Isaias Afewerki

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Afewerki nel 2013

Isaias Afewerki (1946 - vivente), politico e dittatore eritreo.

Citazioni[modifica]

  • Se il regime coloniale, grazie a Dio, è morto da tempo, questa impronta dell'Italia rimane, e vogliamo che aumenti e si moltiplichi.[1]
  • Il colonialismo è certo un'esperienza da dimenticare. Ma talvolta è anche una benedizione, perché ha permesso ai nostri popoli di conoscersi, amarsi e lavorare insieme.[1]
  • [In risposta a quando intende reintrodurre le elezioni] Dipende da cosa intendi per democrazia, se capisci veramente il significato della democrazia, e se stai parlando delle elezioni generali. Questo è un altro tema. Se intendi la democrazia e le elezioni che abbiamo visto negli ultimi cinque o dieci anni promosse dagli Stati Uniti come un programma a parte per servire i suoi interessi in un certo numero di regioni di questo mondo, posso dirti che queste non sono elezioni adatte a noi. Questa non è democrazia per noi. Se per democrazia intendi polarizzare verticalmente una società, allora non fa per noi. E poi, in questi giorni, è diventato molto di moda parlare di democrazia quando la società è divisa, polarizzata lungo linee etno-religiose. Non aderiamo a quel tipo di democrazia.
It depends on what you mean by democracy, if you really understand what democracy means, and if you're talking about general elections. That's another issue. If you're telling me that the democracy and the elections we have witnessed in the last five or ten years, promoted by the United States as a separate agenda to serve its interests in a number of regions of this world, I can tell you these are not elections for us. This is not democracy for us. If you mean democracy as polarising society vertically, that's not democracy for us, and these days it's become very fashionable for people to talk about democracy when society is divided, polarised along ethnic-religious lines, and we are not party to that kind of democracy.[2]
  • Non c'è mai stata alcuna opposizione in questo paese. È un'assoluta menzogna.
There has never been any opposition in this country. This is a total lie.[2]
  • Se l'Eritrea sia o no autosufficiente per il cibo è irrilevante. Se qualcuno è interessato a dare aiuto alimentare ed elemosine, date ai sette o sei milioni di bambini in Etiopia l'aiuto alimentare che avete, date ai somali nell'Ogaden l'aiuto alimentare che avete, e chiunque sia interessato a fornire assistenza potrebbe fornire assistenza ai somali che sono soffocati e strangolati dalla presenza delle forze di occupazione. Noi non siamo nella situazione di parlare di aiuto alimentare. Non accetteremo le elemosine. Consigliamo a chiunque abbia interesse a tentare di usare l'assistenza come politica di andare a darla ai paesi che ne hanno bisogno.
Whether Eritrea is food self-sufficient is not the issue. If anyone is interested in providing food aid and handouts, give the seven or six million children in Ethiopia the food aid you have, give the Somalis in the Ogaden the food aid you have, and anyone interested in providing aid could provide aid to the Somalis that are being suffocated and strangulated by the presence of occupation forces. We are not in a position to talk about food aid. We are not taking handouts. We advise those who are interested in trying to use aid as politics to go and give that aid to places that need it.[2]
  • Non vogliamo sfamati. Vogliamo vivere coi nostri propri sforzi ed essere in grado di procurarci il cibo da soli, per il nostro popolo. Ecco cosa facciamo, e non vogliamo finire paralizzati dall'assistenza alimentare legata ad un'agenda di dipendenza. Abbiamo superato questo negando e rifiutando l'assistenza alimentare intesa a paralizzarci.
We don't want to be spoonfed, we would like to live on our toil and be able to secure food for ourselves, for our people. That's what we do and we don't want to be crippled by food aid that is linked to an agenda of dependency, and we have overcome this by denying and rejecting food aid intended for crippling us.[2]
  • [Riguardo alle sanzioni contro l'Eritrea] È una beffa alla giustizia e alla storia. Nella nostra cultura politica, non crederemo (e non crediamo) che la religione sia un'alternativa o sostituta per i problemi politici socio-economici di qualsiasi paese o società. Non abbiamo mai considerato l'idea del sharia come soluzione, o l'Islam come soluzione, come tanti vorrebbero credere. Come si può incolpare l'Eritrea nel solidarizzare o appoggiare un gruppo contro l'altro in Somalia? Non l'abbiamo mai fatto.
It's a mockery of justice and history. In our political culture, we'll never believe (and don't believe) that religion is an alternative or substitute for political social economy problems in any one country or any one society. We've never entertained the idea of sharia being a solution, or Islam being a solution as many, many like to appreciate. How possibly can one blame Eritrea for sympathising or supporting one group against the other in Somalia? We've never done that.[3]
