Lauso (mitologia)

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Raffigurazione della battaglia tra Lauso, Menenzio ed Enea

Lauso, personaggio della mitologia romana.

Citazioni su Lauso[modifica]

Eneide[modifica]

  • Il primo, che le genti a questa guerra | ponesse in campo, fu Mezenzio, il fiero | del ciel dispregiatore e degli Dei. | D'Etruria era signore, e di Tirreni | conducea molte squadre. Avea suo figlio | Lauso con esso, un giovine il più bello, | da Turno in fuori, che l'Ausonia avesse. | Gran cavaliero, egregio cacciatore | fino allor si mostrava; e mille armati | avea la schiera sua, che seco uscita | fuor d'Agillina, ne l'esiglio ancora | indarno lo seguía; degno che fosse | ne l'imperio del padre. (libro VII)
  • Da questa parte sta Pallante, e Lauso | da quella, i suoi ciascuno inanimando, | spingendo e combattendo. E l'un diverso | non è molto da l'altro né d'etate | né di bellezza; e parimente il fato | a ciascuno ha di lor tolto il ritorno | ne la sua patria. E non però tra loro | s'affrontâr mai; chè 'l regnator celeste | riserbava la morte d'ambedue | a nemici maggiori. (libro X)
  • Lauso, che in tanto rischio il caro padre | si vide avanti, amor, téma e dolore | se ne sentì, ne sospirò, ne pianse. | E qui, giovine illustre, il caso indegno | de la tua morte e 'l tuo zelo e 'l tuo fatto | non tacerò; se pur tanta pietate | fia chi creda de' posteri, e d'un figlio | d'un empio padre. (libro X)
  • Miserabil fanciullo! e quale aita, | quale il pietoso Enea può farti onore | degno de le tue lodi e del presagio | che n'hai dato di te? L'armi che tanto | ti son piaciute, a te lascio, e 'l tuo corpo | a la cura de' tuoi, se di ciò cura | ha pur l'empio tuo padre, acciò di tomba | e d'essequie t'onori. E tu, meschino, | poi che dal grand'Enea morte ricevi, | di morir ti consola. (Enea: libro X) [a Lauso morente]
  • Crudele, a che m'insulti? A me di biasmo | non è ch'io muoia: né per vincer, teco | venni a battaglia. Il mio Lauso morendo | fe con te patto che morissi anch'io. | Solo ti prego (se di grazia alcuna | son degni i vinti) che 'l mio corpo lasci | coprir di terra. Io so gli odii immortali | che mi portano i miei. Dal furor loro | ti supplico a sottrarmi, e col mio figlio | consentir che mi giaccia. (Mezenzio: libro X) [ad Enea, poco prima di morire]

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