Desmond Tutu
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Per la pace (1984)
Desmond Mpilo Tutu (1931 – 2021), arcivescovo anglicano e attivista sudafricano.
Citazioni di Desmond Tutu
[modifica]- Lasceremo i bambini africani e asiatici morire di malattie curabili, impediremo loro di andare a scuola e ne limiteremo le opportunità di lavoro, solo per ripagare prestiti ingiusti e illegittimi fatti ai loro progenitori?[1]
- L'omofobia è una forma di apartheid. Com'è possibile lottare contro il razzismo e non contro l'omofobia?[2]
- Nessuno che fosse fedele agli insegnamenti di Cristo, potrebbe condannare le persone basandosi sul loro orientamento sessuale.[3]
- Non c'è niente di più difficile che svegliare qualcuno che sta solo fingendo di essere addormentato.[4]
- Non potrei venerare un Dio omofobo.[3]
- Se resti neutrale in una situazione di ingiustizia, hai scelto la parte dell'oppressore.
- If you are neutral in situations of injustice, you have chosen the side of the oppressor.[5]
Riforma.it, 11 settembre 2017
- [Rivolto a Aung San Suu Kyi sul genocidio dei rohingya] Sono ormai anziano, decrepito e formalmente in pensione, ma rompo il mio voto a rimanere in silenzio sugli affari pubblici spinto da una tristezza profonda per il dramma dei Rohingya, la minoranza musulmana nel tuo paese. Per anni ho avuto una tua fotografia sulla mia scrivania per ricordarmi dell’ingiustizia e del sacrificio che hai sopportato per via del tuo amore e del tuo impegno a favore della gente del Myanmar. Sei stata simbolo della giustizia. Il tuo ingresso nella vita pubblica ha alleviato le nostre preoccupazioni per la violenza perpetrata ai danni dei Rohingya. Ma ciò che alcuni hanno definito "pulizia etnica" e altri "un lento genocidio" non si è fermato, e anzi di recente si è accelerato.
- Sappiamo che non esistono differenze naturali tra buddisti e musulmani. Non importa se siamo ebrei o indù, cristiani o atei: siamo nati per amare senza pregiudizi. La discriminazione non è una cosa naturale; viene insegnata. Mia cara sorella: se il prezzo politico della tua ascesa alla più alta carica del Myanmar è il tuo silenzio, allora quel prezzo è troppo alto.
- Mentre assistiamo all’evolversi dell’orrore preghiamo che tu possa essere di nuovo coraggiosa e resiliente. Preghiamo perché tu faccia sentire la tua voce per la giustizia, i diritti umani e l’unità del tuo popolo. Preghiamo perché tu intervenga in questa crisi crescente e riporti il tuo popolo sulla retta via. Che Dio ti benedica.
Attribuite
[modifica]- Quando i missionari vennero in Africa loro avevano la Bibbia e noi avevamo la terra. Dissero: "Preghiamo". Chiudemmo i nostri occhi. Quando li riaprimmo, noi avevamo la Bibbia e loro avevano la terra.
- When the missionaries came to Africa they had the Bible and we had the land. They said "Let us pray." We closed our eyes. When we opened them we had the Bible and they had the land.[6]
- [Citazione errata] La citazione viene erroneamente attribuita a Desmond Tutu che in realtà ha solamente citato l'aneddoto durante un discorso al Waldorf-Astoria Hotel di New York, poco prima di ricevere il premio Nobel nel 1984. In realtà, la prima traccia della citazione è in The Deputy, libro di Hochhuth, nel quale la frase viene attribuita a Jomo Kenyatta senza alcun riferimento temporale o di altro genere.