  • [Riguardo al conflitto eritreo-etiope] Per la cronaca, questo problema della frontiera è stato un conflitto insensato fomentato in primo luogo dagli Stati Uniti.
This border issue was a senseless conflict instigated by the United States in the first place, for the record.[3]
  • Non abbiamo mai avuto problemi con l'Etiopia. Abbiamo lavorato con questa gente per quasi due decenni per destituire un governo in Etiopia, e volevamo una relazione tra Eritrea ed Etiopia basata sul reciproco rispetto e il comune interesse. Abbiamo lavorato per decenni per questo, e ora stiamo parlando d'una politica maldestra da parte degli Stati Uniti che vuole creare crisi qui, problemi politici qua e là, per poi gestire questi problemi in modo capillare.
We've never had any problems with Ethiopia. We worked with these people for almost two decades to remove a government in Ethiopia, and we wanted to see a relationship between Eritrea and Ethiopia based on mutual respect and commonality of interest. We worked for decades for that and now we're talking about a misguided policy of the United States that wants to create crises here, political problems here and there, and micromanage those problems.[3]
  • [In risposta ad accuse d'aver sostenuto il terrorismo in Somalia] Chi sta destabilizzando il corno d'Africa? Chi ha sostenuto i signori della guerra in Somalia per gli ultimi vent'anni? Chi è intervenuto in Somalia? Invaso la Somalia? Chi ha voluto imporre governi dall'esterno? Abbiamo assistito a tre interventi strategici negli ultimi otto o dieci anni in cui si è tentato di imporre governi dall'esterno. [...] Questo sta destabilizzando la Somalia, e destabilizzando la Somalia, si destabilizza la regione.
Who is destabilising the horn of Africa? Who has been supporting warlords in Somalia for the last twenty years? Who has intervened in Somalia? Invaded Somalia? Who has wanted to put governments from outside? We've had three strategic interventions in the last eight or ten years where people have tried to impose governments from outside. [...] This is destabilising Somalia, and by destabilising Somalia, you destabilise the region.[3]
  • [In risposta alle accuse d'aver accettato armi dall'Iran] Non c'è alcun ruolo per l'Iran in questa regione. L'Eritrea non è in vendita. L'Eritrea non è in vendita, né per l'Iran, né per Israele, né per gli Stati Uniti, per nessuno.
There's no role for Iran in this region. Eritrea is not for sale. Eritrea is not for sale, not for Iran, not for Israel, not for the United States, for nobody.[3]
  • Ci servono armi dall'Iran? [...] Non ci servono armi dall'Iran. Ne abbiamo a sufficienza. Ne abbiamo più di quante ce ne occorrano. Siamo in grado di armare tre, quattro governi. Non abbiamo bisogno di armi dall'Iran. Non abbiamo la volontà politica di lavorare per conto di nessuno in questa regione. Mai.
Do we need weapons from Iran? [...] We don't need weapons from Iran. We have enough. We have more than we need. We can arm three, four governments. We don't need weapons from Iran. We do not have the political will to work on behalf of anyone in this region. Never.[3]
  • [In risposta ad accuse d'aver sostenuto gli Huthi in Yemen] Non ha senso. Chi vorrebbe destabilizzare lo Yemen? Abbiamo negli ultimi vent'anni sempre sinceramente appoggiato il governo di ʿAbd Allāh Ṣāleḥ.
It's senseless. Who would want to destabilise Yemen? We have all along the last twenty years supported the government of Abdullah Saleh, genuinely.[3]
  • Non ci serve cibo. Possiamo sfamarci da soli, e mi chiedo; come mai ci volete nutrire?
We don't need any food. We can feed ourselves and, I wonder, why do you want to feed us?[3]
  • Non ci servono guerre. Abbiamo combattuto per così tanti decenni, e sappiamo cosa significa andare in guerra. Non ha davvero senso immaginare che si possa sprecare il proprio tempo e le proprie risorse facendo cose che non valgono un centesimo. Siamo concentrati sul fare le cose giuste per questo paese, e non serve farlo costringendo il popolo a credere questo o quest'altro. Il popolo è seriamente impegnato in ciò che fa per cambiare la qualità della sua vita. Quelli che non l'hanno mai provata potranno anche fantasticare sulla guerra. Noi ci siamo stati per tanti decenni, quasi due generazioni. Almeno non finiremo come il Kenya, l'Etiopia, la Somalia, il Sudan... Stiamo meglio di loro. Siamo i migliori di questo continente.
We don't need any wars. We have fought for so many decades, and we know what it means to go into war, and it's very senseless to imagine that you can waste your time and resources doing things that do not deserve any penny. We are focused on doing the right things in this country, and we don't need to do it by forcing people to believe this or that and people are seriously engaged in what they're doing, to change their quality of life. Those who've never tried it may fantasise about going to war. We have been there for so many decades, almost two generations. At least we will not be like Kenya, Nigeria, Ethiopia, Somalia, Sudan... We're better off. We're number one in this continent.[3]

Da Il premier eritreo: «Dopo l'indipendenza saremo autosufficienti»

L'Unità, 26 gennaio 1992.

