Leo Nucci

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Leo Nucci

Leo Nucci (1942 – vivente), baritono italiano.

Citazioni di Leo Nucci[modifica]

  • Per dieci anni ho fatto il meccanico ma studiavo canto e musica fin dal 1951. La domenica lavoravo in una ditta di autopullman, facevo il bigliettaio sulla tratta Bologna-Zocca, erano 45 chilometri, e sulla Modena-Montese, sull’Appennino. Ho cominciato a suonare il bombardino nella banda musicale, cioè il flicorno basso in sì bemolle. Ho iniziato canto nel '57.[1]
  • Credo che manchino le voci, quelle giuste, pensi al mio amico Plácido Domingo. Siamo rimasti solo noi come baritoni famosi, perché lui ormai canta fondamentalmente da baritono, ma altri cantanti non arrivano a cantare a cinquant'anni, e la cosa grave è che hanno tutti problemi alla voce.[2]
  • I tenori più giovani non ce la fanno. Uno cancella sei mesi di tournée, l’altro tre, sono tutti costretti a farsi operare.[2]

Da Intervista a Leo Nucci

Intervista di Francesco Lodola, Ierioggidomaniopera.wordpress.com, 25 luglio 2017.

  • A me è mancato un pezzo della storia musicale, a livello di frequentazione e ascolto, che è quello dei Beatles per esempio.
  • Ammiro molto Vasco Rossi, che ha realizzato un concerto a Modena con 230mila persone paganti, più il pubblico televisivo di cinque milioni. Una cosa bellissima.
  • [Sui Beatles] Erano comunque molto più classici e tradizionali di quanto la gente pensasse.
  • Il "Va, pensiero" che oggi è utilizzato in maniera politicamente errata, ha rappresentato un po' l'inno d’Italia. Noi sappiamo che non c'entra nulla con l'Italia, ma la metafora delle parole, rappresentava l’unità del paese.
  • Io amo tutte le arti: pittura, scultura, letteratura. Come pensiamo di poter andare davanti ad un quadro senza conoscerlo, e commuoverci? non si può. Se andiamo in teatro e non conosciamo quello che andiamo a vedere, ci commuoviamo, perché la musica compie questo miracolo.
  • L'Italia dimentica spesso che l'opera è la "nostra" cultura alla pari del Rinascimento. Anzi, potrei osare a dire che per il divenire storico dello stato italiano l'opera è stata più importante del Rinascimento, poiché è stata il veicolo linguistico fondamentale nell'Italia dell'800.
  • Molto spesso si vanno a cercare in Rigoletto trame psicologiche contorte, come l'ipotesi di Gilda come reale amante di Rigoletto. Sono stupidaggini. È esattamente il contrario. Il significato di quest'opera è che Rigoletto alla fine rifiuta la responsabilità di ciò che è accaduto, come tutti.
  • Noi abbiamo l'opera nel DNA, di questo sono sicuro, ma vogliamo per eccesso di modernità dimenticarlo.
  • Non ho mai voluto fare carriera. Ho fatto questo mestiere soltanto per amore e per passione.
  • Oggi coloro che fanno un'attività individuale alla fine sono degli oggetti.
  • Tutti chiedono consigli perché nessuno li vuole mettere in pratica. Ognuno ha bisogno di sbagliare a modo suo, oggi più che mai.
  • Vasco Rossi è arrivato al successo, a Sanremo, con una canzone di rottura, "Voglio una vita spericolata" e tutti l'hanno trovato modernissimo. Violetta alla fine del I atto de La Traviata dice:"Sempre libera degg'io folleggiare, di gioia in gioia". Sotto alle stelle non c'è niente di nuovo. Dipende da come vogliamo guardare le stelle.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Roberto Tirapelle, Leo Nucci, il Rigoletto più applaudito del mondo, Operarenamagazine.it, 15 maggio 2017.
  2. a b Dall'intervista di Guido Andruetto, Leo Nucci, una vita da Rigoletto. "Nuovi talenti non ne vedo, di Pavarotti non ne nascono più", Repubblica.it, 9 giugno 2017.

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