Johann Heinrich Voss

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Busto di Johann Heinrich Voss a Otterndorf

Johann Heinrich Voss (1751 – 1826), poeta e traduttore tedesco.

Attribuite[modifica]

Wer nicht liebt Wein, Weib und Gesang | Der bleibt ein Narr sein Lebelang.
  • Il nuovo non è bello, e il bello non è nuovo. (citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 240)

Citazioni su Johann Heinrich Voss[modifica]

  • La polemica di Voss esercitava una formidabile influenza sul pubblico, e distruggeva nella pubblica opinione l'imperversante predilezione per il Medio Evo. Quella polemica aveva eccitata la Germania, una grossa parte del pubblico si dichiarò incondizionatamente per Voss, una parte maggiore si dichiarò soltanto per la causa di Voss. Si succedettero scritti e controscritti, e gli ultimi giorni di vita del vegliardo furono non poco amareggiati da questo affare. Egli aveva a che fare coi peggiori avversari, coi preti, che presero tutte le maschere per attaccarlo. Non soltanto i segretamente cattolici, ma anche i pietisti, i quietisti, i mistici luterani, in breve, tutte quelle supernaturalistiche sette della Chiesa protestante che professano opinioni tanto diverse, si unirono però con odio egualmente grande contro Giovanni Enrico Voss, il razionalista. (Heinrich Heine)
  • Voss è un contadino della bassa Sassonia, come fu Lutero; a lui mancava ogni elemento cavalleresco, ogni cortesia, ogni graziosità; egli appartenne interamente a quella vigorosa, potente, virile e forte razza popolana, alla quale il cristianesimo dovette essere predicato col fuoco e con la spada, che solo dopo aver perduto tre battaglie si assoggettò a questa religione, ma che però nei suoi costumi e nelle sue maniere conservò sempre molta rigidità nordico-pagana, e nelle sue battaglie materiali e spirituali si mostra così prode e tenace come i suoi vecchi Dei. (Heinrich Heine)

Note[modifica]

  1. Questi versi, attribuiti a Lutero, sono molto probabilmente di Voss, il quale li pubblicò per la prima volta nei Wandsbecker Bothen del 1775, n. 75, entro una «Devise an einen Poeten» e poi, da soli, nel Musenalmanach del 1775, ponendovi sotto la firma D. Martin Luther, il che gli valse l'annullamento della nomina a professore all'Johanneum di Amburgo, sotto l'accusa di sacrilegio alla memoria del Riformatore (Fumagalli, cit., pagg. 16-17).

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