Giuseppe Bergomi
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Giuseppe Bergomi, detto Beppe (1963 – vivente), ex calciatore, allenatore di calcio e opinionista sportivo italiano.
Citazioni di Giuseppe Bergomi
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Citazioni in ordine temporale.
- Tutti hanno sempre riconosciuto le sue qualità anche a livello internazionale, me ne sono reso conto durante gli ultimi Mondiali. Fifa e Uefa lo stimavano molto, come era giusto che fosse. Giacinto ha scoperto di essere malato dopo un intervento al menisco. Mi sono sempre informato sulle sue condizioni, ho parlato spesso con Riccardo Ferri che giocava con lui a tennis. Nelle ultime settimane la situazione era peggiorata terribilmente... Quando scompare qualcuno, si dice sempre che è morta una persona splendida. In questo caso, è veramente così.[1]
- [Su José Mourinho] Personalmente [lo] apprezzo molto perché è un personaggio di rottura di cui il calcio ha bisogno.[2]
- [Su Javier Zanetti] Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell'Inter.[3]
- Per ottenere determinati obiettivi non devi passare per determinati sotterfugi. Questa è una cosa che ho sempre cercato di inculcare nei giovani. Alcune sostanze che adesso sono doping, nel 1979-80 quando ho iniziato io, si potevano prendere. A volte sono anche preoccupato per quello che ho preso o che mi hanno dato. Oggi le società sono cresciute e danno un livello di informazione elevato. Poi penso che un giocatore debba sempre chiedere al suo medico.[4]
Zio onnipotente
Intervista di Marco Montanari, Guerin Sportivo nº 30 (754), 26 luglio – 1º agosto 1989, pp. 28-31.
- Sì, forse la cosa più divertente è pensare che a quest'ora, se tutto fosse andato da copione, indosserei la maglia del Milan. Avevo dodici anni, qualche sogno nel cassetto e un solo idolo: Gianni Rivera. Fu naturale, per me, fare un provino in rossonero. Un po' meno naturale, visto a posteriori, il verdetto: non avrei mai potuto indossare quella casacca e forse avrei corso il rischio di seguire il calcio solo da spettatore. Dissero che avevo qualcosa nel sangue, e in effetti non sbagliarono: avevo il pallone, nelle vene... [...] L'uomo del destino si chiama Bussi, un osservatore fidato [...]. Un bel giorno si presentò a casa mia, a Settala, e disse: "Ti andrebbe di giocare nell'Inter?". Se mi andava? Al sabato giocavo con i Giovanissimi, alla domenca con gli Allievi: i dirigenti della Settalese non sapevano come frenare i miei ardori agonistici...
- La Coppa ha un fascino particolare, lo so, ma lo scudetto ti dà qualcosa di diverso. [...] domeniche da protagonista, noi in testa e gli altri che non riuscivano a tenere il nostro passo. Il massimo della vita...
- [«È vero che al colore della maglia preferite il il colore dei soldi?»] Siamo professionisti, è chiaro che – come tutti – lavoriamo "anche" per guadagnare. Però [...] il campo cancella tutto, hai solo voglia di vincere.
Azzurra nostalgia
Intervista di Carlo Repetto, Guerin Sportivo nº 39 (913), 23-29 settembre 1992, pp. 26-29.
- Ho sempre vissuto alla giornata senza guardare i numeri, anche se ciò non mi ha impedito di pormi degli obiettivi [...]
- [Sul campionato europeo di calcio 1992] Sono rimasto sorpreso anch'io. Il calcio è uno sport strano: molte volte non basta la tenacia, ci vuole anche tanto cuore e altrettanta voglia di vincere. I danesi ce l'hanno messa tutta e hanno trionfato meritatamente. [«E tutti quei discorsi riguardanti l'importanza dei ritiri e di una preparazione fisica studiata nei minimi dettagli? Fino a tre giorni prima dell'Europeo, Laudrup e compagni erano in vacanza...»] Loro avevano il vantaggio di non avere addosso alcun tipo di pressione. Erano allegri e tranquilli, non avevano nulla da perdere. Ma è la classica eccezione che conferma la regola [...]
- Prima, quando eri pressato, ti potevi rifugiare passando indietro il pallone e non era una gran perdita di tempo: un conto è effettuare retropassaggi da metà campo quando sei in vantaggio di uno o due gol, un altro è servire il portiere dal limite della tua area quando hai due attaccanti che ti sono addosso. Hanno voluto abolire tutto, ma questo non servirà a guadagnare tempo né spettacolo. Se uno vuole, ci sono mille altri modi per far trascorrrere i secondi, come ad esempio buttare il pallone in tribuna. E non mi pare che siano gesti altamente... tecnici.
- Se uno la zona te la insegna bene, non fai fatica ad abituarti.
