Helmut Marko

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Helmut Marko (1970)

Helmut Marko (1943 – vivente), dirigente sportivo ed ex pilota automobilistico austriaco.

Citazioni di Helmut Marko[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Sulle vetture di Formula 1] [...] le vetture di adesso non hanno niente a che vedere con quelle che guidavamo noi. Tanto per iniziare le attuali F1 non hanno neanche il pedale della frizione! E quel pedale, te lo posso assicurare, nelle auto da corsa era davvero duro. Negli anni '70 non c'erano aiuti alla guida, non c'era comfort. Il cambio non era al volante e dovevi spesso guidare con una mano sulla leva e l'altra sul volante. Le vetture erano molto più esigenti dal punto di vista del fisico del pilota. Inoltre la sicurezza era decisamente inferiore. [...] diciamo che adesso è più facile portare al limite le vetture. Una volta dovevi prima pensare a rimanere in pista, poi iniziavi a pensare come battere i tuoi avversari.[1]
  • Le auto di Formula E sono come delle Formula 3 con una batteria di 400 Kg. Sono molto lente. Sembrano attraenti solo perché corrono su queste strade strette e tortuose dei circuiti cittadini. Proprio il fatto di correre nei centri delle città è il suo grande vantaggio, un super strumento di marketing. Chiedete alla vostra ragazza se preferisce andare a Spa o a New York. È il concetto di base della Formula E, andare incontro alla gente.[2]
  • [Su Max Verstappen] Ha molti punti di forza, ma in particolare il fatto che non ha bisogno di riscaldarsi. Scende in pista e va forte, anche sul bagnato o su un circuito nuovo [...]. L'altra sua qualità è l'aggressività. Se c'è anche la minima possibilità di sorpasso non la spreca e poi ha un velocità naturale che è semplicemente incredibile. Sul giro secco mi ricorda Senna. Va oltre i limiti dell'auto. Assomiglia molto ad Ayrton, l'unico dei grandi con cui posso paragonarlo.[3]

Marko sitting Bull

Intervista di Roberto Boccafogli, formulapassion.it, 20 novembre 2021.

  • [Su Jochen Rindt] Era un personaggio eccezionale. Velocissimo, soprattutto nei curvoni vertiginosi di allora, quando chicane non ce n'erano. E sapeva di esserlo; ma soprattutto la sua missione era molto chiara: andava al massimo sempre e dovunque. La strategia gli interessava poco: voleva vincere per distacco, per coraggio. Grazie al supporto di Bernie Ecclestone, allora suo manager, scalò fino alla Lotus con la quale conquistò il Mondiale '70. Non tutti sanno però che aveva deciso di ritirarsi alla fine di quella stagione: non aveva fiducia in Colin Chapman, le cui monoposto erano velocissime ma poco affidabili, persino pericolose. Ma durante quell'anno il progettista l'aveva convinto che l'anno successivo la Lotus avrebbe avuto un motore con il turbo: avrebbero vinto tutto e di fatto si erano già accordati per continuare anche se in realtà il progetto personale di Jochen per la maturità era allontanarsi dai circuiti e fare business con i Saloni auto. Voleva conoscere altri mondi, gli piaceva la ribalta. Con i primi soldi, tanti soldi, aveva cambiato modo di vivere. Fu il primo fra i piloti del paddock a presentarsi con una Jaguar; posava per i fotografi vestito di una lunga pelliccia, insieme alla moglie Nina, stupenda. [...]. Anche il suo naso storto era diventato un segno di fascino: se l'era danneggiato nel corso del parto; ricordo che a scuola lo prendevano in giro per il suo aspetto, magro magro e con quel nasone. Morì così, improvvisamente. Ricordo che appresi la notizia dalla radio austriaca, allora la TV raramente trasmetteva i Gran Premi. Rimasi shoccato. Tutta l'Austria lo fu: a parte qualche sciatore, il nostro Paese non aveva mai avuto una star di quella grandezza. E l'effetto dura ancora oggi: sulla sua tomba, a Graz, vengono portati continuamente fiori freschi, biglietti, pensieri. Del resto in quegli anni l'automobile per i giovani era tutto: era la prima libertà, la prima indipendenza. E Rindt era l'eroe del volante, quindi di tutta una generazione.
  • [...] su Piech c'è un altro aneddoto straordinario, e si riferisce alla 24 Ore di Daytona. Avevamo problemi alle ruote: i pneumatici si muovevano sul cerchio. A un certo punto, mentre guidavamo, si sentiva un "cik, cik, cik", e sul banking andavamo a 300 all'ora! Insomma, persi il controllo e finii contro il muretto esterno, e in quel secondo scarso prima dell'impatto tutta la vita mi passò davanti agli occhi. Quando capii che ero vivo, balzai fuori dalla macchina e mi precipitai ai box dove trovai Piech che mi urlò in faccia "Doktor Marko! Lo sa che questa è una 24 Ore?!? Se non si è fatto male, il suo primo compito è riportare la macchina al garage: possiamo ripararla, e la gara è ancora lunga". E oggi mi pare quasi incredibile, ma non provai neanche a ribattere. Mi feci portare all'interno del punto dell'incidente, attraversai la pista mentre passavano tutti e tornai al volante. E il motore si accese! Ma la Porsche era talmente danneggiata che non riuscimmo a spostarla da lì se non con il carro attrezzi.
  • [Sull'incidente al Gran Premio di Francia 1972 che gli costò la perdita dell'occhio sinistro e la fine della carriera agonistica] Ricordo una curva in discesa: davanti avevo la March di Ronnie Peterson, quando sentii un gran colpo in faccia e immediatamente un dolore terribile. Ma sapevo di avere tante monoposto alle spalle, alzai la mano per segnalare che avevo problemi e riuscì ad accostare sulla destra. I soccorsi a quei tempi erano un po' così. Mi caricarono sul sedile posteriore di una vettura piccola e all'ospedale del circuito provarono a disinfettare l'occhio. C'era sangue dappertutto, e quel dolore terribile. Capii subito che era un problema serio. Venni portato a un ospedale non lontano, ma lì non potevano assicurarmi le cure giuste. Andammo a un altro ospedale, ma il chirurgo era a un barbecue e arrivò soltanto alle otto di sera. Io ero ferito da poco dopo le due. Alla fine venni operato in Francia, ma non prima del giorno successivo. L'occhio era già perduto. Pazienza: ho vissuto un'altra vita, e ne sono contento.

Note[modifica]

  1. Da Giuseppe Lucera, Formula 1, intervista esclusiva a Helmut Marko «Kvyat non ha retto la pressione. Lavoreremo per migliorare la F1», f1world.it, 9 maggio 2016.
  2. Da un'intervista a motorsport.com; citato in Roberto Speranza, Formula E: Helmut Marko, "Alla Red Bull siamo puristi, non c'interessa", autoblog.it, 21 gennaio 2019.
  3. Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in F1 | Marko: "Verstappen mi ricorda Senna", f1ingenerale.com, 20 dicembre 2021.

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