Innominato
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Innominato, personaggio del romanzo I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Citazioni dell'Innominato
[modifica]- [Al cardinale Federigo Borromeo] – Dio veramente grande! Dio veramente buono! io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquità mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure...! eppure provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita! (I promessi sposi)
- «Quell'animale di don Rodrigo non mi venga a romper la testa con un ringraziamento; che... non voglio più sentir parlare di costei. L'ho servito perché... perché ho promesso: e ho promesso perché... è il mio destino. Ma voglio che me lo paghi bene questo servizio, colui. Vediamo un poco...» (I promessi sposi)
Citazioni sull'Innominato
[modifica]- È stato detto dell'Innominato che il «mondo» non esisteva per lui, sicché Don Rodrigo non desiderava mostrarsi legato a un uomo di quella sorte, perché questo significava rinunciare a troppe cose: la protezione dello zio conte, gli spassi e gli onori della vita civile.
Solo a una così pura ascesi della delinquenza è talvolta possibile, come si sa, mutare radicalmente, e in un attimo, direzione e natura: così il colpo di timone che altera, sopra la testa del navigante, il significato di tutte le costellazioni. («I grandi peccatori» avvertiva un celebre vecchio diavolo «sembrano più facili da acchiappare. Ma attenti, sono incalcolabili. Pronti, se le cose si mettono male, a sfidare la pressione sociale intorno a loro per amore del nostro Nemico esattamente com'erano pronti a sfidarla per amor nostro»). Così bene sa questo il Cardinale, così immediatamente fiuta nell'Innominato l'uomo della sua razza, da inaugurare il dialogo rovesciando innanzitutto le parti, come si usa soltanto tra primi e pari: esclamando cioè che quella visita gli dà motivo di rimorso poiché toccava a lui prevenirla con la propria; e da chiuderlo con la meravigliosa impudicizia degli angeli e dei sovrani: «Un amore per voi che mi divora!» (Cristina Campo) - L'Innominato. Montuoso e solitario, come il suo castello, il brigante innominato. Senza un amico né una donna. Con mani e sogni sporchi di sangue ma, nel cuore, un'«uggia» misteriosa, e insieme un barlume di bene e una nostalgia, come «la rimembranza della luce in un vecchione accecato da bambino» (detto per altri, ma vale per lui). Da qui la sua interminabile notte di passione, la sua doglia impervia e dolorosa, finché, in un'alba di cenere, l'uomo nuovo venga alla luce. Splendida rivitalizzazione d'un usato stereotipo gotico, nel segno di una coscienza religiosa che fra fede e ragione non esita a scegliere entrambe. (Gesualdo Bufalino)
Voci correlate
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