Non c'è futuro senza perdono
[modifica]- Le parole "mai più" esprimono l'impegno del nuovo Sudafrica. Mai più potrà accadere che, nell'ordine e nella legalità più scrupolosi, venga approvata una legge che trasformi la vita di tanti in un inferno. Perché nel nuovo Sudafrica la sovranità non è del parlamento: sovrana è la nostra Costituzione, che gode forma di essere tra le più progressiste e umanitarie del mondo. (p. 20)
- Nel corso della Guerra anglo-boera a cavallo del 1900, gli inglesi rinchiusero nei campi di concentramento più di duecentomila persone, tra cui le donne e i bambini boeri, e i braccianti neri che lavoravano nelle fattorie boere. Il campo di concentramento è stata un'invenzione degli inglesi, per avendo toccato l'apice della sua triste fama durante l'olocausto voluto da Hitler nella sua ossessione per la purezza della razza ariana. Si calcola che nei campi di concentramento inglesi del Sudafrica almeno cinquantamila persone siano morte per le condizioni di reclusione insostenibili. Alla fine della guerra nessuna delle due parti ha avuto la capacità di indurre l'altra a mettersi a un tavolo per parlare di questo aspetto del conflitto. Sembrava che nel tempo la ferita fosse rimarginata, e che inglesi e afrikaner avessero trovato il modo di convivere felicemente. Purtroppo, in realtà, si tratta di un rapporto soltanto apparentemente amichevole, e sotto la superficie continuano a covare germi di disagio e di instabilità. (pp. 29-30)
- [...] quando il dr. Verwoerd istituì per i neri un sistema educativo volutamente inferiore, il Sistema di istruzione bantu, e bloccò i programmi di ristorazione gratuita che erano stati introdotti in alcune scuole dei neri, quegli episodi dell'infanzia mi tornarono vividamente alla memoria. Quando fu chiesto al dr. Verwoerd come mai avesse abolito quel mezzo economico ma efficace per combattere la denutrizione nei settori più poveri della popolazione, la sua risposta fu tale da non potersene quasi capacitare, malgrado fosse coerente con la totale irrazionalità dell'apartheid. Egli disse che se non si poteva sfamare tutti, non si doveva sfamare nessuno. Davvero una risposta da dieci lode! Se avessimo dei malati di Tbc non dovremmo cercare di curarli? No, perché non sarebbe giusto curarne alcuni non potendo curarli tutti. Era possibile accampare pretesti di una stupidità così colossale solo perché le vittime non avevano modo di incidere politicamente, non potevano buttar fuori gente simile con il voto. (p. 74)
- L'apartheid, impropriamente definita da P.W. Botha, un tempo presidente del Sudafrica, come un "rapporto di buon vicinato", ha sistematicamente spogliato i meticci, gli indiani, e specialmente i neri dei loro sacrosanti diritti, negando loro lo stato di uomini. Ha fornito loro una mera parvenza di istruzione, in realtà un tirocinio per rimanere servi, e case inadatte alle esigenze più normali; ha intaccato l'istituto familiare dei neri con il perverso sistema del lavoro migratorio, che obbligava le persone a stare lontano dalle famiglie, alloggiando in ostelli segregati per genere; ha fornito assistenza insufficiente, e insufficiente prevenzione, soprattutto ai bambini, le cui malattie da carenza si sarebbero facilmente evitate con una corretta profilassi. Ha permeato tutti gli ambiti della vita infliggendo alle sue vittime sofferenze indicibili e superflue. Senza timore di esagerare, si può dire che ogni persona non bianca è stata vittima in qualche misura di quella politica disumana. I neri avrebbero avuto tutti i motivi per odiare, per volere il sangue dei bianchi, dopo quello che avevano subito dall'apartheid. (p. 80)
- [Su P.W. Botha] Si diceva che fosse capace di ridurre alle lacrime i ministri, con la sua lingua tagliente, e nessuno osava contraddirlo. Quello che voleva lo otteneva, i suoi desideri erano ordini per tutti. (p. 167)
- Se il signor Botha riuscisse a dire: "Mi dispiace che le politiche del mio governo vi abbiano causato dolore"... Soltanto questo. Può fare lo sforzo di dire: "Mi dispiace che le politiche del mio governo vi abbiano causato tanta pena"? Sarebbe una cosa grandiosa, e di questo lo invoco. (p. 188)
Bibliografia
[modifica]- Desmond Tutu, Non c'è futuro senza perdono, Feltrinelli, 2001, ISBN 88-07-17054-X
Note
[modifica]- ↑ Citato in AA.VV., Il libro dell'economia, traduzione di Olga Amagliani e Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 315. ISBN 9788858014158
- ↑ Citato in Chiara Pizzimenti, Addio a Desmond Tutu, simbolo della lotta contro l'apartheid, Vanityfair.it, 26 dicembre 2021.
- ↑ a b Citato in 'Quando Desmond Tutu si scusò con i gay per i mali della chiesa, Gay.it, 27 dicembre 2021.
- ↑ Citato in Will Tuttle, Cibo per la pace, traduzione di Marta Mariotto, Sonda, Casale Monferrato, 2014, p. 145. ISBN 978-88-7106-742-1
- ↑ Citato in Robert McAfee Brown, Unexpected News: Reading the Bible with Third World Eyes, 1984, p. 19.
- ↑ (EN) Cfr. Steven Gish, Desmond Tutu: A Biography, 2004, p. 101.
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