Jonathan Coe

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Jonathan Coe a Roma, 8 luglio 2007

Jonathan Coe (1961 – vivente), scrittore britannico.

Citazioni di Jonathan Coe[modifica]

  • Era la gloriosa rinascita del singolo da due minuti. Basta assoli di chitarra. I concept albums erano finiti. I Mellotron? Verboten. Erano gli albori del punk o, nell'azzeccata definizione di Tony Parsons, del rock da sussidio di disoccupazione. E cominciava ad attecchire perfino tra i miei compagni di scuola della classe media.[1]
  • Il disastro che ci ha portato a toccare il fondo è ovviamente la Brexit. La Brexit che ha spaccato il Paese a metà (48% contro 52%, se vogliamo essere precisi); la Brexit che ci ha separati dai nostri alleati europei e ci ha gettati nelle mani di quel folle al di là dell’Atlantico; la Brexit che, nella sua forma più dura ed estrema, è ora la politica ufficiale dei due principali partiti politici, entrambi schiavi della falsa narrazione (diffusa principalmente dai tabloid popolari) che l’opinione estemporanea espressa in un giorno del 2016 possa essere interpretata come l’irrevocabile «volontà della gente».[2]
  • In un mondo perfetto non ci sarebbe alcun bisogno dell'umorismo. Ma non è necessario che vi ricordi che la perfezione è ancora lontana.[3]
  • Nei romanzi lunghi, come "L'amica geniale" di Elena Ferrante, si trova un antidoto agli intervalli di attenzione.[4]

Donna per caso[modifica]

  • "Tu sai cosa ho intenzione di studiare a Oxford, Maria?"
    "Letteratura Cinese?"
    "A parte questo, voglio dire" Pausa."La gente Maria. Si può imparare così tanto dalle persone dal modo in cui si guardano. E sai una cosa? Te lo insegnerò io, Maria. Ti insegnerò come si studiano le persone e come si può imparare dai loro sguardi, dai loro sorrisi, da quello che dicono e da quello che non dicono. Lo studieremo insieme."
    Questo, Maria se ne rese contoe ben presto, era il modo di Charlotte di ammettere di essere morbosamente attratta dal mondo del pettegolezzo.
  • Non c'è nulla di più deprimente del ricordo della felicità.
  • "Perché tu sei stata innamorata?".
    "Credo di sì."
    "Parlami dell'amore."
    Dapprima Sarah non disse nulla. "Non posso," sospirò infine. "Non può essere descritto."
    "Fa soffrire?"
    "Sì."
    "Ne vale la pena?"
    "Sì."
  • Noi diciamo sempre "Vuoi salire a prendere un caffè?" come se fosse meno spaventoso riconoscere di essere dipendenti dalle bevande blandamente stimolanti piuttosto che ammettere di esser del tutto dipendenti dalla compagnia di altre persone.
  • "Maria."
    Maria si fermò e si voltò.
    "Sì?"
    "È venuto un uomo per te."
    Maria scese uno scalino.
    "Quando?"
    "Non mi ricordo."
    "Ti ha detto come si chiamava?"
    "No"
    "Ha lasciato un messaggio?"
    "No"
    Maria osservò il volto di Fanny in cerca di segni di malafede o malvagità e non ne trovò. Non volendo scoppiare a piangere di fronte a Fanny, salì rapidamente le scale. La porta della sua camera sbatté alle sue spalle.

Incipit di alcune opere[modifica]

Circolo chiuso[modifica]

In cima alle bianche scogliere

Etretat
Martedì 7 dicembre 1999
Mattina

Sorella carissima, la vista da quassù è strabiliante, ma fa troppo freddo per scrivere a lungo. Riesco a malapena a tenere in mano la penna, ma mi ero ripromessa di cominciare questa lettera prima di tornare in Inghilterra, e adesso è davvero la mia ultima occasione.

La banda dei brocchi[modifica]

In una notte nera, sotto un cielo sereno e pieno di stelle, nella città di Berlino, nell'anno 2003, due giovani stavano cenando insieme. Si chiamavano Sophie e Patrick.
Si erano incontrati quel giorno per la prima volta. Sophie stava visitando Berlino con sua madre, Patrick con suo padre. La madre di Sophie e il padre di Patrick si erano frequentati per un po', parecchio tempo prima; niente di speciale, però . Per qualche tempo, quando andavano ancora a scuola, il padre di Patrick era stato addirittura innamorato della madre di Sophie, ma erano passati ventinove anni dall'ultima volta che si erano scambiati qualche parola.
"Secondo te dove sono andati?" domandò Sophie.
"In giro per locali, probabilmente. Da qualche parte dove suonano techno."

