Vai al contenuto

Loung Ung

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Loung Ung nel 2008

Loung Ung (1970 – vivente), scrittrice e attivista cambogiana.

Per primo hanno ucciso mio padre

[modifica]
  • In Cambogia le persone non fanno complimenti diretti a un bambino; non vogliono attirare l'attenzione su di lui. Si crede che gli spiriti maligni diventino invidiosi quando sentono i complimenti rivolti a un bambino, e che possano venire a portarselo via nell'altro mondo. (p. 19)
  • Quando ero piccola, molto più piccola di adesso, Pa mi disse che in un certo dialetto cinese il mio nome, Loung, significa "drago". Disse che i draghi sono gli animali degli dèi, se non dèi loro stessi. I draghi sono molto potenti e saggi, e spesso vedono il futuro. Mi spiegò anche che, come nei film, di tanto in tanto un paio di draghi cattivi possono venire sulla terra a seminare distruzione tra gli uomini, anche se la maggior parte di loro ci proteggono. (p. 24)
  • Essendo buddhista, Pa crede nelle visioni, nei campi di energia, nel vedere l'aura delle persone e in cose che altre persone potrebbero considerare superstiziose. Un'aura è un colore emanato dal tuo corpo che dice all'osservatore che genere di persona sei; azzurro significa felice, rosa affettuoso e nero malvagio. Dice che anche se la maggior parte della gente non riesce a vederla, tutti quanti camminiamo in una bolla che emette un colore inconfondibile. Pa dice che quando sono nata ha visto un'aura rosso brillante che mi circondava, il che vuol dire che sarò una persona appassionata. Ma ribatte che tutti i bambini nascono rossi. (pp. 29-30)
  • «Keav, perché i soldato sono così cattivi con noi?» chiedo, stringendomi ancora di più a lei.
    «Shhh. Si chiamano Khmer Rossi. Sono comunisti.»
    «Che cos'è un comunista?»
    «Be', vuol dire... È difficile da spiegare. Chiedi a Pa dopo» mi sussurra.
    Keav mi dice che i soldati affermano di amare moltissimo la Cambogia e il suo popolo. Allora mi domando perché sono così cattivi se ci amano tanto. Poco fa li ho accolti esultando, ma adesso ho paura di loro. (p. 40)
  • I cambogiani in genere non mangiano gatti e cani. Esistono negozi specializzati che vendono carne di cane, ma a prezzi molto alti. È una prelibatezza. Gli anziani dicono che mangiare carne di cane fa aumentare la temperatura corporea e di conseguenza l'energia, ma non bisogna eccedere altrimenti il corpo prenderà fuoco. (p. 45)
  • Oggi è il terzo giorno di viaggio e io cammino un po' più baldanzosa. A Phnom Penh i soldati avevano detto che saremmo potuti tornare a casa dopo tre giorni. Ci avevano detto che dovevamo andarcene perché gli Stati Uniti avrebbero bombardato la città. Ma non ho visto aerei nel cielo e non ho sentito cadere nessuna bomba. Mi sembra strano che ci abbiano fatti andare via solo perché tornassimo indietro dopo tre giorni. Sorrido all'immagine sciocca di noi che marciamo come formiche nere solo per fermarci alla fine della giornata e tornare sui nostri passi. Non capisco, ma immagino che tre giorni sia il tempo che gli serve per ripulire la città. (p. 50)
  • Pa dice che l'Angkar adesso è il nuovo governo della Cambogia. Ci racconta che in passato sulla Cambogia regnava il principe Sihanouk. Scontento del governo del principe, nel 1970 il generale Lon Nol lo aveva deposto con un colpo di stato militare. È da allora che il governo democratico di Lon Nol combatte una guerra civile contro i Khmer Rossi comunisti. Adesso i Khmer Rossi hanno vinto e il loro governo si chiama "Angkar". (p. 53)
  • Il Capodanno lunare cambogiano quest'anno è caduto il 13 aprile. Tradizionalmente, per tre giorni e tre notti, celebriamo l'anno nuovo con sfilate, cibo e musica. Nel mio sogno scoppiano rumorosamente i fuochi d'artificio per celebrare la festa. Sulla tavola ci sono molte varietà di piatti: dolcetti rossi, caramelle rosse, maiale arrosto rosso e noodles rossi. È tutto rosso. Persino io indosso un vestito nuovo rosso che Ma mi ha fatto per questa occasione speciale. Nella cultura cinese non è ritenuto appropriato che le ragazze portino questo colore perché attira troppo l'attenzione. Solo le ragazze che vogliono essere guardate si vestono di rosso e in genere sono considerate "volgari" e "sconvenienti", molto probabilmente appartenenti a una famiglia non perbene. Ma capodanno è un'occasione speciale e durante questa celebrazione a chiunque è concesso indossare il rosso. (pp. 55-56)
