Peter Gomez

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Peter Gomez al Festival Internazionale del Giornalismo nel 2015

Peter Gomez (1963 – vivente), giornalista e scrittore italiano.

Per approfondire, vedi: Peter Gomez e Marco Travaglio.
Per approfondire, vedi: Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio.

Voglio Scendere – il blog di Corrias, Gomez, Travaglio[modifica]

  • Finché Mastella era uno tra i tanti, il dato era considerato quasi fisiologico. Ora non più: chiudere un occhio, anzi due, sui comportamenti e le frequentazioni del ministro della Giustizia, persino in Italia è diventato impossibile. Così il leader dell'Udeur medita di defilarsi. Intanto quello che doveva fare lo ha fatto: ha portato a casa una riforma dell'ordinamento giudiziario che per la prima volta consente al Guardasigilli d'intervenire sulle inchieste in corso domandando il trasferimento d'urgenza di chi indaga. È riuscito a instradare verso un probabile insabbiamento i fascicoli calabresi in cui egli stesso era indagato. Ha costretto il governo a far quadrato intorno a lui giocando le amate carte del ricatto politico. (da L'uomo sbagliato, 29 ottobre 2007)
  • No, non è vero che il governo di centrosinistra stia sbagliando tutto. Certo, ha votato l'indulto, non ha abolito le leggi vergogna, non ha toccato la legge 30, non ha messo seriamente mano al conflitto d'interessi, e via dicendo. Ma almeno una cosa buona e importante la sta facendo: per la prima volta da 60 anni a questa parte a Roma Foto c'è un esecutivo che si sforza di far pagare a tutti le tasse. Ed il bello è che i risultati si cominciano a vedere. Se poi sia merito di Prodi, di Padoa Schioppa o di Vincenzo Visco, il vice-ministro con condanna per abuso edilizio in allegato, è quasi secondario. Resta il fatto che in Italia sembra di essere all'alba di un evento rivoluzionario. (da Viva le tasse, 27 settembre 2007)
  • Tutto mi separa da Filippo Facci. Non ho mai condiviso (per usare un eufemismo) le sue prese di posizione, le sue teorie strampalate sui magistrati e sull'inchiesta Mani Pulite che tanto sono servite a Silvio Berlusconi per scatenare e alimentare la guerra totale alla giustizia. Quando Facci era craxiano io andavo a caccia delle malefatte del Psi, quando poi da L'Avanti è passato a Mediaset e al Il Giornale, io tentavo di spiegare perché in Italia il regime mediatico stesse avanzando a colpi di manganello televisivo. (da Il peggio del paese, 1 ottobre 2007)
  • Un pezzo importante dell'opinione pubblica, o se preferite di quel ceto medio riflessivo di cui ha tanto parlato Paul Ginsborg, è annichilito dal possibile (anzi probabile) ritorno del Cavaliere. Walter Veltroni ripete sempre più spesso che bisogna chiudere la stagione dell'odio. In realtà a caratterizzare la politica italiana non è l'odio, ma la paura. Berlusconi più che odiato, è temuto. Per questo sarebbero necessarie una serie di regole (dalla legge sul conflitto d'interessi, a quella sull'emittenza televisiva, solo per citarne due) in grado di impedire soprusi da parte di chiunque si trovi al governo. Solo così i cittadini si sentirebbero più garantiti. Invece l'unica riforma fin qui approvata dal centrosinistra, quella sull'ordinamento giudiziario, ha moltiplicato le possibilità d'ingerenza da parte dell'esecutivo sul potere un tempo indipendente della magistratura. E la paura, di giorno in giorno, aumenta. (da La stagione della paura, 24 ottobre 2007)
  • Landolfi oggi è presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Se fosse nato in Inghilterra, invece che in Italia, si sarebbe già dimesso: chi non riesce a vigilare sul proprio segretario è difficile che riesca a vigilare su un'azienda con migliaia di dipendenti. Anzi, mi correggo, Landolfi anche nel Regno Unito non si sarebbe dimesso. A Londra, infatti, un incarico come il suo non esiste. Oltremanica non è il parlamento a vigilare sulla Bbc, ma è la Bbc che vigila sull'attività dei parlamentari e dei loro collaboratori. Una differenza che spiega bene perché questa singolare notizia, come quella dell'apertura di un'indagine per corruzione contro lo stesso Landolfi, sul piccolo schermo non abbia di fatto trovato spazio. (da Il vigilante, 1 gennaio 2008)
