Alain-Fournier
Alain-Fournier, pseudonimo di Henri Alban Fournier (1886 – 1914), scrittore francese.
Le corps de la femme
[modifica]- Il "corpo della donna", non è quest'idolo pagano, questo nudo di cortigiana che Hippolyte Taine e Pierre Louys hanno esumato dai secoli greci... La donna è in primo luogo, al tempo dell'infanzia, la madre, la madre che è una veste, una gonna tra le cui pieghe ci siamo rifugiati da bambini, per cercarvi un angolo caldo dove addormentarci.
- Quando viene la più forte passione umana, l'amore, quello che ci si offre è questo stesso corpo femminile mescolato al nostro misterioso passato infantile e cristiano.
- Questo corpo così dolcemente riapparso, non è spogliandolo che lo conosceremo meglio; da secoli, nel clima dei nostri paesi, esso è vestito; della nostra infanzia noi gli conosciamo questa veste.
- È segretamente, gravemente, che si sono spogliate le nostre contadine feconde che hanno partorito la nostra razza; in fondo alle vaste stanze oscure, accanto ai grandi letti sopraelevati come troni, dietro la tenda di cretonne blu, che, da secoli, chiude l'alcova contadina.
Il grande amico
[modifica]Arrivò a casa nostra una domenica di novembre del 189...
Continuo a dire «a casa nostra» anche se la casa non ci appartiene più. Abbiamo lasciato il paese da quindici anni e certo non ci torneremo mai più.
Allora abitavamo l'edificio del «Corso Superiore» di Sainte-Agathe. Mio padre, che io chiamavo «signor Seurel» come tutti gli altri allievi, dirigeva tanto il Corso Superiore, per il diploma di maestro, quanto il Corso Medio. Mia madre insegnava nelle classi elementari.
Una lunga casa rossa, all'estremità del paese, con cinque porte a vetri e rampicanti di vite vergine; un cortile smisurato, con un portico e lavanderia, che apriva verso il villaggio un grande portone; a nord un cancelletto sulla strada per la stazione distante tre chilometri; a sud e dietro, campi, giardini, prati che arrivavano a toccare i sobborghi: ecco l'aspetto sommario di quella casa dove passai i giorni più tormentosi e dolci della mia vita – dalla quale si gonfiarono, per ritornare poi a spezzarsi come onde su uno scoglio solitario, le nostre avventure.
Citazioni
[modifica]- La nostra avventura è terminata. L'inverno di quest'anno è morto come la tomba. Forse quando moriremo, forse soltanto la morte potrà darci la chiave e il seguito e la fine di questa avventura mancata. (p. 166)
- In febbraio, per la prima volta in quell'inverno, cadde la neve, seppellendo per sempre il nostro romanzo dell'anno passato, confondendo le piste, cancellando l'ultima traccia. (p. 166)
- Mi passa per la testa questo orrendo pensiero: che ho rinunciato al paradiso e sono qui a pesticciare impaziente alle porte dell'inferno. (p. 206)
- Questa serata che avrei voluto eludere, finisce per pesarmi in modo strano. Mentre il tempo passa, e il giorno sta per chiudersi ed io lo vorrei diggià morto, ci sono uomini che in esso hanno riposto ogni speranza, ogni amore, le forze estreme. Ci sono uomini agonizzanti, altri che temono una scadenza e vorrebbero che domani non arrivasse mai; altri ancora per i quali domani spunterà come un rimorso. Certi sono sfiniti e questa notte non sarà mai abbastanza lunga per dargli tutto il riposo che occorre. Ed io, che ho buttato la mia giornata, con che diritto oso invocare il domani? (p. 207)
Citazioni sul libro
[modifica]- Un testo simbolista famoso. (Giuliano Gramigna)
Bibliografia
[modifica]- Alain-Fournier, Il grande amico (Le grand Meaulnes), traduzione di Giuliano Gramigna, Garzanti 1972.
- Alain-Fournier, Le corps de la femme, saggio pubblicato in la Grande Revué; citato in prefazione a Il grande amico Meaulnes, traduzione di Giuliano Gramigna, Garzanti 1965.
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