  • Guidata dal principe Sihanouk, la Cambogia, all'epoca una colonia francese, divenne una nazione indipendente nel 1953. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, il paese prosperò ed era autosufficiente. Molti però erano scontenti del governo del principe Sihanouk, che ritenevano corrotto e opportunista, e in cui i poveri diventavano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Erano così sorte diverse correnti nazionaliste che chiedevano riforme. Uno di questi gruppi, una fazione comunista segreta – i Khmer Rossi – aveva intrapreso una lotta armata contro il governo cambogiano.
    La guerra in Vietnam era dilagata in Cambogia quando gli Stati Uniti avevano bombardato i confini nel tentativo di dsitruggere le basi nordvietnamite. I bombardamenti avevano devastato numerosi villaggi e ucciso molte persone, consentendo ai Khmer Rossi di guadagnarsi l'appoggio dei contadini e degli agricoltori. Nel 1970 il principe Sihanouk era stato rovesciato dal suo generale di grado più elevato, Lon Nol. Il governo di Lon Nol, sostenuto dagli Stati Uniti, era corrotto e debole, e i Khmer Rossi lo avevano sconfitto senza difficoltà. (pp. 64-65)
  • Pa torna il pomeriggio tardi, sporco e con l'aria stanca. Talvolta, dopo una cena veloce, si siede fuori da solo in silenzio e fissa il cielo. Quando rientra nella capanna, si addormenta quasi subito. Ormai non gli siedo più in braccio. Mi mancano i suoi abbracci e il modo in cui mi faceva ridere raccontandomi vecchie storie cinesi. Spesso parlavano di dèi buddhisti e dei loro draghi che venivano sulla terra per lottare contro il male e proteggere le persone. Mi chiedo se gli dèi e i draghi arriveranno ad aiutarci adesso. (p. 69)
  • Ho solo cinque anni e sto iniziando a capire cosa significhi la solitudine: mutismo e isolamento e il sospetto che tutti vogliano farmi del male. (p. 74)
  • Quando chiedo a Kim che cos'è un capitalista, lui mi risponde che è una persona che viene dalla città. Dice che il governo dei Khmer Rossi pensa che la scienza, la tecnologia e qualunque congegno meccanico siano il male e quindi debbano essere distrutti. L'Angkar afferma che possedere auto e dispositivi elettronici come orologi e televisori ha creato una profonda divisione di classe tra ricchi e poveri. Ciò ha consentito ai cittadini ricchi di sbandierare il proprio benessere mentre i contadini poveri lottavano per nutrire e vestire la loro famiglia. Questi apparecchi sono importati da paesi stranieri e quindi sono contaminati. Le importazioni sono un male perché costituiscono un modo di invadere la Cambogia, non solo fisicamente ma anche culturalmente. Perciò adesso questi beni sono aboliti. Possono girare soltanto i camion, per trasferire le persone e trasportare armi che servono a mettere a tacere qualunque voce di dissenso contro l'Angkar. (p. 87)
  • Anche se dovremmo essere tutti uguali, al villaggio ci sono tre livelli di cittadini. Quelli di prima classe comprendono il capo, che ha autorità su tutto il villaggio, i suoi aiutanti e i soldati Khmer Rossi. Sono tutti vecchia gente e quadri dei Khmer Rossi. Hanno facoltà di insegnare, vigilare, giudicare e giustiziare. Prendono ogni decisione: particolari di lavoro, razioni di cibo per le famiglie, severità delle punizioni. Sono gli occhi e le orecchie dell'Angkar e hanno pieni poteri di farne rispettare la legge.
    Poi c'è la vecchia gente. Se i cittadini di prima classe sono gli insegnanti brutali dal potere assoluto, la vecchia gente sono i prepotenti che lavorano a stretto contatto con loro. Anche se non hanno il potere illimitato dei cittadini di prima classe, conducono esistenze autonome lontane dagli occhi indiscreti dei soldati. Vivono in case loro all'altro capo del villaggio separati da noi. La vecchia gente non mangia in comune né lavora con la nuova gente. Spesso però vengono nella nostra porzione di villaggio a controllare e dirci cosa fare. Molti hanno legami con i cittadini di prima classe e informano il capo delle nostre attività quotidiane.
