Il gigante di ferro
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Il gigante di ferro
Titolo originale |
The Iron Giant |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1999 |
Genere | animazione, commedia, avventura, fantascienza, drammatico |
Regia | Brad Bird |
Soggetto | Ted Hughes (romanzo), Brad Bird (storia) |
Sceneggiatura | Tim McCanlies |
Produttore | Pete Townshend, Des McAnuff, Allison Abbate, John Walker |
Doppiatori italiani | |
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Il gigante di ferro, film del 1999 con Vin Diesel ed Eli Marienthal, regia di Brad Bird.
Frasi
[modifica]- Io andare. Tu restare. Non seguire. [rivolto al gigante] (Hogarth Hughes)
- Tu sei chi scegli e cerchi di essere. (Dean)
- Le armi... uccidono... (Gigante di Ferro)
- Addio, Kent, "con tutto ciò che questo comporta!" (Hogarth)
- Diventerà ispettore capo dei cessi della metropolitana, glielo garantisco! (generale Rogard)
- Io non sono un'arma. (Gigante di ferro)
- Sai anche volare? [il gigante vola] Sai anche volare!! (Hogarth)
- [Rivolto al Gigante per cercare di farlo rinsavire] No, aspetta! Sono io, Hogarth. Ti ricordi? È sbagliato uccidere. Le armi uccidono. E tu non sei obbligato a essere un'arma. Tu sei chi scegli e cerchi di essere. Scegli tu. Decidi... (Hogarth)
Dialoghi
[modifica]- Hogarth: Insomma, da dove... da dove vieni? [il gigante non risponde] Tu sei venuto dallo spazio, vero? Da lassù? [il gigante guarda il cielo] Non ti ricordi proprio niente? Hmm... forse è colpa di quella botta in testa? Sai... sai parlare? Sai dire le cose, "bla, bla, bla", così? Lo sai fare "bla, bla, bla"? [il gigante muove la bocca, emettendo strani rumori metallici] Be', se non altro hai afferrato il concetto. Proviamo. [afferra una grossa roccia] Vedi questa? Questa qui si chiama "roccia". Roccia.
Gigante: Roccia.
Hogarth: Bravo!
Gigante: [Afferra una roccia ancora più grossa] Roccia.
Hogarth: Sì, esatto.
Gigante: [Sdradica un albero] Roccia.
Hogarth: No, no. Quello è un albero. Roccia. Albero. Capito?
Gigante: Roccia. Albero.
Hogarth: Perfetto! [tra sé e sé] Accipicchia, ho il mio robot personale! Da questo momento sono il bambino più fortunato d'America! È incredibile! Questa è la scoperta più grande dopo, non so, l'automobile, la televisione! Devo dirlo a qualcuno! Ora chiamo... No. Creerei il panico. La gente va in delirio e poi spara se vede un gigante come te. [il gigante non capisce] Ehm... andare in delirio significa impazzire, capisci? Fare così. [fa dei versi con la bocca e il gigante fa altrettanto] No, no! Tu non lo fare mai! È con queste cose che rischi di farti sparare addosso!
- Annie: La preghiera, per favore?
Hogarth: [sul punto di dire la preghiera, nota, con orrore, che la mano del gigante sta girovagando in cucina] Oh, mio Dio. [Sua madre lo guarda, e Hogarth cerca di improvvisare] Uhm... Oh, mio Dio... noi... ti ringraziamo... per la... cena... che mamma ha preparatoeportatoatavolaFERMA! Uhm... il Diavolo! Affinché non ci faccia del male e... VATTENE VIA DA QUI! Satana... Vattene! ESCI affinché... noi possiamo vivere in pace. Amen.
Annie: Amen. Una preghiera alquanto insolita, Hogarth.
Hogarth: Devo lavarmi le mani. [Scappa via]
Annie: Ma se... d'accordo.
- Rogard: Che diamine, Mansley, mi chiama a casa per questo?
Kent: Lei non capisce, signore... S-si è mangiato la mia macchina!
Rogard: Lei era presente, l'ha visto?
Kent: No, a dire la verità non l'ho visto... È fuggito nella... nella foresta...
Rogard: Quindi non ha uno straccio di prova?
Kent: Ma-ma signore, ho un testimone oculare!
Rogard: Sì, con commozione cerebrale.
Kent: Questa creatura... [si copre la bocca e abbassa la voce] Questa creatura è una minaccia. Ha distrutto una centrale elettrica. [Il telefono cade a terra, e lui lo raccoglie] Ha fatto deragliare un treno!