  • Con un annuncio-confessione Silvio Berlusconi ha spalancato le porte del centrodestra al leader dell'Udeur. Mastella, spiega, ha i voti e condivide con lui gli stessi ideali. Ovviamente non quelli cattolici: il Cavaliere, tanto per dirne una, è divorziato, mentre l'ex Guardasigilli crede talmente nella famiglia da averci creato intorno un partito. I valori in campo sono altri: si va dall'allergia a qualsiasi controllo di legalità, per arrivare sino all'irresistibile attrazione per l'ingerenza negli affari della pubblica amministrazione. (da Comunanza di valori, 22 gennaio 2008)
  • Andrò a votare e voterò Italia dei valori. Nel momento in cui Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri escono allo scoperto e, pur di avere la maggioranza al senato, non esitano ad elogiare l'omertà del boss Vittorio Mangano penso che sia necessario dare forza a chi dice chiaramente di no alla mafia. [...] Invito tutti quindi a pensare che cosa è accaduto tra il 2001 e il 2006 quando il nostro Paese è corso a grandi passi verso il regime con i servizi segreti che spiavano giornalisti e magistrati, con le epurazioni e le censure in Rai, con la grande stampa internazionale che ogni giorno metteva alla berlina l'Italia e il suo esecutivo. Non c'è una sola ragione per pensare che la prossima volta andrà diversamente. Berlusconi, del resto, nelle scorse settimane è stato chiaro: vuole reintrodurre l'immunità parlamentare, vietare le intercettazioni telefoniche, mettere nuovamente e più a fondo le mani sulla tv pubblica. Evitare tutto questo penso che sia un preciso dovere di chi ha a cuore la libertà. (da Un voto contro, 11 aprile 2008)
  • La scuola e l'università, a differenza delle miniere, rappresentano il cuore pulsante dello Stato. E se una riforma e un intervento duro per eliminare sprechi e inefficienze sono necessari, è chiaro che la strategia dei tagli a pioggia e non mirati è destinata semplicemente ad imballare un sistema che già oggi funziona poco. Anche nella maggioranza, alla fine, in molti se ne stanno rendendo conto. Solo che non lo possono dire. Berlusconi odia le sconfitte e ritirare il decreto Gelmini per lui sarebbe stato come replicare l'incubo dell'estate del 1994, quando la riforma delle pensioni varata dal suo primo governo fu messa nel cassetto, di fronte alle proteste dei sindacati, solo poche ore dopo essere stata proposta. (da Fuori controllo, 29 ottobre 2008)

Incipit de Il regalo di Berlusconi[modifica]

Nicoletta Gandus ci mette meno di tre minuti per leggere la sentenza. Un colpetto di tosse, un'occhiata ai giudici a latere, Loretta Dorigo e Pietro Caccialanza, due cattolici praticanti non iscritti a nessuna corrente, che adesso hanno lo sguardo fisso su un pubblico per una volta più numeroso del solito, e il Presidente della X sezione penale dice: «In nome del popolo italiano il Tribunale, visti gli articoli 533, 535 c.p.p., dichiara Mills Mackenzie Donald David colpevole del reato a lui ascritto e lo condanna alla pena di anni 4, mesi 6 di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali. Visto l'articolo 29 c.p. dichiara Mills Mackenzie Donald David interdetto dai pubblici uffici per la durata di 5 anni. Visti gli articoli 538 e seguenti del c.p.p. condanna Mills Mackenzie Donald David al risarcimento del danno in favore della parte civile costituita, danno che liquida in successivi euro 250.000».

Bibliografia[modifica]

  • Peter Gomez, Antonella Mascali, Il regalo di Berlusconi, Chiarelettere, 2009. ISBN 9788861900943

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