Jean-Paul Marat
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Jean-Paul Marat, detto l'amico del popolo (1743 – 1793), politico, medico, giornalista e rivoluzionario francese.
Citazioni di Jean-Paul Marat
[modifica]- Mi scusino i leggitori se oggi li intrattenga di me: non è né amor proprio né fatuità, ma desiderio di meglio servire la cosa pubblica. Come farmi un delitto di mostrarmi tal qual sono, quando i nemici della libertà non cessan di rappresentarmi come un pazzo, un antropofago, un tigre assetato di sangue, onde impedirmi il bene che vorrei fare? Nato con un cuore sensibile, una immaginazione di fuoco, un carattere bollente, franco, tenace, uno spirito retto, un cuore aperto a tutte le passioni esaltate, e soprattutto all'amor della gloria; allevato colle più tenere cure nella casa paterna, son giunto alla virilità senza essermi mai abbandonato alla foga delle passioni. A ventun anni era puro, e da lungo tempo già dato allo studio ed alla meditazione.[1]
- O francesi! Sarete dunque sempre dei bambini?[2]
Citazioni su Jean-Paul Marat
[modifica]- Marat era il rappresentante del proletariato moderno: egli introduceva nella scena politica quella moltitudine fin allora relegata nella propria impotenza, e bruttata dai suoi cenci. Quel che spingeva Marat a questa parte non era soltanto passion di dominazione, ma ancora la passione di riabilitare le classi povere della specie umana. (Alphonse de Lamartine)
- Marat non si limitava più a far uscire la voce dai sotterranei che abitava, come un gemito dal fondo del popolo; ma si mostrava con affettazione alla moltitudine, ai Giacobini, ai Cordiglieri, al palazzo di città, alle sezioni, in tutti i tumulti. Ormai cominciava ad emanciparsi dalla tutela di Danton che aveva lungo tempo brigata e subìta, e cominciava a disputare a Robespierre gli applausi dei Giacobini. Quest'ultimo non prometteva al popolo che il regno delle leggi popolari che ripartirebbero più equamente il benessere sociale fra tutte le classi: Marat prometteva rovesciamenti completi, e prossime spoglie; l'uno conteneva il popolo colla sua ragione, l'altro lo trascinava colla sua follia; il primo doveva essere più rispettato, l'altro più paventato. (Alphonse de Lamartine)
- Secondo l’ordine di questa gerarchia di bruttezza, apparivano, insieme ai fantasmi dei Sedici, una serie di teste di gorgoni. L’ex medico delle guardie del corpo del conte di Artois, l’aborto svizzero Marat, con i piedi nudi negli zoccoli o nelle scarpe ferrate, era il primo a perorare in virtù dei suoi incontestabili diritti... nella cerchia delle bestie feroci attente ai piedi del pulpito, aveva l’aria di una iena vestita. Fiutava i futuri affluvi del sangue; aspirava già l’incenso delle processioni di asini e di boia, nell’attesa del giorno in cui, cacciato dal Club dei Giacobini come ladro, ateo, assassino, sarebbe stato scelto come ministro. Quando Marat era sceso dalla sua tribuna di tavole... non gli impedì di diventare il capo della moltitudine, di salire fino all’orologio dell’Hôtel de Ville, di suonare da là il segnale di un massacro generale, e di trionfare al tribunale rivoluzionario. Marat, come il peccatore di Milton, fu violato dalla morte: Chénier ne fece l’apoteosi, David lo dipinse nel bagno rosso di sangue... In un cenotafio coperto di erba in place du Carrousel si poteva visitare il busto, la vasca da bagno, la lampada e lo scrittoio della divinità. Poi cambiò il vento: l’immondizia, versata dall’urna di agata in ben altro vaso, fu vuotata nella fogna. (François-René de Chateaubriand)
- Se studiamo il pensiero dei più illustri fra i montagnardi e i giacobini, Danton e Marat, vediamo come essi non abbiano concepito, sia pure a diversi livelli, un sistema sociale preciso. Danton predicava contro la ricchezza e gli abusi che derivavano dall'ineguaglianza ma erano mere dichiarazioni, anche se sincere. A Marat si è attribuito qualcosa di più. Il suo pensiero sociale fu più radicale ma egli non fu mai il feroce predicatore della legge agraria che i suoi nemici presentarono alla storia per spaventare i possidenti. (Albert Soboul)
Note
[modifica]- ↑ Da un articolo su L'Ami du peuple, citato in Alfonso de Lamartine, Storia dei girondini, versione italiana con note di Raffaele Colucci, vol. II, Stamperia dell'omnibus, 1851, libro XXXVIII, pp. 188-189.
- ↑ Da L'Ami du peuple, 13 agosto 1792. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
Voci correlate
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