La casa del sonno[modifica]

Era l'ultima lite, almeno questo era chiaro. Ma benché l'avesse presentita da giorni e forse da settimane, nulla poteva placare l'ondata di rabbia e risentimento che gli stava montando dentro. Era lei dalla parte del torto, e s'era rifiutata di ammetterlo. Ogni argomento che lui aveva provato a opporre, ogni suo tentativo di mostrarsi conciliante e ragionevole gli era stato distorto, contorto e ribaltato contro. Come s'era permessa di tirare in ballo la serata – del tutto innocente – che lui aveva passato con Jennifer alla Mezzaluna? Come s'era permessa di definire "penoso" il suo regalo e di sostenere che aveva un'aria "sfuggente" quando glielo aveva dato? E come s'era permessa di tirare in ballo sua madre – sua madre, proprio così – accusandolo di andarla a trovare troppo spesso? E con l'aria poi di trarne conclusioni sulla sua maturità; peggio, sulla sua mascolinità...

L'amore non guasta[modifica]

"Non dire sciocchezze, cara, no che non ci sarà una guerra atomica."
...
"Sono quasi all'uscita 21. Dovrei essere a Coventry tra una ventina di minuti. Devo fare un salto all'università."
...
"Quello che dice lui, scòrdatelo. Parla a vanvera. Il mondo è governato da persone equilibrate e ragionevoli, proprio come me e te."
...
"Anche tu mi manchi. Baciami Peter. Digli che..."
...
"Cosa? No, un pazzo m'ha tagliato la strada. E 'sti altri che vanno minimo a 160. Fatemi capire perché la polizia non li ferma."
...
"Non so se ho tempo di andarlo a trovare. Non se voglio tornare a casa stasera."
...
"E poi, cosa ho da dirgli? Sono anni che non ci vediamo. Sì e no mi ricordo com'è fatto."

La pioggia prima che cada[modifica]

Quando suonò il telefono, Gill era fuori a rastrellare le foglie in mucchi ramati, mentre suo marito le spalava in un falò. Era una domenica pomeriggio di fine autunno. Gill corse in cucina non appena udì gli squilli, e immediatamente si sentì avviluppare dal calore dell'interno, non essendosi resa conto, fino a quel momento, di come l'aria s'era fatta gelida. Con ogni probabilità, nella notte ci sarebbe stata una gelata.

La famiglia Winshaw[modifica]

La tragedia s'era già abbattuta due volte sulla famiglia Winshaw, ma mai in proporzioni così terribili. Il primo di questi incidenti ci porta indietro alla notte del novembre 1942, quando Godfrey Winshaw, che aveva solo trentatré anni, fu abbattuto dalla contraerea tedesca mentre volava sopra Berlino per una missione segreta. La notizia, che fu portata a Winshaw Towers nelle prime ore del mattino, bastò a sprofondare la sorella maggiore, Tabitha, nel gorgo della pazzia, dove sino a ora è rimasta. Tale fu la violenza della sua follia che si ritenne addirittura impossibile farla presenziare alla cerimonia ufficiale in onore del fratello.

Note[modifica]

  1. Da La banda dei brocchi, p. 172.
  2. Citato in Bye bye Londra ormai ex capitale dell’Europa, La Lettura, 9 luglio 2017, pp 3,4,5,6.
  3. Da La morte dell'umorismo, Internazionale, n. 1128, 13 novembre 2015, p. 101.
  4. Citato in Riflessioni su Elena Ferrante, Festivaletteratura.it.

Bibliografia[modifica]

  • Jonathan Coe, Circolo chiuso, traduzione di Delfina Vezzoli, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
  • Jonathan Coe, Donna per caso, traduzione di Stefano Massaron, Giagiacomo Feltrinelli Editore.
  • Jonathan Coe, L'amore non guasta, traduzione di Domenico Scarpa, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
  • Jonathan Coe, La banda dei brocchi, traduzione di Roberto Serrai, Universale Economica Feltrinelli, 2004. ISBN 88-07-81774-8
  • Jonathan Coe, La casa del sonno, traduzione di Domenico Scarpa, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
  • Jonathan Coe, La famiglia Winshaw, traduzione di Alberto Rollo, Giangiacomo Feltrinelli Editore.
  • Jonathan Coe, La pioggia prima che cada, traduzione di Delfina Vezzoli, Giangiacomo Feltrinelli Editore.

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]