Jomo Kenyatta

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Jomo Kenyatta, foto del 1966

Jomo Kenyatta (1889 – 1978), politico keniota, primo presidente del Kenya.

Davanti al Monte Kenya[modifica]

Incipit[modifica]

Nello studiare l'organizzazione della tribù kikuyu, è necessario prendere in considerazione il possesso della terra come il fattore più importante della vita economica, religiosa, politica e sociale. Essendo agricoltori, i Kikuyu dipendono interamente dalla terra. Essa fornisce loro di che soddisfare i bisogni materiali della vita, attraverso i quali è raggiunta anche la soddisfazione della mente. La comunione con gli spiriti ancestrali si perpetua attraverso il contatto con la terra, nella quale gli antenati della tribù sono stati sepolti. I Kikuyu considerano la terra come la madre della tribù, perché, se la madre porta il suo fardello per circa otto o nove lune, mentre il figlio è nell'utero, e poi per il breve periodo dell'allattamento, la terra nutre il proprio figlio per tutta la vita; anche dopo la morte è la terra che ha cura degli spiriti dei defunti per l'eternità. Perciò la terra è la cosa più sacra fra tutto ciò che vive su di essa o di essa. La terra è particolarmente onorata tra i Kikuyu ed è nel suo nome che si pronuncia un giuramento valido per l'eternità.

Citazioni[modifica]

