Jacques Derrida

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Un'immagine di Jacques Derrida di Pablo Secca

Jacques Derrida, nato Jackie Élie Derrida (1930 – 2004), filosofo, epistemologo, accademico e saggista francese.

Citazioni di Jacques Derrida[modifica]

  • Artaud non tenta né un rinnovamento, né una critica, e neppure rimette in discussione il teatro classico: egli intende distruggere in modo effettivo, attivo e non teorico, la civiltà occidentale, le sue religioni, la totalità della filosofia che fornisce le basi e lo scenario al teatro tradizionale.[1]
  • L'animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio da qui.[2]
  • La tolleranza è innanzitutto carità. [...] La tolleranza è sempre la "ragione del più forte", è un segno della sovranità; è il buon viso della sovranità che, dalla sua altezza, fa capire all'altro: non sei insopportabile, ti lascio un posticino a casa mia, ma non dimenticarlo, sei a casa mia...[3]
  • La vita è l'origine non rappresentabile della rappresentazione.[4]
  • Marx dà già una forma-partito alla struttura propriamente politica della forza che dovrà essere, secondo il Manifesto, il motore della rivoluzione, della trasformazione, dell'appropriazione, quindi finalmente della distruzione dello Stato, e della fine del politico come tale.[5]
  • Noi pensiamo solo per segni.[6]
  • Non c'è fuori-testo.[7]
  • Non cedo mai alla tentazione di essere difficile per fare il difficile.[8]
  • [...] non esiste l'Animale al singolare generale. Separato dall'uomo da un unico limite indivisibile. Bisogna rendersi conto che ci sono dei «viventi» la cui pluralità non può essere raccolta nella sola figura dell'animalità semplicemente opposta all'umanità. [...] La confusione di tutti gli esseri viventi non umani nella categoria comune e generale dell'animale non è solo un errore contro le esigenze del pensiero, della vigilanza o della lucidità, dell'autorità dell'esperienza, ma è anche un crimine: non un crimine contro l'animalità, appunto, ma un primo crimine contro gli animali, contro degli animali.[9]
  • Non si tratta di desiderare la costituzione di un'Europa come un'altra superpotenza militare, che protegge il suo mercato e fa da contrappeso agli altri blocchi, ma di un'Europa che pianti il seme di una nuova politica altermondialista. E questo è per me l'unico esito possibile.[10]
  • Ogni volta che in Spettri di Marx ho parlato della nuova Internazionale, sottolineando come la solidarietà o l'alleanza non dovessero dipendere, fondamentalmente e in ultima analisi, da un'appartenenza di classe, ciò non significava affatto che per me le classi fossero sparite o che si fossero attenuati i conflitti legati alle differenze o alle opposizioni di "classe" (o almeno delle nuove figure di forze sociali per le quali credo siano in effetti necessari nuovi concetti, e dunque – forse – anche dei nuovi nomi).[11]
  • Può darsi che nella storia del concetto di struttura sia intervenuto qualcosa che si potrebbe definire un "avvenimento", se questa parola non implicasse una carica di senso che l'esigenza strutturale – o strutturalista – ha per l'appunto la funzione di ridurre o di tenere in sospetto.[12]
  • Rompere con la "forma partito" o con questa o quella forma di Stato o di Internazionale non significa rinunciare a ogni forma di organizzazione pratica o efficace.[13]
  • Siamo tutti mediatori, traduttori.[14]
  • Sopravvivere vuol dire continuare a vivere, ma anche vivere dopo la morte.[15]
  • [L'Istituto italiano per gli studi filosofici] [...] un insieme di cause e di cose: una dimora abitata da sussurri e cigolii, ma anche un castello dove i lavori di costruzione e restauro sono sempre in corso, un monumento storico rivestito da un’impalcatura perenne, un monastero al riparo dal mondo, un’università superstite del medioevo e un collegio internazionale del ventunesimo secolo mondializzato, provvidamente già nato.[16]

Attribuite[modifica]

Note[modifica]

  1. Dall'articolo La parole soufflée, Tel Quel, 1965, in Jacques Derrida, La scrittura e la differenza, traduzione di Gianni Pozzi, Torino, Einaudi, 1971, pp.244–245; citato in Un'esperienza folgorante: Derrida e Artaud.
  2. Da L'animale che dunque sono, p. 68.
  3. Da Decostruire il terrorismo, in G. Borradori, Filosofia del terrore. Dialoghi con Jurgen Habermas e Jacques Derrida, Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 137.
  4. Da La scrittura e la differenza, traduzione di G. Pozzi, Einaudi, Torino, 1990, p. 301.
  5. Da Spettri di Marx, p. 131.
  6. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 312. ISBN 9788858014165
  7. Da Della grammatologia, Jaca Book, Milano, 1969, p. 219.
  8. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 313. ISBN 9788858014165
  9. Da L'animale che dunque sono, p. 89.
  10. Dall'intervista a Jean Birnbaum, Sono in lotta con me stesso, Le Monde; in Internazionale, n. 561, 15 ottobre 2004, p. 33.
  11. Da Marx & Sons, Mimesis, Milano, 2008, p. 269.
  12. Da La struttura, il seguo e il gioco nel discorso delle scienze umane, ora in La scrittura e la differenza, traduzione di G. Pozzi, Einaudi, Torino, 1990, p. 359. Citato in Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, Egemonia e strategia socialista: Verso una politica democratica radicale, traduzione di Fortunato Cacciatore e Michele Filippini, il melangolo, 2011, p. 11. ISBN 978-8870187762.
  13. Da Spettri di Marx, p. 116.
  14. Citato in AA.VV., Il libro della filosofia, traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 310. ISBN 9788858014165
  15. Dall'intervista in Jean Birnbaum, Sono in lotta con me stesso, Internazionale, n. 561, 15 ottobre 2004, p. 31.
  16. Citato in Angelo Mastrandrea, "A Napoli la filosofia è sotto sfratto", in Internazionale, 26 luglio 2015.
  17. Citato in David Wood, Come non mangiare. Decostruzione e umanismo, in Jackie D. (rivista Animot. L'altra filosofia, n. 1, anno 1, giugno 2014), Graphe.it edizioni, p. 141: "Si dice che Derrida, durante la conferenza di Cerisy nell'estate del 1993, abbia affermato: «sono vegetariano nell'anima»."

Bibliografia[modifica]

  • Jacques Derrida, L'animale che dunque sono, traduzione di Massimo Zannini, Jaca Book, Milano, 2009. ISBN 978-88-16-40751-0
  • Jacques Derrida, Spettri di Marx, traduzione di Gaetano Chiurazzi, Raffaello Cortina, Milano, 1994. ISBN 88-7078-296-4

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