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Guido Carli

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Guido Carli

Guido Carli (1914 – 1993), dirigente d'azienda, economista e politico italiano.

Citazioni di Guido Carli

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Citazioni in ordine temporale.

  • Da questo a scivolare su una questione di principio il passo è brevissimo ed esso ci condurrebbe immediatamente a rimettervi nella condizione, che fu già fatale all'Italia, nella quale si mise Mussolini con il discorso di Pesaro pretendendo di misurare la fortuna, la dignità e il prestigio del Paese col metro del cambio della moneta. Bisogna dunque dire alto e forte che alla base di queste storture mentali esiste una sola cosa: l'ignoranza. Ignoranza del meccanismo attraverso il quale le monete si svalutano e si rivalutano.[1]
  • Ci siamo posti e ci poniamo l'interrogativo se la Banca d'Italia avrebbe potuto o potrebbe rifiutare il finanziamento del disavanzo del settore pubblico astenendosi dall'esercitare la facoltà attribuita dalla legge di acquistare titoli di Stato. Il rifiuto porrebbe lo Stato nella impossibilità di pagare stipendi ai pubblici dipendenti dell'ordine militare, dell'ordine giudiziario, dell'ordine civile e pensioni alla generalità dei cittadini. Avrebbe l'apparenza di un atto di politica monetaria; nella sostanza sarebbe un atto sedizioso, al quale seguirebbe la paralisi delle istituzioni. Occorre assicurare la continuità dello Stato, anche se l'economia debba cadere in ristagno; d'altronde le conseguenze del caos amministrativo sarebbero più gravi.[2]
  • Mi propongo di esaminare le cause dell'atteggiamento di critica verso i banchieri e le banche in alcuni paesi. In altri tempi gli assetti bancari stimolarono interessi intorno al comportamento delle banche. Una delle cause del sospetto nei confronti dei banchieri credo debba attribuirsi all'estensione assunta dall'intermediazione finanziaria sia nei regolamenti tra paesi sia all'interno di ciascuno di essi. La diffidenza (nei confronti dei banchieri) trae origine dalla convinzione che le banche commerciali si sono appropriate di una porzione troppo ampia della sovranità monetaria.[3]
  • È stupefacente contrastare l’indifferenza con la quale in Italia è stata accolta la ratifica del trattato di Maastricht, rispetto al clamore che e al fervore interpretativo che si è potuto registrare in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Danimarca, nella stessa Spagna. La cosa è tanto più difficile da comprendere se si considera che per l’Italia, più che per tutti gli altri Paesi membri della comunità, il trattato rappresenta un mutamento sostanziale, profondo, direi di carattere “costituzionale”. L’Unione Europea implica la concezione dello “Stato minimo”, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, la ridefinizione delle modalità di composizione della spesa, una redistribuzione delle responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari ed aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva per gli enti locali, il ripudio del principio della gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della scala mobile (con la sconfessione del principio del recupero automatico dell’inflazione reale passata e l’aggancio della dinamica retributiva all’inflazione programmata), la drastica riduzione delle aree di privilegio, la mobilità dei fattori produttivi, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e nell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionistici non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di questi ultimi. Ebbene un cambiamento giuridico di questa portata, con queste conseguenze, è passato pressoché sotto silenzio, senza conquistare le prime pagine dei giornali.[4]

Note

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  1. Da Cosmopolita, La lira e le monete estere, 16 dicembre 1944; citato in Capite la lira, cambiate l'Italia, Il Sole 24 Ore, 5 maggio 2013.
  2. Considerazioni finali a pag 426 della Relazione Annuale sul 1973, 31 maggio 1974
  3. Da Bancaria, 1976; citato in Roberta Carlini, Alla radice della crisi, Il Manifesto, 5 dicembre 2008.
  4. Da Cinquant'anni di vita italiana (Laterza 1993), pagine 435-436

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