Giuseppina Turrisi Colonna

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Giuseppina Turrisi Colonna, da Poesie, Virzi, Palermo, 1886

Giuseppina Turrisi Colonna (1822 – 1848), poetessa e traduttrice italiana.

Citazioni di Giuseppina Turrisi Colonna[modifica]

L'addio[modifica]

Addio piante, addio floridi boschetti,
ove fanciulla vissi e folleggiai,
ove arcani pensier, celesti affetti,
e creature angeliche sognai;
o care grotte, o frondi, o ruscelletti
al cui dolce susurro io meditai,
della gloria nei ratti e dell'amore
ah chi rispose ai palpiti del core![1]

Citazioni su Giuseppina Turrisi Colonna[modifica]

  • Leggendo il volume de' suoi versi, e contemplando la sua effigie, che la cortesia del vedovo marito, l'illustre traduttore di Euripide, principe Giuseppe de Spuches, settimane sono mi mandava, la somiglianza di queste due grandi anime mi ha fortemente colpito; in guisa da farmi credere che se il Leopardi può dirsi in qualche modo l'Alceo de' tempi nostri, la Turrisi Colonna, se fosse vissuta più a lungo, avrebbe potuto diventarne la Saffo. (Giacomo Zanella)

Augusto Conti[modifica]

  • La Giuseppina sortiva ingegno straordinario. Già ho detto, che a dieci anni componeva novelle e drammi. Con la sorella si dette agli studj filosofici, alle scienze naturali, alle matematiche, alla storia. Lo studio delle lingue, che agli animi poetici suol riuscire più degli altri spinoso e grave, fu alla nostra Giuseppina piano e dilettevole. Ottimamente s'erudiva nel latino e nel greco; la lingua alemanna e la spagnuola conobbe assai; la francese o l'inglese ebbe familiarissime.
  • La sua complessione fu mobilissima, e l'aria del volto anch'essa. Piccola ebbe la persona, ma ben proporzionata in tutte le membra, che agili e delicate si porgevano con garbo ad ogni moto, rendendola graziosa e piacente. Brunetta e pallida la faccia, ovale il profilo, gli occhi grandi e mesti, la bocca gentilissima, la voce soave, misto l'aspetto di dolcezza melanconica e di gravità, onde traspariva la virtù della mente. Bella infine di corpo, come d'anima la fece Iddio; ma era un'avvenenza che piace all'anime gentili.
  • Ne' versi della Giuseppina è la donna, un abbandono di tenerezza, i santi affetti di famiglia e di patria, fra le mura domestiche, ai piedi dell'altare. Canta il padre, la madre, un vecchio zio amantissimo, i fratelli, la diletta sorella, le glorie e i dolori della sua dolce Sicilia e di tutta Italia, i Santi, la natura, l'amore; canta i misteri del cuor suo, l'anima sua pudica, pietosa, assetata d'affetto, la timidezza verginale, l'indefinito terrore di un animo puro ed inesperto, le fole, i giuochi della fanciullezza, poi lo trepide malinconie, gl'inconsapevoli desiderj, finalmente gli affanni di chi prova minori o contrarie alla speranza le realtà della vita.

Note[modifica]

  1. Da Francesco Guardione, Antologia poetica siciliana del secolo XIX, Tipografia editrice «Tempo», Palermo, 1885, p. 305.

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