Hans-Peter Briegel

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Hans-Peter Briegel (2012)

Hans-Peter Briegel (1955 – vivente), ex calciatore e allenatore di calcio tedesco.

Citazioni di Hans-Peter Briegel[modifica]

  • ll salto in lungo era la mia specialità, realizzavo discrete misure, il mio record è stato sette metri e quarantotto. Non me la cavavo male neppure nel triplo: 15 metri e 30. Ma mi piaceva anche correre: sui cento metri facevo 10"80. Per cui mi cimentavo un po' in tutte le specialità. Tanto che riuscii a conquistare ben otto titoli tedeschi juniores: tre nel salto in lungo, altrettanti nel triplo e due nel pentathlon. [...] Ho fatto due sole gare di decathlon, la seconda mi valse il posto d'onore ai campionati tedeschi juniores. Ma ero troppo debole nel giavellotto e nel salto con l'asta. Per questo decisi di smettere con l'atletica e di dedicarmi al calcio. L'atletica era troppo faticosa e poco divertente, e con il calcio guadagnavo di più.[1]
  • [Sul patto di non belligeranza di Gijón del 1982 tra Germania Ovest e Austria] Non è che ci fossimo proprio messi d'accordo. Ma sull'uno a zero quando le due squadre si sono rese conto che erano tutte e due qualificate è stato fatto una sorta di tacito accordo. Uno di quelli che si fanno a metà competizione in molti sport.[2]
  • [...] se dovessi scegliere il momento più alto della mia carriera direi senza dubbio lo Scudetto con l'Hellas nel 1985: quel titolo fu clamoroso. [...] Eravamo dei totali outsider. Una rosa di soli 17 giocatori, di cui solo 14 impiegati: fu un'impresa perché a quei tempi i migliori giocatori al mondo giocavano tutti in Italia. [«Il battesimo del fuoco contro il Pibe, il giorno del suo esordio in Serie A»] [...]. Perdevamo 1-0, la ribaltammo 3-1. Era solo la prima giornata ma sapevamo già che la scintilla era scattata: siamo stati in testa tutto il campionato, dalla prima all'ultima partita.[3]

Il poeta e il contadino

Intevista di Gianni Minà, Guerin Sportivo nº 15 (586), 9-15 aprile 1986, pp. 26-31.

  • Prima delle gare di atletica leggera non avevo particolari emozioni. La nausea è cominciata con il calcio, alla vigilia delle partite, importanti e non. Credo sia un male dal quale non si può sfuggire. Con gli anni ho imparato a neutralizzarlo. Ma solo in parte, perché io prima e dopo una partita di calcio sto male. È più forte di me.
  • Rummenigge afferma che io prima di una partita mangio sempre almeno due bambini. È male informato. Per problemi di linea, ora sono costretto a mangiarne soltanto uno.
  • Io sono di quelli che hanno voglia di vincere, sempre, in qualunque situazione. Persino quando la squadra ce la fa, se ho giocato male io sono di umore pessimo. Perché il calcio, anche se lo giochi in undici, è sempre un cimento particolare, una lotta con te stesso. Hanno un bel dire che è un gioco collettivo; ognuno di noi, se è sincero, deve confessare che la felicità è un sentimento legato al proprio rendimento, prima ancora di considerare il risultato ottenuto dalla squadra.
  • Non ho vinto molto nella mia vita, e questa è stata sempre un po' la mia frustrazione, considerato il carattere che ho. [...] Forse è stata questa sete di vittoria non completamente appagata, a spingermi a venire in Italia. Le mie esperienze in Germania erano state molte, ma non sempre premiate. Era ora di cambiare. Ho detto alla mia ragazza: ti va di andare in Italia? Mi ha risposto: perché no?, e mi sono ritrovato a Verona, nella terra di Romeo e Giulietta. Ho dovuto persino rifare la scena del balcone: io sotto e la mia ragazza con la treccia, tutto per la televisione tedesca, una vergogna, non lo rifarei più. Ma sai, i tedeschi non hanno grande fantasia...
  • Quando sono arrivato a Verona, per la prima volta ho scoperto che convivere con una ragazza senza sposarla, è per certe regioni d'Italia ancora un fatto singolare, chiacchierato. Non so se si tratti di moralismo o puritanesimo. Certo è stato subito un modo per capire che avevo cambiato Paese, che dovevo comprendere il nuovo ambiente dove ero arrivato. Un giorno o l'altro la mia ragazza la sposerò, su questo siamo d’accordo, ma che gliene importa alla gente se lo farò? Forse sono i preconcetti del calcio italiano, le paure degli allenatori, dei dirigenti. La cosa più divertente è che tutti mi consigliano continuamente di sposarmi. Qualche volta mi viene persino da ridere. Ma perché non si fanno gli affari loro?
  • Ogni tanto mi chiedo perché non tutti i calciatori abbiano la forza di andare dall'allenatore per chiedergli le ragioni delle cose che non approvano. Io invece lo faccio da tempo. [...] Io, se non sono d'accordo, vado e dico: questo non mi piace. E lui mi deve convincere, se no io non me ne vado. [...] io soffro la partita e quindi non è giusto che debba sopportare anche l'incomprensione.

Note[modifica]

  1. Da un'intervista a Il Giornalino; citato in Paolo Camedda, Hans-Peter Briegel, 'Il Panzer' che vinse lo Scudetto col Verona e oggi aiuta i bambini messicani, goal.com, 19 novembre 2021.
  2. Citato in Marco Mensurati, Germania-Austria fu combine. Un giallo spiegato 25 anni dopo, la Repubblica, 12 gennaio 2007.
  3. Da Alessandro Schiavone (a cura di), Briegel: "Scudetto con l'Hellas clamoroso. Mondiali? Italia quasi umiliata", grandhotelcalciomercato.com.

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