  • L'Eritrea è una nazione tradita dall'Italia. Che ha aiutato, come tutti sanno, il regime di Menghistu per anni e anni. Adesso, comunque, tutto è cambiato e non rivanghiamo polemiche del passato e quindi è possibile ristabilire una forte relazione d'amicizia con l'Italia. Possiamo, forse, dimenticare che nel nostro paese ancora si continua a parlare la vostra lingua?
  • La nostra ricchezza è rappresentata dai mille chilometri di costa. Possiamo ritagliarci una fetta sensibile dei commerci nel mar Rosso.
  • Le sembra normale un paese che vince una guerra contro un altro più forte cento volte? Il nostro popolo è noto per la sua tolleranza e per l'identificazione con la nazione eritrea.

Da Il leader di Asmara: «Obiettivi sbagliati»

La Stampa, 14 dicembre 1999.

  • Da due-tre settimane al-Bashir aveva deciso di dissolvere il Parlamento, smentendo ogni impegno e proclama del passato per l'unione del Paese.
  • La leadership del Sudan è debole perché dal 1989 in poi ha perseguito obiettivi errati, fallimentari in politica interna ed estera. Il suo modello di società non ha funzionato. Sabotaggi, tentativi di assassinio, destabilizzazione dei Paesi vicini, attività sovversive: tutto questo ha avuto come unico risultato l'indebolimento e l'isolamento del Sudan, la divisione della leadership. È giunto il momento che a Khartum riconoscano il fallimento e scelgano un'altra strada: il Sudan non può essere uno Stato esclusivamente islamico perché è una realtà multietnica e multiculturale.
  • I negoziati sono bloccati perché noi abbiamo accettato le proposte di pace dell'Organizzazione dell'Unità Africana mentre l'Etiopia ancora non lo ha fatto.

Dal discorso sulla pace tra Eritrea ed Etiopia

Discorso pronunciato il 20 giugno 2018, riportato in Pace tra Eritrea ed Etiopia, Yonas.it, 22 giugno 2018.

  • Il popolo eritreo, ma anche il popolo etiope, ha perso un'opportunità di due generazioni per oltre mezzo secolo a causa di politiche volte a promuovere programmi esterni globali. Quando raggiunsero le loro rispettive liberazioni nel 1991 attraverso una lotta comune, si imbarcarono, con serietà, in un nuovo capitolo. Ciò era motivato dal loro desiderio di portare avanti i loro complementari interessi bilaterali, nonché di favorire la crescita collettiva nell'intera regione del Corno d'Africa. Sfortunatamente, questo promettente inizio fu annullato a causa del ritorno a politiche globali fuorviate. Le devastazioni, i sacrifici e la perdita di opportunità che ne seguirono furono davvero molto gravi.
  • L'amministrazione Trump, che è in vigore da un anno e mezzo, è essenzialmente il sottoprodotto o il risultato di fallimenti passati. Come tale, ha inviato vari segnali che attestano il suo desiderio di cambiare le defunte politiche dietro a quelle perdite. La resistenza che sta affrontando, al di là di campagne di denigrazione, non è trascurabile.
  • Inutile sottolineare che è il popolo etiope, costretto in legami contraddittori di polarizzazione verticale, a essere la vittima primaria che ha subito il peso maggiore delle politiche distruttive del regime del TPLF e dei suoi amministratori.
  • Come nel caso dell'Eritrea, anche il popolo dell'Etiopia pregusta pace e armonia con il proprio vicino. Non c'è nulla di nuovo in questo fatto. I segnali positivi emessi in questi ultimi giorni possono essere visti come espressione di questa scelta popolare. La compiacenza di entrambi i popoli e paesi, i loro comuni interessi bilaterali e la prosperità, sono obiettivi sacrosanti per i quali abbiamo faticato e pagato sacrifici per due generazioni.

Note[modifica]

  1. a b Citato in Che cosa salvo del colonialismo, La Stampa, 28 novembre 1997
  2. a b c d (EN) Dall'intervista "Eritrean's president Isaias Afwerki full interview", Al Jazeera English (23 maggio 2008)
  3. a b c d e f g h i (EN) Dall'intervista "Talk to Al Jazeera - President Isaias Afwerki", Al Jazeera English (19 febbraio 2010)

Voci correlate[modifica]

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