- È da dopo la vittoria di Spagna '82 che la gente dice che sono in declino. Eppure io credo che il mio Mondiale migliore sia stato quello del '90. Avevo 26 anni eppure molti già da tempo mi consideravano vecchio e rimbambito. Gli stessi, magari, che mi suggerivano di farmi ricrescere i baffi per tornare quello di una volta. Forse dimenticano che lo scudetto dei record e la Coppa Uefa li ho vinti senza.
Dall'intervista a I Signori del Calcio, Sky; citato in Alessandro Cavasinni, fcinternews.it, 8 febbraio 2012.
- A livello sportivo, il Mondiale 1990 resta una ferita aperta: eravamo fortissimi e avessimo giocato a Roma, saremmo andati in finale. Sono convinto che poi avremmo vinto anche contro la Germania, peccato. Non me ne vogliano gli amici napoletani, ma Maradona fu bravissimo e al San Paolo trovammo un clima particolare: applausi, ma anche fischi perché quell'Italia di Vicini era soprattutto formata da interisti e milanisti. Poi brucia tanto lo Scudetto del '98. L'Inter lo meritava e non vincemmo per episodi. [...] ci furono tante cose che portarono a sbottare nel match di Torino con la Juve, quello del rigore su Ronaldo. Vedere un vero signore come Simoni agire così, fa male. Era una catena di fatti, non solo quella giornata. Io, ad esempio, ero squalificato. Ricordo che con l'Udinese, prima della Juve, ero diffidato, ma giocai perché si doveva vincere. Al primo fallo fui ammonito... Oggi ci ripenso e dico: per fortuna non c'ero contro la Juve. Non so quali reazioni avrei avuto.
- Marini e Muraro mi aiutarono tantissimo da giovane. Sono cresciuto con Ferri. I più forti? Ronaldo e Matthaeus, e se devo sceglierne uno dico il tedesco per la mentalità vincente. Ma quello che ho visto fare a Ronaldo, non l'ho visto fare a nessuno.
- [Sulla carriera da opinionista sportivo] Quando ho deciso di fare questa carriera ero consapevole dei rischi. Commenti la tua squadra del cuore, perché solo io so i sentimenti che provo per l'Inter, ma dinanzi c'è un'altra italiana, per cui se c'è da criticare lo devi fare. Ma una critica deve essere sempre costruttiva.
- Tornare? È molto complicato. Io non ho mai chiesto nulla, mi accontenterei anche di allenare i pulcini... L'unico che ha provato a riportarmi all'Inter è stato Facchetti ma per motivi diversi non se ne fece nulla. Per questo lo ringrazierò per sempre.
Intervista di Filippo Nassetti, panorama.it, 18 marzo 2016.
- [Su Carlo Muraro] [...] mi scorazzava ad Appiano Gentile per l'allenamento. Non avevo ancora la patente e lui, premuroso, mi aspettava fuori dalla fermata della metropolitana. Gran giocatore Muraro, velocissimo, capace di vedere la porta come pochi, fu un po' schiacciato da Altobelli e Beccalossi, il tandem di Brescia. Alla fine Bersellini chiedeva a lui di sacrificarsi e rientrare a coprire.
- Giocare al Bernabeu era veramente complicato, eri bersagliato, arrivava di tutto. [...] dagli spalti arrivavano biglie, bulloni, bottiglie... a quei tempi al Real si permetteva veramente di tutto.
- L'anno dopo il mondiale [1982] non è stato facile, tutti da me si aspettavano prestazioni da campione del mondo, poi facevo il militare e mi allenavo con meno regolarità. Ho faticato un po'.
- [Sull'Italia al campionato mondiale di calcio 1986] Molti hanno scritto che Bearzot ha peccato di generosità, per eccessiva riconoscenza verso i reduci di Spagna. È una chiave di lettura, ma non sono d'accordo. Eravamo una buona squadra, avevamo Spillo [Altobelli] in grandi condizioni, in squadra c'erano gli inserimenti di Bagni, De Napoli, Vierchowod, Vialli. Molto più semplicemente credo che abbiamo incontrato un avversario più forte.
Citazioni su Giuseppe Bergomi
[modifica]- Se nell'82 mi sembrava normale che un giovane si allenasse con tanto impegno, mi ha stupito nel '98 ritrovarlo tale e quale: palestra, corsa, lavoro e poi ancora lavoro, sempre in silenzio. Lì ho capito davvero di che pasta era fatto. (Cesare Maldini)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Mazzola: "Compagno meraviglioso sempre pronto a lottare", repubblica.it, 4 settembre 2006.
- ↑ Citato in Livia Taglioli, Bergomi: "Lampo Inter Vince la qualità nerazzurra", gazzetta.it, 21 novembre 2008.
- ↑ Citato in Nicola Cecere, Il calcio di Javier Zanetti ai raggi X, Milano, La Gazzetta dello Sport, 2011.
- ↑ Da un intervento alla Radiotelevisione Svizzera in occasione dell'Expo 2015, Milano; citato in Giuseppe Bergomi e i farmaci che prendeva da calciatore, ilpost.it, 16 settembre 2015.
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