Rogard: Chi è stato? Me lo ripeta, Mansley, ma stavolta sia meno ridicolo.
Kent: [Sospira] È stato un gigantesco mostro di metallo. [sente il generale Rogard ridere e gira un guanto da cucina che sembra deriderlo] La prego, signore, ho la sensazione di essere sulla buona strada!
Rogard: Lei è uno spasso, Kent, ma lasci che le spieghi la nostra procedura. Se mi avesse detto di aver trovato, chessò, ehm, una gigantesca impronta, ora le manderei un esperto per fare un calco ed esaminarla. Diavolo, se avessi una foto di questo essere, io manderei delle truppe laggiù! Ma lei ammette di avere solo una sensazione.
Kent: E va bene, d'accordo, vuole una prova? Me la procurerò, una prova, e quando l'avrò, lei mi firmerà una dichiarazione con la quale si assume la responsabilità...
Rogard: Così va meglio, Kent. [abbassa il telefono per riagganciare]
Kent: ...della sua condotta, e me la firmerà in triplice copia affinché io... Eh? [si ferma, in quanto la chiamata è terminata, e tenta inutilmente di riagganciare il telefono, che cade ben due volte, quindi si sfoga con violenza urlando contro il telefono] Ti ci metti anche tu, adesso?! Fermo lì! Fermo lì!! [riesce a riagganciare il telefono e si aggiusta la capigliatura] Fatto. Grazie per la telefonata.
- Hogarth: Oh, quello è Atomo, la Minaccia Metallica. Lui non è un eroe, è un malvagio. Non è come te. Tu sei un eroe buono. Come Superman.
Gigante: Superman.
- Dean: E va bene, su, chi c'è? [vede Hogarth] Ehi, ehi, io ti conosco. Tu sei quello dello scoiattolo!
Hogarth: Hogarth.
Dean: Di notte conosciuto come Hogarth, giusto? Dai, vieni dentro, ragazzo. [I due entrano nella capanna di Dean] Scusa per il piede di porco. Non immagini quanta gente cerchi di rubarla, quella ferraglia. E quando invece la trasformo in opere d'arte, non riesco mai a darla via. Tant'è che mi chiedo: sono un robivecchi che vende arte o un artista che vende roba vecchia? Dimmelo tu.
Hogarth: A me questa roba piace... credo. Senti, non è... non è che adesso avvertirai mia madre, vero? Lei non lo sa che sono uscito.
Dean: Tranquillo, ragazzo, non sono il tipo che fa la spia con le autorità. Io mi preparo un caffè, tu che vuoi? Del latte o... allora, latte?
Hogarth: Caffè va bene. [Dean lo guarda divertito] Sì, lo bevo! Ho classe, uomo!
Dean: Ah, non lo so... questo è caffè espresso, è diverso, è forte, roba da Godzilla.
Hogarth: Ti dico che lo reggo, tu fidati di me!
[Poco dopo...]
Hogarth: [parla velocemente in quanto sotto l'effetto della caffeina] Mi hanno promosso a una classe, perchè non mi legavo con i compagni, ma è peggio! Siccome prendevo tutti dieci, mamma ha detto: «Hai bisogno di stimoli?» e io: «No, sono già stimolato abbastanza!»
Dean: Questo è certo.
Hogarth: Al che lei: «Hai bisogno di una sfida, di un interesse?» E io: «Una sfida ce l'ho: è riuscire a non farmi soffiare i soldi della merenda, da bulletti più grandi che mi hanno preso di mira perché pensano che mi creda più bravo di loro. Ma io non mi credo più bravo, faccio solo bene i compiti! Se facessero altrettanto guadagnerebbero un anno di scuola!» C'è ancora caffè?
Dean: Senti, non sono affari miei, ragazzo, ma a te che importa che cosa pensano quegli idioti? Non spetta a loro decidere chi sei, ma a te. Tu sei chi scegli e cerchi di essere.
- [Dean e Hogarth vedono il gigante mangiare un rottame di macchina, dopo che Dean e il Gigante hanno avuto un'insolita conoscenza]
Dean: Insomma... da dove... da dove viene?
Hogarth: Non se lo ricorda. In fondo è come un bambino piccolo.
Dean: Piccolo. Eh, già... [Ridacchia] Ehi, un momento: tu riesci a parlarci?
Hogarth: Un po'. Ancora non dice tante parole. Ma capisce molto bene le cose.
