetta, era riuscito così bene a conquistare l'immaginazione e il cuore della gente comune. Si venne creando una mystique del boulangismo. La popolarità di Boulanger dipendeva in parte dal fatto che il nuovo esercito modello significava una possibilità di revanche[3]. E questo era il punto cruciale. (David Thomson)
  • La fuga di Boulanger, che non ha osato aspettare a pie' fermo il processo, gli è venuta in aiuto. La condanna di lui in contumacia ha fatto colpo sull'animo della popolazione; è stato potuto chiamare «le concussionaire,» ed è parola che brucia. Egli non è più un pericolo né solo né accompagnato per le istituzioni presenti della Francia. Meriterebbe la sua salita e la sua ascesa uno studio a parte. Non v'ha comparsa più strana della sua nella storia della Francia. Non mai uomo più piccolo ha voluto, e in un momento è parso che potesse, divenire più grande. Ricoperto di fango dagli altri e ricoprendo di fango gli altri, portato in su per interessi diversi da politicanti, che non meritavano essi stessi la stima pubblica che negavano agli altri, il Boulanger ha risicato di mettere a soqquadro la Francia, e rendervi una guerra civile inevitabile, una guerra colma di disprezzo e di odio. Ma ora non è più; non si rileverà più. (Ruggiero Bonghi)

Achille Saitta[modifica]

  • Durante lo sciopero dei minatori del bacino carbonifero dell'Aveyron, nel sud della Francia, Boulanger aveva mandato sul posto tanta truppa da togliere agli scioperanti ogni cattiva intenzione; ma nello stesso tempo aveva pronunciato alla Camera un discorso così paterno e comprensivo nei riguardi dei lavoratori, aveva così abilmente accomunato la loro sorte a quella dei soldati, gli uni e gli altri figli della stessa patria, che l'intera Camera si era commossa e l'aveva applaudito; e chi aveva dato il segnale degli applausi era stato proprio Clemenceau, il più fiero portavoce in Parlamento delle correnti popolari.
  • Il 14 luglio 1886, anniversario della presa della Bastiglia, si svolge alla periferia di Parigi, sui campi di Longchamp, una grande rivista militare. [...].
    La giornata è piovosa, ma, quando la parata comincia, il sole fora le nubi e inonda la scena di luce.
    Ed ecco, in quella luce dorata, avanzarsi uno smagliante squadrone di cavalleria, interamente composto di ufficiali; lo precede un generale aitante, marziale, uno dei più begli uomini dell'esercito francese: è il generale Boulanger, ministro della Guerra, che monta un cavallo imponente, dal bellissimo mantello nero-lucido. Dalle tribune, dai prati si applaude con entusiasmo, mentre echeggiano grida di: «Viva Boulanger!». Quel nome, veramente, si presterebbe poco agli applausi poiché in francese significa «fornaio»; e tuttavia è tale il fascino esercitato sulla folla dall'uomo che lo porta ch'essa continua a gridare e scandire quelle tre sillabe come se si trattasse dei nomi di Cesare e di Napoleone.
  • Un giornale, che ebbe l'idea, per primo, di offrire ai lettori una bella immagine del generale, vendette in una sola giornata ben ottocento mila copie. Altre fotografie, in cui il generale era effigiato nei più vari atteggiamenti, inondarono ben presto la Francia: in poco tempo se ne vendettero più di cinque milioni di copie. Mai dalla caduta di Napoleone III in poi un uomo di Governo francese aveva ottenuto un simile successo.

Note[modifica]

  1. citato in Achille Saitta, La Francia ai piedi di Boulanger, in Storia illustrata, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, n. 132, vol. XXI, novembre 1968, p. 68.
  2. citato in Achille Saitta, La Francia ai piedi di Boulanger, in Storia illustrata, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, n. 132, vol. XXI, novembre 1968, p. 68.
  3. Rispetto alla sconfitta subita nella guerra franco-prussiana del 1870-71.

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