Lancia LC2

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Lancia LC2/84 (1984)

Citazioni sulla Lancia LC2.

Citazioni[modifica]

  • [«Cosa ricorda della LC2?»] Che avevamo molti più CV delle Porsche, per questo nelle prove stavamo sempre davanti. Purtroppo in gara c'era il rovescio della medaglia, poca affidabilità e anche problemi con i freni. A Norimberga ricordo che l'impianto ha ceduto già dopo dieci giri. La LC2 era una vettura più adatta a gare di sei ore. (Alessandro Nannini)
  • Mi ricordo una sessione di test a Balocco in vista della 24 Ore di Le Mans. In pratica dovevamo fare una vera e propria simulazione di gara e alle sette della mattina, in fondo al rettifilo più veloce che diventa una semicurva a sinistra, a 350 all'ora cedette la sospensione posteriore destra e decollai letteralmente. La macchina volò per decine di metri. Fortunatamente non si fiondò sull'area dov'era stato allestito il box e dove c'era tutta la squadra ma andò dalla parte opposta. Il primo ad arrivare fu Bob Wollek. Mi chiese se ero ancora vivo e si prese un solenne "vaffa". (Alessandro Nannini)
  • Non mi ricordavo di avere vinto [la 1000 km di Spa-Francorchamps] con Lancia LC2 nel 1985. L'ho scoperto da un modellino che mi hanno fatto autografare. (Riccardo Patrese)

Piercarlo Ghinzani[modifica]

  • Al tempo si usava solo il nome Lancia, ma in realtà il telaio era frutto della bravura della Dallara, il motore era Ferrari e l'assemblaggio del tutto spettava alla Lancia, col tecnico Gianni Tonti al timone. In più ci fu un fondamentale ruolo di sviluppo da parte della Pirelli grazie a Mezzanotte e Turchetti. In pista a gestirci, con la bravura di sempre, c'era Cesare Fiorio.
  • Era nata bene, specie come motore. Per il resto la crescita fu volta all'ottimizzazione dell'effetto suolo, visto che la Lc2 era a tutti gli effetti una wing car priva di minigonne. Davanti aveva il fondo piatto, mentre il profilo alare iniziava all'altezza della schiena del pilota. Molti test furono dedicati a sigillare la vettura da perturbazioni esterne e il salto di qualità si ebbe quando furono introdotte due mezzelune scavate sui fianchi, che aumentavano la depressione e attaccavano la Lc2 all'asfalto, specie in curva. Tanto che al debutto a Monza 1983 mi presentai subito con una stupefacente pole position. L'avremmo vinta, quella gara, battendo tutte le Porsche, se non ci fosse stata un'incomprensione tra Dallara e la Pirelli, che realizzò gomme basandosi su dati di carico minori a quelli reali. In poche parole, le coperture non reggevano le sollecitazioni e dechappavano. Proprio l'esplosione di uno pneumatico mi impedì la vittoria, per il conseguente danneggiamento del cofano. Peccato.
  • [«I primi vagiti?»] Nell'inverno 1982, a Fiorano. C'era anche l'ingegnere Enzo Ferrari che mi disse subito: "Con il mio motore V8 ti leverai delle grandi soddisfazioni, vincerai delle gare". In effetti, capii subito che la potenza era semplicemente spaventosa. Fino a 4000 giri il motore era morto, poi col biturbo in azione passava improvvisamente da 200 cavalli di potenza a 750, fino a 8000 giri. Si avvertiva una spinta fantastica, uno schiaffo che dava adrenalina e l'orgoglio d'esserne il pilota.
  • [«La sfida alla Porsche si concretizzò, ma non fu complessivamente vinta. Perché?»] Per due motivi fondamentali. Anzitutto i tedeschi nell'endurance si muovevano con una squadra ufficiale che vantava un quarto di secolo di esperienza, mentre noi con un prototipo chiuso eravamo praticamente al debutto [...]. Noi avevamo utilizzato tre motori tra loro differenti, mentre i tedeschi continuavano a correre di fatto da decenni col solito 6 cilindri piatto. Un vero trattore, affidabilissimo, parco nei consumi, rispetto al nostro. La Lancia avrebbe avuto bisogno di uno sforzo maggiore e di più tempo a disposizione per mettere sull'asfalto tutto il suo vero potenziale. E poi c'è un altro aspetto che non va trascurato: la formula consumo. Il Gruppo C si distingueva da tutte le formule in vigore nell'endurance fino a inizio Anni '80 per privilegiare proprio l'aspetto del consumo di benzina, con quantità limitate di carburante a disposizione a imbrigliare la potenza. Il nostro motore Ferrari V8, invece, non era nato per consumare poco, ma per urlare e spingere. Sai è come se esci la sera con una ragazza bellissima, però i regolamenti gli impediscono di togliersi l'impermeabile. È chiaro che ad averla tra le mani senti di star bene, ma per certi versi avverti pure un po' di sofferenza... E, infine, [...] alla Lancia sono mancati anche i mezzi e l'esperienza della Porsche per rendere la Lc2 una vettura del tutto affidabile. Per il resto era concettualmente più avanti della 956 e della 962, le sue rivali tedesche. Io con le Porsche ci ho poi vinto al Fuji e a Kyalami, ma continuo a preferire di gran lunga le sensazioni e le soddisfazioni che mi ha regalato quella stupenda macchina un po' inespressa che è stata la Lancia Lc2 e il suo fantastico biturbo sfornato dalla Ferrari.

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