È stata una grande, ma ordinaria indagine giudiziaria, Mani pulite, non un'operazione politica.
La crisi economica, che aveva assottigliato il denaro pubblico da destinare agli appalti e dunque i margini per le mazzette, rese gli imprenditori più disponibili a denunciare i politici che chiedevano loro tangenti in cambio di vantaggi sempre meno lucrosi.
Furono non i giudici nei processi, ma gli elettori nelle urne, a far saltare il sistema dei partiti della Prima Repubblica, ormai screditati, e a costringere la stessa classe dirigente a cambiare, almeno in apparenza, il quadro politico.
Le indagini ricostruirono un sistema in cui i partiti di governo partecipavano direttamente alla spartizione delle tangenti, mentre il Pci-Pds era finanziato attraverso una quota degli appalti pubblici assegnati alle cooperative rosse che poi finanziavano, perlopiù legalmente, il partito.
Craxi si rivelò l'unico segretario di partito che rubava anche per sé e senza alcuna precauzione.
Di Pietro, è stato indagato in lungo e in largo, decine di volte, senza che sia stato trovato un solo elemento di rilievo penale a suo carico.
Quando il vento cambiò, Di Pietro divenne un villico illetterato, arruffone e spregiudicato. Tutti particolari che non inficiano minimamente il suo meritorio lavoro di magistrato né riducono di un centesimo la colpevolezza degli inquisiti che Di Pietro ha scoperto e fatto condannare.
[Su Bettino Craxi] Aveva trasformato il Psi in un'organizzazione in cui la forza politica dei leader locali e nazionali era misurata sulla loro capacità di raccogliere finanziamenti illeciti e mazzette.