Dean: Ah... però. [I due ridacchiano]
Hogarth: Ha bisogno di cibo e di un tetto.
[Dean si alza, rovescia a terra il suo caffè e torna nella sua capanna, sbattendo la porta.]
[didascalia: 37 minuti dopo...]
Hogarth: Tu qui hai un sacco di spazio, Dean. Questo posto è perfetto!
Dean: No, lasciatemi in pace!
Hogarth: Posso chiedergli di buttare giù questa porta con un solo dito, lo sai che posso!
Dean [apre la porta]: Hogarth, io-io non posso nascondere quel coso!
Hogarth: È un essere, non un coso!
Dean: Sia pure, ma tu non sai neanche con esattezza da dove provenga o chi diavolo sia in realtà!
Hogarth: Lui è mio amico.
Dean: Già... e io chi sono, io? Sono tuo amico? Mi porti qui un mega-Frankestein di latta e mi costringi a cambiare musica? Be', non mi piace questa musica. [si getta sul divano] Dio, quanto sono stanco.
Hogarth: Allora... può restare?
Dean: Per stanotte. Domani... non lo so, ci penserò domani.
- Dean: Il metallo è di due tipi, in questo deposito: i rottami e l'arte. Se proprio devi mangiare, mangia i rottami. Quell'oggetto che hai infilato adesso dentro la bocca è arte!!
Gigante [tira fuori dalla bocca un rottame]: Arte?
[Dean lo guarda infastidito. Il gigante mischia il rottame nel tentativo di ripararlo]
Dean: Ah, lascia stare, è inutile. [Il Gigante mette a terra il rottame] Ormai è andato. È... [Si volta e si stupisce della forma che il gigante ha donato al rottame] Hm, non è niente male...
- Kent: Sai, Hogarth, viviamo in un'era strana ma straordinaria: l'era atomica. Ma il progresso ha il suo rovescio della medaglia. Mai sentito parlare di Sputnik?
Hogarth: Sì. È il primo satellite lanciato nello spazio.
Kent: Il primo satellite straniero, Hogarth, con tutto ciò che questo comporta. In questo momento è in orbita sulla nostra testa - bop! bop! - e ci osserva. Noi non lo vediamo, ma è lì... un po' come... quella cosa gigante nel bosco. Ignoriamo cosa sia e cosa possa fare. Io non mi sento al sicuro, e tu?
Hogarth: Ma di che cosa sta parlando?
Kent: Di che cosa sto parlando? Mi chiedi di che cosa sto parlando?!? [tutti guardano Kent stupiti] Sto parlando della tua incolumità, della tua sicurezza! Mentre dormi col tuo pigiamino colorato, noi a Washington teniamo gli occhi aperti. Perché? Perché tutti vogliono quello che abbiamo, Hogarth, tutti quanti! Il tuo uomo di ferro è divertente, ma chi l'ha costruito? I russi? I cinesi? I marziani? I canadesi? Non m'interessa! Quello che so è che non l'abbiamo costruito noi, ragione più che sufficiente per temere il peggio e farlo a pezzi! Adesso tu mi racconterai tutto quello che sai e mi condurrai da lui, in maniera che noi possiamo distruggerlo prima che lui distrugga noi! [All'improvviso lo stomaco di Kent gorgoglia, effetto del lassativo, costringendolo ad andare in bagno] Aspettami qui. Tu intanto rifletti.
- [Dean si trova sulla sua sedia a sdraio in mezzo alla strada a seguito del tuffo del gigante. Un furgone si ferma a fianco]
Guidatore: Ehi!
Dean: Che c'è?
Guidatore: Sei seduto in mezzo alla strada
Dean: E allora?!
Guidatore: Ah, contento tu... [se ne va]
Dean: La ricreazione è durata anche troppo per oggi...
- Hogarth: Io capisco che ti dispiace per quel cervo, ma non è colpa tua. Le creature muoiono. Fa parte della vita. È sbagliato uccidere. Ma non è sbagliato morire.
Gigante: Tu... morire?
Hogarth: Be'... sì. Un giorno, sì.
Gigante: Io... morire?
Hogarth: Non lo so. Tu sei fatto di metallo. Ma hai dei sentimenti. E ti preoccupi per gli altri. Il che significa che hai un'anima. E le anime non muoiono.
Gigante [il gigante guarda su nel cielo]: Anima?