    La nuova gente è la classe più bassa nella gerarchia del villaggio. Non hanno libertà di parola e devono obbedire alle altre classi. La nuova gente sono quelli che vivevano nelle città e sono stati costretti a trasferirsi nei villaggi. Non possono coltivare come la gente di campagna. Sono sospettati di non essere leali verso l'Angkar e devono essere costantemente tenuti d'occhio per individuare qualunque segno di ribellione. Hanno condotto un'esistenza corrotta e devono essere addestrati al lavoro produttivo. Per instillare la lealtà all'Angkar e spezzare quella che i Khmer Rossi vedono come un'etica urbana inadeguata, alla nuova gente vengono affidati i lavori più faticosi dall'alba al tramonto. (pp. 92-93)
  • Nella società agricola dei Khmer Rossi hanno valore solo i lavoratori, tutti gli altri sono sacrificabili. Così, la nuova gente deve sgobbare duro per dimostrare di valere più da viva che da morta. (p. 93)
  • Il capo insegna e spiega agli adulti la filosofia dell'Angkar mentre la nuova gente sta seduta e ascolta. Il capo enumera i successi dell'Angkar, predicando in tono reverenziale la filosofia del governo che intende costruire una società agraria perfetta in cui non esistono crimini, frodi o truffe, e dove è bandita l'influenza occidentale. L'Angkar dice che la nostra nuova società produrrà migliaia di chilogrammi di riso in eccesso nel giro di due anni. Il paese sarà artefice del proprio destino soltanto diventando autosufficiente. Il capo dice che verranno tempi duri e non ci sarà abbastanza da mangiare perché la Cambogia ha smesso di accettare la carità da parte delle nazioni straniere. Dice che se tutti lavoreremo sodo per coltivare il riso presto saremo in grado di sfamare il paese. (p. 97)
  • Anche se l'Angkar dice che nella Kampuchea Democratica siamo tutti uguali, noi non lo siamo. Viviamo e siamo trattati come schiavi. Per il nostro orto l'Angkar fornisce i semi e possiamo piantare qualunque cosa, ma tutto quello che cresce non appartiene a noi bensì alla comunità. La vecchia gente mangia frutta e verdura coltivate negli orti comuni, ma la nuova gente viene punita se fa lo stesso. Nella stagione del raccolto il prodotto dei campi viene dato al capo villaggio, che poi lo distribuisce alle cinquanta famiglie. Come sempre, indipendentemente dall'abbondanza del raccolto, per la nuova gente non c'è mai cibo a sufficienza. Rubare da mangiare è considerato un crimine odioso e il colpevole, se preso, rischia di vedersi tagliare le dita sulla piazza pubblica oppure viene costretto a coltivare un orto vicino a un campo minato. I Khmer Rossi hanno piazzato le mine per proteggere le province sottratte all'esercito di Lon Nol durante la rivoluzione. Dal momento che i soldati hanno messo tantissime mine e non hanno tracciato mappe della loro ubicazione, adesso molte persone rimangono ferite o uccise attraversando una di queste zone. Le persone che lavorano lì non ritornano al villaggio. Se uno calpesta una mina e perde le braccia o le gambe, non ha più nessun valore per l'Angkar e i soldati lo uccidono per finire il lavoro. Nella nuova società agricola incontaminata non c'è posto per i disabili. (p. 99)
  • Dopo aver distrutto i templi, i soldati hanno setacciato il paese dando la caccia ai monaci e costringendoli a convertirsi all'Angkar. Quelli che si sono rifiutati sono stati uccisi o mandati a lavorare nei campi minati. Per sfuggire allo sterminio molti di loro si sono fatti crescere i capelli e si sono nascosti nella giungla. Altri si sono uccisi in suicidi di massa. Anche se questi monaci si sono presi cura dei templi, adesso gli edifici sono di nuovo lasciati alla giungla. Mi chiedo dove vadano gli dèi ora che le loro case sono state distrutte. (p. 101)
  • Per combattere la morte, la nuova gente lavora sodo piantando riso e ortaggi. Eppure sembra che più cose coltiviamo, meno cibo ci viene dato. Più lavoriamo, più ci facciamo magri e affamati. Ma continuiamo comunque a coltivare e a mietere, e i camion arrivano a prendere il raccolto per continuare la guerra. (p. 111)