  • L'annessione delle terre avite da parte degli Europei ha sottratto agli Africani l'uso del loro patrimonio produttivo, dal quale dipendeva interamente la vita economica. Ha anche interferito con l'intera organizzazione della tribù, la cui genuina cooperazione è basata su una costante comunione con gli spiriti ancestrali, comunione attraverso la quale i costumi e le leggi della tribù, la morale e la religione vengono mantenuti. (p. 3)
  • Quando gli Europei arrivarono per la prima volta nella loro terra, i Kikuyu li considerarono dei giramondo che, avendo lasciato le loro case, erano rimasti soli e avevano bisogno di amici. I Kikuyu, con la loro naturale ospitalità e generosità, diedero il benvenuto a questi giramondo e provarono verso di essi un sentimento di compassione. Per questo motivo agli Europei fu permesso di piantare le tende e di godere di un diritto temporaneo di occupazione della terra, sotto la stessa forma dei mohoi o mothami kikuyu, che ricevono i diritti di sola coltivazione o costruzione. Gli Europei furono trattati in questo modo nella fiducia che un giorno o l'altro si sarebbero stancati di vagabondare e avrebbero fatto ritorno al loro paese. Questi antichi costruttori di imperi, che ben conoscevano i propri scopi, si fecero gioco dell'ignoranza e della natura sinceramente ospitale del popolo. (p. 5)
  • L'Africano nel suo ambiente non conta le ore o il lavoro con l'orologio, ma lavora di buona lena e con entusiasmo per completare il compito che gli sta davanti. In tal modo un Africano è capace di lavorare meglio e più rapidamente nel suo campo, dove è padrone, di quando è impiegato dagli Europei, che lo trattano da servitore. (p. 7)
  • Gli Europei si vantano di aver reso un grande servigio agli Africani ponendo termine alle guerre fra le tribù, e dicono che gli Africani dovrebbero ringraziare il potere che li ha liberati dalla costante paura di essere attaccati dalle vicine tribù guerriere. Ma consideriamo la differenza tra i metodi e i motivi delle guerre fra le tribù cosiddette selvagge e quelli della guerra moderna intrapresa dalle tribù civili d'Europa, nella quale gli Africani, che non sono parte in causa, sono costretti a combattere per difendere la cosiddetta democrazia. (p. 8)
  • Nel vecchio ordine della società africana, con tutti i mali che si suppongono ad essa connessi, un uomo era un uomo e come tale aveva i diritti di un uomo e la libertà di esercitare la sua volontà e il suo pensiero nella direzione più consona ai propri scopi e a quelli dei suoi concittadini. Oggi, un Africano, qualunque sia la sua posizione nella vita, è come un cavallo che si muove solo nella direzione verso cui il cavaliere tira le redini. (p. 9)
  • L'egoista, o l'egocentrico, non si guadagnano rinomanza o reputazione nella comunità kikuyu. (p. 10)
  • Mentre in Europa ed in America le scuole svolgono corsi di istruzione morale o sul come essere buoni cittadini, all'Africano si insegna come comportarsi verso il padre o la madre, i nonni e gli altri membri del gruppo di parentela paterno e materno. (p. 11)
  • Gli Europei presumono che, con una buona conoscenza e le giuste idee, i rapporti personali possano risolversi da soli. È forse questa la più fondamentale differenza di punto di vista fra gli Africani e gli Europei. Si può con sicurezza dire che nel sistema europeo di educazione, nella coordinazione da esso data all'insegnamento, specialmente per quanto concerne la gerarchia sociale, il matrimonio, la famiglia, la scuola, la vocazione, i rapporti dei privati con lo Stato, questi sono tutti elementi destinati a formarsi da soli, come forme storiche, ed in quanto tali sono sempre suscettibili di un cambiamento, poiché su di esse l'uomo libero, o meglio la sua personalità, deve avere la più completa autorità. Infatti, è la libertà della personalità il bene più alto, mentre la sua coordinazione con gli altri aspetti educativi e, in particolare, la loro reciproca subordinazione, sono, al contrario, solo fattori accidentali. (pp. 11-12)
  • A differenza degli Europei, ai quali piace baciarsi in pubblico, i Kikuyu considerano volgare questa esibizione di affetto. Tutte le cose relative al sesso vengono compiute secondo un codice di comportamento ben stabilito. (p. 16)
  • Molti Kikuyu sono stati puniti e considerati peccatori dai missionari, semplicemente per aver dormito nella stessa stanza con una ragazza, perché agli occhi dei missionari questo è un atto peccaminoso. I Kikuyu che non sono stati allevati sotto l'influenza dei missionari non riescono a comprendere questa forma di puritanesimo europeo. Ad ogni Kikuyu, infatti, è stata insegnata fin dalla più tenera infanzia la pratica dell'autocontrollo nelle questioni sessuali, che gli permette di dormire nello stesso letto con una ragazza senza necessariamente avere contatti sessuali con lei. Al contrario, l'opinione dei missionari è che, dato che un bianco non sarebbe in grado di trattenersi in simili circostanze, nemmeno un Africano può esserlo, perciò bisogna impedirgli di dormire con un’amica secondo l'usanza kikuyu. (p. 18)
  • La masturbazione tra le ragazze è considerata indecente; se una madre vede la figlia che solamente si tocca quella parte del corpo le dice immediatamente che fa male. Si può dire che questa sia una delle ragioni dell’amputazione dell'apice del clitoride, la quale impedisce alle ragazze di essere sensibili in quel punto. Date queste restrizioni, la pratica dell’omosessualità è sconosciuta ai Kikuyu. La libertà di rapporti tra i due sessi la rende inutile, ed incoraggia invece i giovani ad acquistare un’esperienza che sarà loro utile nella vita matrimoniale. (p. 19)
  • La norma tradizionale kikuyu sul matrimonio stabilisce che un uomo può avere tante mogli quante è in grado di mantenere, e che più è grande la sua famiglia meglio è per lui e per la tribù. (p. 22)
  • Prima della venuta dell'uomo bianco, le istituzioni della servitù e del lavoro salariato erano sconosciute tra i Kikuyu. La legge tradizionale della tribù riconosceva libertà e indipendenza ad ogni membro. (p. 23)
  • C'è un’idea fondamentale tra i Kikuyu, ed è che la famiglia più è grande più è felice. (p. 23)
  • Senza dubbio qualcuno si può chiedere come un uomo riesca ad amare tante donne. È una questione fondamentale, specialmente per coloro ai quali le credenze religiose hanno insegnato che amare più di una donna è una colpa e più ancora un peccato contro gli dei del cielo. Invece ai Kikuyu si insegna fin dall'infanzia che un uomo deve essere capace di amare e di mantenere in casa quante più donne è possibile. Con questo obiettivo i maschi Kikuyu vengono educati all’idea ed alla pratica di estendere il loro amore a parecchie donne, e si abituano a considerarle come compagne e componenti di una stessa grande famiglia. (p. 25)
  • Nessun decente Kikuyu si sognerebbe di sposare una ragazza che non è stata circoncisa, e viceversa. È tabù per un uomo o una donna Kikuyu avere rapporti sessuali con una persona che non ha subito l'operazione. E se ciò accade, l’uomo, o la donna, devono passare attraverso la cerimonia della purificazione, che nella nostra lingua si chiama “vomitare le male azioni”. (p. 29)
  • Secondo il modo di pensare dei Kikuyu, nessuno è un’entità isolata. O meglio, la sua individualità è un attributo secondario: in primo luogo egli è - cosa assai più importante - parente di molte persone e contemporaneo di molte altre. La sua vita è fondata su questo fatto tanto dal punto di vista spirituale ed economico che da quello biologico; ciò determina il suo lavoro quotidiano, ed è la base del suo senso di responsabilità morale e dei suoi obblighi sociali. (p. 36)
  • Il Kikuyu non considera la sua tribù come un gruppo di individui organizzati collettivamente, perché non pensa a se stesso come ad una unità. Si tratta piuttosto di un’estensione della famiglia, secondo un processo naturale di crescita e di divisione. (p. 36)
  • Il Kikuyu non usa libri stampati; la sua educazione sociale gli viene invece impartita attraverso le immagini ed il rituale, il ritmo della danza e le parole delle canzoni di cerimonia. Per ogni stadio della sua vita esiste un corso appropriato di istruzione, realizzato attraverso questi mezzi nella maniera più drammatica possibile, in modo che non se lo dimentichi più. (p. 39)
  • Quando l’europeo viene nel paese dei Kikuyu e sottrae al popolo la terra, non porta via solo la fonte di vita, ma anche i simboli materiali che tengono insieme la famiglia e la tribù. Così facendo, dà un colpo che trancia alle radici l'intera vita kikuyu, sociale, morale ed economica. (p. 40)