Hogarth: Mamma dice che è qualcosa che possiedono le persone buone. E continuerà ad esistere in eterno. [Hogarth se ne va per tornare a casa, lasciando il gigante da solo a guardare le stelle]
Gigante: Le anime... non muoiono.
- [Hogarth torna a casa, nella sua capanna, ma ad aspettarlo vi trova Kent Mansley]
Kent: Sei in ritardo per la cena, Hogarth. [Hogarth, scioccato, tenta di scappare, ma Kent lo precede e gli chiude la porta del capannone] Tua madre lavorerà fino a tardi, perciò siamo soli, noi due, e faremo quattro chiacchiere. Siediti! [Lo spinge su una sedia, e accende una lampada] Com'è? Troppa luce? Bene... [Ridacchia] Perdonami, Hogarth, ci tenevo ad insegnarti una cosa.
Hogarth: Che potrei mai imparare da lei?
Kent: Puoi imparare, Hogarth, che posso fare quello che voglio, quando voglio, se solo penso che sia nell'interesse della gente. Quel gigante metallico... dove sta?
Hogarth: Non so proprio di che cosa sta parlando.
Kent: Ah, no, eh? Bene... [gli mostra una foto] Questa ti rinfresca la memoria? No? Nemmeno questa? [ne mostra un'altra, che mostra Hogarth in primo piano e il Gigante sullo sfondo, e Hogarth resta attonito] Sei stato sbadato, Hogarth.
Hogarth: Questo non prova niente.
Kent: Può far intervenire l'esercito con una telefonata.
Hogarth: E allora perché non la fa?
Kent [butta via la lampada, rabbioso]: Dov'è il gigante?! [afferra Hogarth per le guance] Non puoi proteggerlo, Hogarth! Non più di quanto... puoi proteggere tua madre.
Hogarth: Mia madre?
Kent: Eh, è difficile tirare su un figlio da soli. Possiamo renderglielo più difficile. Anzi, talmente difficile che sarebbe poi imperdonabile da parte nostra lasciarti affidato a lei, con tutto ciò che questo comporta. Ti separerebbero da lei, Hogarth.
Hogarth: No, non potete farlo!
Kent: Oh, sì, invece, e lo faremo!
Hogarth [abbassa il capo, mesto]: È nel deposito di ferri vecchi. Dean McCoffin, sulla Colver Road.
Kent: Già! Il ferrivecchi, ma certo! L'ideale per un mangiametalli! [ridacchia e va alle spalle di Hogarth] Io non mi angoscerei troppo. Tutto ciò non sta accadendo. Si tratta solo... di un brutto sogno. [Sorprende Hogarth con un panno bagnato col cloroformio sulla bocca, col quale addormenta il ragazzo]
- Kent: Allora, avanti! Dove sta?
Dean: Cosa?
Kent: Sai benissimo cosa! Il mostro, quel gigantesco... coso, l'uomo di ferro!
Dean: [Pausa] Aahh... l'uomo di ferro! Accidenti, per un momento mi ero quasi spaventato, pensavo che fossimo stati attaccati o invasi. Lui è nel capannone. Venite, ve lo faccio vedere. [Fa per aprire il capannone] Devo dire che siete arrivati appena in tempo. C'è un riccone, sapete, un industriale, che lo vuole nell'atrio della sua società. Ha tirato subito fuori il libretto degli assegni e io gli ho detto: «Ehi! Diventerà suo per il resto della sua vita, ma io? Io dovrei dimenticare di averlo messo al mondo! Via, sia gentile, mi dia il tempo di tagliare il cordone ombelicale». [Apre il capannone] Eccolo lì. [Kent entra per primo ed è sbalordito nel vedere il gigante travestito da scultura di metallo] Comunque, non gliel'ho ancora venduto, perciò, se siete fortemente interessati, provate a farmi un'offerta. Se la vostra sarà migliore...
Kent: [balbettante] Ma... signore... mi a-
Rogard [sull'orlo di una crisi di nervi]: Mi segua di fuori, Mansley.
Kent: Sì, signore...
- Dean: Vattene via! [Il gigante guarda Dean e Hogarth, confuso] Ho detto: vattene via! Hai capito?
Gigante: No, fermi! Perché?
Hogarth: È stato un incidente. È nostro amico...
Dean: È una macchina da guerra, Hogarth. Perché pensi che l'esercito fosse qui? È un'arma! Una gigantesca arma che cammina!
Gigante: No... io... io no arma!
