Lingua pāli

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Manoscritto in lingua pāli (XIX secolo)

Citazioni sulla lingua pāli.

Claude Fauriel[modifica]

  • Un'altra forma del sanscrito, più curiosa e più importante del pracrito è il pali, l'idioma sacro dei buddisti di Ceylan e dei paesi al di là del Gange.
    Sappiamo [...] che questa lingua è nata nell'India; che è figlia del sanscrito, e che esisteva cinque o seicento anni innanzi l'era nostra. È una lingua molto sintetica, ma meno del sanscrito e del pracrito. Nel sistema di declinazione, non ha che due numeri, il singolare e il plurale: il duale è scomparso. Il numero delle declinazioni è pure diminuito; in quelle che rimangono vi sono ancora otto casi come nel sanscrito; ma oltre che i segni di questi otto casi sono già alterati ed indeboliti, ve ne ha uno, il dativo, che comincia a perdersi e ad essere sostituito dal genitivo.
  • Un altro punto in cui il pali si è allontanato notevolmente dal sanscrito si è in ciò che chiamarsi potrebbe la struttura eufonica delle parole, cioè le combinazioni delle lettere secondo le quali si formano le sillabe e le parole. Vi è nel pali un miscuglio più uguale e più virile di vocali e di consonanti che non è nel pracrito, e più mollezza e più facilità che non s'incontra nel sanscrito; vi si evitano certe combinazioni di consonanti che richiedono una specie di sforzo vocale.
  • Quantunque distinto dal sanscrito, e tendente ad un sistema grammaticale più semplice e più spedito, il pali è tuttavia una lingua sintetica, una forma collaterale piuttosto che una forma secondarla del sanscrito. La prova che questa lingua non fu in sulle prime un idioma popolare si è, che sin dall'origine si vede applicata alla esposizione dell'astrusa filosofia del buddismo; essa era dunque sin d'allora l'organo vivente delle classi istruite e culte, presso le quali era nata questa filosofia.

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