Giorgio Luti

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Giorgio Luti (1926 – 2008), critico letterario italiano.

Citazioni di Giorgio Luti[modifica]

  • Forse Saviane ha cercato nel Tesoro dei Pellizzari il Veneto della sua infanzia e della sua adolescenza, gli uomini, i personaggi che allora lo incisero. Lo scrittore muove proprio di qui, da queste memorie, da questa terra, da queste mura che la storia inquieta di tanti anni non ha consumato. (dalla postfazione a Giorgio Saviane, Il tesoro dei Pellizzari, Euroclub, 1983)
  • Trascorsi alcuni anni anziché chiarirsi il panorama culturale e letterario di quel ventennio risulta ancora più confuso, per cui questa nuova edizione si giustifica proprio con le stesse ragioni che mi spinsero ad intraprendere il mio lavoro negli anni sessanta. Anzitutto un'esigenza di carattere morale e politico; quindi l'intento di porsi senza pregiudizi di fronte ai testi per coglierne la parola nel suo significato autentico e interpretarne la storia della sua complessa articolazione. Oggi, la necessità di recuperare dai testi una storia concreta come documento e lezione per il presente, appare ancora più urgente. Per questo credo che il mio lavoro possa essere ancora di qualche utilità per quei giovani che intendono misurarsi con un passato che ancora ci insidia, non ricorrendo alle facili schematizzazioni pseudoideologiche o agli astratti esercizi formalistici. (da La letteratura nel ventennio fascista, la Nuova Italia; citato in Piergiovanni Permoli, Fra politica e letteratura, La Fiera Letteraria, giugno 1973)

Calamandrei uomo di lettere[modifica]

  • [...] nella vita di Piero Calamandrei è impossibile tracciare una linea netta di demarcazione tra l'attività del giurista e quella del letterato. Nel bene e nel male, nei momenti di appassionata partecipazione al proprio lavoro e nei rari momenti di passeggero abbandono o di ripiegamento accorato nello spazio del «tempo perduto», la prassi operativa del giurista e del letterato tendono sempre a coincidere, secondo una visione unitaria e coerente del proprio destino. (p. 21)
  • [...] è impossibile non accorgersi che in tutti gli scritti di Calamandrei, anche in quelli più tecnicamente impegnati, traspaiono una naturale disposizione artistica e una modalità operativa in cui convivono in perfetto equilibrio il giurista, il politico e il letterato. (p. 22)
  • [...] non è solo l'uso moderno della memoria a connotare la prosa classica di Calamandrei. Bisogna aggiungere al profilo dello scrittore altri due elementi che lo contraddistinguono: il gusto dell'ironia e una spontanea disposizione pittorica esente da ogni insistenza oleografica. Da buon toscano Calamandrei giuoca di rimessa, cioè di frequente smussa con l'arguzia e l'ironia la carica sentimentale che percorre la sua pagina narrativa e diaristica. Altrettanto può dirsi per la qualità pittorica di questa prosa che certo deve molto all'esperienza della «macchia» toscana, ma che in questa non si esaurisce, travalicandone notevolmente i limiti. C'è da aggiungere che la descrizione, o meglio la messa in funzione della tavolozza pittorica, non è mai gratuita poiché lo sguardo del narratore è sempre sostanziato da una capacità analitica che certo non è estranea al giurista e all'avvocato di grido. (p. 24)

Bibliografia[modifica]

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