Explicit[modifica]

L'Africano è abituato da istituzioni culturali e sociali secolari ad una libertà di cui l'Europa ha un’idea molto limitata, e non è parte della sua natura accettare la servitù perenne. Si rende conto di dover combattere senza tregua per la sua completa emancipazione; senza di essa, infatti, è condannato a rimanere preda di imperialismi rivali, i quali, ogni anno che passa, affonderanno i loro denti sempre più profondamente nella sua vitalità e nella sua forza.

Attribuite[modifica]

  • Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.
When the missionaries arrived, the Africans had the land and the missionaries had the Bible. They taught us to pray with our eyes closed. When we opened them, they had the land and we had the Bible.[1][2]

Citazioni su Jomo Kenyatta[modifica]

  • È un nemico molto più spietato e inumano del colonialismo che abbiamo combattuto. (Jaramogi Oginga Odinga)
  • La terra ai valorosi Mau-Mau! Amnistia per tutti i Mau-Mau! Kenyatta li proclama eroi nazionali. Motivazioni: Per il trionfo dell'Uhuru, voluta da negri e negata dai bianchi, hanno ammazzato ventisette bianchi e cinquemila negri. Kenyatta annuncia che, oltre l'imperitura gratitudine della nazione, i Mau-Mau riceveranno come premio le terre e le case dei coloni bianchi, nelle quali compirono le loro imprese. (Africa addio)

Bibliografia[modifica]

Note[modifica]

  1. (EN) Citato in Rolf Hochhuth, The Deputy, Grove Press, 1964, p. 144. ISBN 0802140688
  2. La prima traccia della citazione è proprio nel libro di Hochhuth, che la attribuisce a Kenyatta senza alcun riferimento temporale o di altro genere. La citazione viene erroneamente attribuita anche a Desmond Tutu che in realtà ha solamente citato l'aneddoto durante un discorso al Waldford-Astoria Hotel di New York, poco prima di ricevere il premio Nobel nel 1984.

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