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Gustavo Uzielli

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Gustavo Uzielli

Gustavo Uzielli (1839 – 1911), scienziato, storico, docente e volontario garibaldino italiano.

Citazioni di Gustavo Uzielli

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  • Si va dicendo che la Scienza ha distrutto la fede nei miracoli e che dal canto suo la Religione ha ceduto sempre a quella, cercando con dei sofismi un accordo del tutto impossibile.
    Ma la fede cristiana ha invece una potente alleata nella Scienza quando, obliando le proprie manifestazioni materiali, cioè i miracoli, s'inchina riverente soprattutto ai sublimi principi di fratellanza, di carità e di giustizia banditi per primo da Cristo; principi che ne sono i veri miracoli, principi che ne costituiscono la vera divinità. E sarà sempre gloria somma della Scienza di esser giunta alle stesse affermazioni, espresse implicitamente, se non esplicitamente, dal genio di uomini quali Leonardo da Vinci, Galileo, Newton, Volta e tanti altri.[1]

Ricerche intorno a Leonardo da Vinci

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  • Veramente il concetto di fratellanza universale è una delle basi fondamentali non solo della religione di Cristo, ma anche di quella di Budda e dello scisma avvenuto nel Bhramanismo (Indianismo), ossia del Bramoismo, il quale pretende essere la sintesi di tutti i culti compreso il pagano classico. Certo è che quel concetto forma una delle basi morali fondamentali di religioni i cui seguaci sono oltre i due terzi della popolazione del globo, mentre è influenzato dall'indole speciale di ciascuna di esse, cioè da un idealismo sovrumano nel Cristianesimo, da un nichilismo antiumano nel Buddismo, e da un pandeismo eclettico nell'incipiente ma progrediente Bramoismo indiano; e a queste credenze che ammettono il principio ideale della fratellanza universale, conviene aggiungere il naturalismo estetico scientifico greco-romano e moderno che inspira, in modo sostanziale, tutto l'insegnamento pubblico Europeo, e contro il quale protestarono sempre e molto logicamente gli ortodossi cristiani, da Paolo II papa[2] a Giuseppe di Maistre. Taccio del Babismo, scisma ancor nebuloso del Maomettismo, avvenuto come il Bramoismo per l'influenza scientifico-cristiana dell'Europa, e che ha punti morali di contatto con l'anarchismo europeo-americano. (Vol. primo, nota pp. XXXIV-XXXV)
  • Al principio di quell'anno, cioè il 2 gennaio 1497, Lodovico ebbe la fatale sventura di veder morire di parto in Pavia, nella giovane età di ventidue anni, insieme al neonato Leone la consorte Beatrice, lasciandogli due figli in tenera età, Massimiliano di sei anni e Francesco di quattro.
    Benché Lodovico avesse talora avuto con essa modi brutali e malgrado le sue palesi relazioni con Cecilia Gallerani e Lucrezia Crivelli, egli le aveva sempre dimostrato grandissimo affetto. Ma più forse che vero amore per la nobile giovanetta il Moro sentiva profonda devozione per la donna di alto sentire che lo aveva sempre virilmente rinfrancato, quando il suo animo astuto e fastoso, ma non coraggioso, si abbandonava a volgarissimo sconforto. (Vol. primo, pp. 251-253)
  • [Cecilia Gallerani] Alle eccelse doti della mente e rara bellezza Cecilia accoppiava la modestia di uno spirito elevato, ed esso appare luminoso nella sua corrispondenza con Isabella d'Este quando questa le chiese nel 1493 di avere, [...], il suo ritratto; il quale fu fatto da Leonardo allorché essa era ancora giovanetta, per ordine di Lodovico il Moro. (Vol. primo, p. 277)
  • [Sulla Belle Ferronnière di Leonardo] La sapienza e la delicatezza del dipinto; il modo come in quel viso, illuminato in pieno, sono disposte le ombre e i mezzi toni; la nobiltà e la dolce melanconia del volto e quel non so che di multiplo e di misterioso, caratteristico dei quadri e dei disegni più autentici di Leonardo; la morbidezza e la delicatezza e a un tempo la fermezza delle forme e dei contorni tutto rivela il fare meraviglioso del grande Artista; il quale con quel grado introdusse nei ritratti quel geniale realismo che pur splendé nelle opere del Rembrandt, del Tiziano, del Velasquez, del Morone, del Rubens, del Van-Dyck e di altri ancora. (Vol. primo, p. 312)
  • Cecilia Gallerani e Lucrezia Crivelli soddisfacevano a Lodovico le aspirazioni del cuore e dei sensi, Beatrice [d'Este] era sprone alla sua ambizione. Egli lo sentiva. Quindi la morte della Duchessa fu certo causa in lui di profondo e sincero pianto.
    Tale infausto avvenimento segnò per il Moro il principio di una serie di sventure che sembrarono realizzare i tristi presentimenti di lui e che lo accasciarono, come non avrebbe certamente fatto se esso avesse avuto a fianco la nobile e fiera Consorte. (Vol. primo, p. 314)

Note

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  1. Da Artisti contemporanei: Domenico Trentacoste, in Emporium Rivista mensile illustrata d'arte letteratura scienze e varietà, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, vol. IX, Aprile 1899, n. 52, p. 260.
  2. Uzielli G., P. Toscanelli in Racc. Colomb., Parte V, vol. 1 (1894). [N.d.A]

Bibliografia

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