  • [Su Pol Pot] Ultimamente la vecchia gente al villaggio sussurra quel nome come se fosse un potente incantesimo. Nessuno sa da dove venga, chi sia o che aspetto abbia. Alcuni dicono che forse è il leader dell'Angkar, mentre altri obiettano che la dirigenza dell'Angkar è costituita da un ampio gruppo di persone. (p. 113)
  • Non me ne importa niente di perché o come l'Angkar pianifichi di restaurare la Cambogia. L'unica cosa che conosco sono i continui crampi allo stomaco per la fame. (p. 114)
  • Quando sto troppo male per continuare a lavorare nell'orto non ho niente da fare, così mi ritrovo a guardare gli abitanti del villaggio che portano via i cadaveri. Li vedo scavare una fossa sotto la capanna della famiglia morta e faccio una smorfia quando ci spingono dentro i corpi. Le famiglie vengono seppellite insieme in un'unica tomba. Un tempo quelle scene mi terrorizzavano, ma ormai le ho viste ripetersi talmente tante volte che non provo più niente. (p. 123)
  • I vermi si nutrono delle cose morte che stanno nel terreno. Per me mangiarli equivarrebbe a mangiare cadaveri umani. Cerco di visualizzare una ciotola pulita piena di lombrichi, ma l'immagine si trasforma in un brulicare di migliaia di vermi che strisciano contorcendosi sui corpi decomposti dei morti che seppelliamo. (p. 127)
  • Tra i numerosi crimini che esistono nella società dei Khmer Rossi, il baratro in cambio di cibo è considerato tradimento. Se viene scoperto, il colpevole viene frustato e costretto a fare i nomi delle persone coinvolte. I Khmer Rossi sono convinti che un individuo non dovrebbe avere ciò che il resto del paese non ha. Quando una persona si procura di nascosto più cibo degli altri si crea una distribuzione ineguale nella comunità. Dato che si suppone che siamo tutti uguali, se uno muore di fame allora tutti devono seguire la sua sorte. (p. 127)
  • Molti dicono che Pol Pot è il leader dell'Angkar ma nessuno sa chi sia quest'uomo. Si mormora che sia un soldato, che sia geniale e che sia il padre della nazione. Dicono anche che è grasso.
    Dicono che ha mantenuto segreta la propria identità per proteggersi dai sicari. Dicono che ci ha liberati dal giogo straniero e ci ha dato l'indipendenza. Dicono che Pol Pot ci fa lavorare duramente perché vuole purificare il nostro spirito e aiutarci ad andare oltre il nostro potenziale come agricoltori. Dicono che ha la faccia rotonda, le labbra piene e gli occhi gentili. Mi chiedo se quegli occhi gentili riescono a vederci morire di fame. (p. 128)
  • L'Angkar odia chiunque non sia un khmer puro e vuole liberare la Kampuchea Democratica da tutte le altre razze, ritenute fonte di malvagità, corruzione e avvelenamento, in modo che le persone di pura discendenza khmer possano riprendere il potere. Non so cosa significhi "pulizia etnica". So solo che per proteggermi spesso devo sfregarmi addosso terra e carbone per sembrare scura di pelle come la vecchia gente. (p. 133)
  • Non so che aspetto abbia, ma se è il leader dell'Angkar allora è il responsabile di tutta la nostra infelicità. Lo odio perché sta distruggendo la mia famiglia. L'odio che provo è così intenso che sembra una cosa viva. Striscia e si agita nel mio stomaco, diventando sempre più grosso. Odio gli dèi per non averci riportato Pa. Sono una bambina di neanche sette anni ma voglio uccidere Pol Pot. Non lo conosco, eppure sono sicura che sia il verme più grasso e viscido che esiste sulla faccia della terra. Sono convinta che dentro di lui viva un mostro. Morirà di una morte lenta e atroce, e prego di potervi giocare un ruolo. Detesto Pol Pot per avermi instillato un odio tanto profondo. L'odio mi dà potere e mi spaventa, perché con questo sentimento nel cuore non ho spazio per la tristezza. La tristezza mi fa venir voglia di morire dentro. La tristezza mi fa venir voglia di uccidermi per sfuggire alla disperazione della mia vita. La rabbia mi fa venir voglia di sopravvivere in modo da poter uccidere. Alimento la rabbia con immagini sanguinose del corpo assassinato di Pol Pot che viene trascinato nella polvere. (p. 154)

Bibliografia

[modifica]
  • Loung Ung, Per primo hanno ucciso mio padre, traduzione di Sara Puggioni, Edizione Piemme, 2017. ISBN 978-88-566-5848-4

Voci correlate

[modifica]

Altri progetti

[modifica]