Dean: Ah, sì? E questa, eh? [il Gigante nota un autobus che ha distrutto coi suoi raggi laser oculari] Per poco non colpivi così anche Hogarth.
Gigante: No... [corre via, impaurito e disperato]
Hogarth: Torna indietro!
Dean: Hogarth! No, fermati!
Hogarth [si mette a correre dietro al Gigante]: Gigante! Torna qui!
Dean [non potendo fermare Hogarth, Dean nota la pistola giocattolo del ragazzino e la raccoglie]: Si stava difendendo... lui ha soltanto reagito all'aggressione!
- Rogard: Niente lo ferma. Lo abbiamo colpito con tutto quello che avevamo!
Kent: Non con tutto, generale: la bomba. [Il generale si toglie gli occhiali e lo guarda scioccato] Il Nautilus è armato con missili atomici, non è lontano.
Rogard: Lei mi spaventa, Mansley. Dovremmo bombardare noi stessi per annientarlo?
Kent: Generale, il gigante sembra seguire chiunque lo attacchi. Possiamo attirarlo fuori città e poi distruggerlo.
Rogard [A uno dei suoi soldati]: Chiama il Nautilus, voglio che inquadrino il robot e attendano il mio ordine.
- Rogard: Come sarebbe a dire "è amichevole"?
Dean: È così, l'attaccarlo fa scattare un meccanismo di difesa.
Kent: Non lo ascolti, generale, distrugga il mostro finché è in grado di farlo! [Il Gigante inizia ad avvicinarsi ai soldati]
Dean: Generale, se ordina di fare fuoco, ricominceremo tutto daccapo!
Kent: Basta, generale, è in gioco il nostro futuro!
Soldato: Ordini, signore?
Dean: È per avere un futuro che si deve fermare adesso!
Soldato: È vicinissimo! Che dobbiamo fare?
Hogarth [rivelandosi sulle mani del Gigante, dopo averlo rinsavito, agita le braccia]: Non sparate! Non sparate!
Annie: Hogarth!
Rogard: Non sparate! Il ragazzo è vivo?
Kent: È un trucco, lanci il missile!
Rogard: Cosa? È matto, Mansley?! A tutte le unità, ritiratevi! Rogard a Nautilus, rispondete, Nautilus!
Marinaio del Nautilus: Qui Nautilus, attendiamo istruzioni.
Kent [strappa di mano la radio e urla]: Lanciate il missile ora!
[Il capitano preme il pulsante rosso, lanciando il missile nel cielo]
Rogard [afferra Kent per la giacca]: Quel missile punta verso la posizione attuale del gigante! E dov'è il gigante, Mansley?!
Kent [vede il gigante alle sue spalle]: Ehm... Ooh... T-tutti pancia a terra, c'è un rifugio atomico qui vicino, e...
Rogard: Non c'è alcun modo di sopravvivere a questo, idiota!
Kent: Vuole dire... che stiamo tutti...
Rogard: Per morire, Mansley. Per il bene del nostro paese.
Kent [nel panico totale]: Al diavolo il paese! Io voglio vivere! [Disarciona un soldato da una jeep e tenta di scappare, ma un secondo dopo il gigante gli blocca la fuga. I soldati puntano i loro fucili su Kent]
Rogard: Trattenetelo, ragazzi, e assicuratevi che rimanga qui al suo posto da bravo soldato.
- Hogarth [guarda dove si sta dirigendo il missile]: Oh, no... [il Gigante lo guarda preoccupato] È un missile. Quando cadrà a terra... moriranno tutti.
Abitante: Eccolo lì! [gli abitanti vanno nel panico vedendo il missile. Il Gigante guarda gli abitanti della città, sapendo che il missile ucciderà tutti per davvero.]
Annie: Non cerchiamo un rifugio?
Dean: Non servirebbe.
Gigante: Io... aiutare.
Hogarth: Gigante...?
Gigante [si inginocchia e gli punta il dito]: Hogarth. Io andare. Tu restare. [Gli alza il mento e dice di no col dito] Non mi seguire. [e si prepara a volare]
Hogarth: Ti voglio bene.
[Il Gigante si alza in volo sotto lo sguardo di tutti. Mentre il missile comincia a scendere, il Gigante raggiunge lo spazio profondo, andando deliberatamente addosso al missile.]
Hogarth [nella mente del gigante]: Tu sei chi scegli e cerchi di essere.
Gigante [Ultime parole]: Superman. [chiude gli occhi prima che il missile lo colpisca in pieno]
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